Il 23 agosto del 2007 muore a Roma Bruno Trentin, giovane partigiano protagonista della stagione fondativa della democrazia italiana, dirigente sindacale ed esponente di primo piano della sinistra italiana. Un uomo capace di guardare con lucidità e onestà alle vicende del nostro Paese, mai come nel suo caso largamente inteso, e di una politica che a stento oggi cerca il filo di un avvenire incerto. Ricordarlo a dieci anni dalla scomparsa, per la Cgil, non è soltanto un atto dovuto verso un dirigente che ha passato la sua intera vita all’interno dell’organizzazione, ma un’occasione di riflessione su se stessa, sulle proprie radici, sul proprio futuro.

La mostra “Bruno Trentin, dieci anni dopo” (che sarà inaugurata oggi, 15 settembre, alle ore 20, presso il chiostro dell’ex Convento Teatini, alla presenza del segretario generale Susanna Camusso), fortemente voluta dalla Cgil nazionale, che l’ha realizzata assieme al suo Archivio storico, rappresenta una biografia per documenti e immagini che di fatto narrano il Novecento italiano: la Francia dell’esilio, Padova città universitaria in cui attivare la Resistenza, la Milano partigiana, la Mirafiori dominata dalla Fiat e poi bloccata dagli scioperi.

Dall’infanzia in terra di Francia alle lotte operaie dell’Autunno caldo, fino allo scontro col governo Amato nel 1992 sull’abolizione della scala mobile, si dipana il racconto di sessant’anni di vita italiana passata tra le fabbriche e le scrivanie. Otto i focus principali, declinati attraverso 20 pannelli 200x100 cm e un volume 24x28 cm in carta patinata opaca: il rientro in Italia e la Resistenza, gli anni della formazione, l’Ufficio studi della Cgil, la segreteria generale Fiom, gli anni in Cgil nazionale e la segreteria generale, il Parlamento europeo, l’addio.

Nato nel 1926 in Francia, partigiano, azionista, passato successivamente nelle file comuniste e dottore in giurisprudenza, Trentin entra giovanissimo, chiamato da Vittorio Foa, nell’Ufficio studi confederale. Qui conosce Di Vittorio, di cui apprezza sia la dimensione umana (l’autenticità, la curiosità, l’onestà, la disponibilità all’autocritica), sia la statura politica e l’idea originale del sindacato come soggetto politico autonomo e plurale, espressione della volontà delle masse più povere e diseredate di liberarsi da ogni forma di sfruttamento.

La sua morte, nel 1957, segna profondamente il giovane Trentin, che in proposito scriverà alla sorella Franca: “… La morte di Di Vittorio ha rappresentato naturalmente il maggiore elemento di sconvolgimento. Ero a Napoli, di ritorno da Palermo, quando si è diffusa la notizia. E puoi immaginare quanto mi abbia colpito. Tuttora non ho ancora completamente eliminato la sensazione d’angoscia e di dolore che mi ha provocato. Dio sa quanto conoscessi i suoi limiti e le sue debolezze e quante volte mi sia ribellato a certe ristrette manifestazioni della sua mentalità di contadino meridionale. Ma sento sempre di più quello che quest’uomo ha rappresentato per me, nella mia formazione di uomo politico e – retorica a parte – semplicemente di uomo”.

La lettura della missiva ci restituisce un Trentin sotto certi aspetti inedito, raccontandoci – come molti dei documenti selezionati per la mostra – di un uomo riservato, a volte schivo, forse scostante, ma dall’immensa personalità e carica umana. Dopo una breve esperienza nella segreteria confederale, Trentin costruisce la sua immagine di leader sindacale di successo con la lunga e autorevole direzione della Fiom, protrattasi dal 1962 al 1977, anno in cui entra di nuovo nella segreteria Cgil. Sulla spinta delle lotte studentesche e operaie del biennio 1968-1969 il suo impegno è principalmente volto ad affermare l’esperienza del sindacato dei consigli fino alla costituzione nel 1972 della Federazione dei lavoratori metalmeccanici.

Nel 1988 l’elezione a segretario generale della Cgil, “quella Cgil che conosco bene – dirà nel giugno 1994 alla Conferenza programmatica di Chianciano lasciandone la guida – e di cui lascio la direzione con un sentimento di infinita riconoscenza … un sindacato di donne e di uomini che si interroga sempre sulle proprie scelte e anche sui propri errori, che cerca di apprendere dagli altri per trovare tutte le energie che gli consentano di decidere, di agire, ma anche di continuare a rinnovarsi, di dimostrare con i fatti la sua capacità di cambiare e di aprirsi a tutte le esperienze vitali e a tutti i fenomeni di democrazia che covano ora e che covano sempre nel mondo dei lavoratori …. Credo di poter dire, se me lo permettete, che provo in questo momento, come militante della Cgil, un sentimento confuso di riconoscenza, ma anche di fierezza: di riconoscenza per tutto quello che mi hanno dato questa organizzazione, le persone che ho potuto conoscere, scoprire, stimare, apprendendo molto da loro; riconoscenza anche per le prove dure che, come molti di voi, ho dovuto affrontare, per gli insegnamenti che ne ho ricevuto e perché mai esse sono state vissute in totale solitudine …”.

Scorrendo le pagine di questo prezioso volume – scrive Susanna Camusso nella prefazione al catalogo che accompagna l’esposizione – chiunque abbia avuto il privilegio di conoscere Bruno Trentin o abbia avuto con lui anche solo un’affinità ideale o politica, non può che sentirsi inorgoglito. Bruno è stato un uomo, prima ancora che un sindacalista, un intellettuale o un politico, che ha attraversato il Novecento da protagonista, consigliando, interloquendo, a volte scontrandosi con quasi la totalità di coloro che hanno costruito l’Italia e l’Europa dal dopoguerra a oggi, ricevendone sempre amicizia e stima. Questa sua dimensione umana, complessa e riservata, che raramente lasciava intravvedere nella sua attività quotidiana, traspare con forza nei documenti e nelle testimonianze fotografiche”.

Attraverso le immagini della mostra, l’Archivio storico Cgil nazionale entra a far parte di Google Arts & Culture (https://www.google.com/culturalinstitute/beta/partner/cgil-archivio), piattaforma tecnologica sviluppata da Google – disponibile sul web da laptop e dispositivi mobili, o tramite l’app per iOS e Android – per permettere agli utenti di esplorare le opere d’arte, i manufatti e molto altro di oltre 1.000 musei, archivi e organizzazioni che hanno lavorato con il Google Cultural Institute per trasferire in rete le loro collezioni e le loro storie.

Ilaria Romeo è responsabile Archivio storico Cgil nazionale

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