L'ok dell'Ema al vaccino AstraZeneca e la ripresa del piano vaccinale dominano le prime pagine dei quotidiani di oggi. Il Corriere della sera apre con: “AstraZeneca, da oggi si riprende”, la Repubblica sceglie: “Vaccini, corsa contro il tempo”, la Stampa apre con: “AstraZeneca e sicuro, si riparte”. Il Manifesto sceglie “Ritorno di Fiala”, mentre il Fatto quotidiano opta per “Giorgetti e Salvini divisi sui vaccini”. Aperture diverse invece per il Messaggero: “Seconde case, stretta Regioni”; e il Sole24Ore: “Decreto sostegni, l'assegno coprirà al massimo il 5% delle perdite annue”.

Interviste
Sul Sole24Ore a pagina 12 Romano Beda intervista il vicepresidente della commissione Ue Maron Sefcovic sulla Brexit. “Abbiamo firmato gli accordi, convinti che ci sarebbe stata reciproca fiducia e comprensione e che Londra avrebbe effettuato i controlli sulle merci in arrivo dalla Gran Bretagna sull'isola d'Irlanda” dice, e ancora: “Abbiamo bisogno di segnali chiari che il Regno Unito rispetterà i suoi obblighi ed effettuerà i controlli previsti dall'intesa. Il Regno Unito aveva ritenuto a suo tempo i periodi di grazia (nell'introduzione dei controlli, ndr) totalmente sufficienti. Capiamo che ci possano essere dei problemi nell'adattamento delle diverse catene produttive. Ma al tempo stesso è difficile gestire il rapporto con un governo che esorta attivamente le aziende a non seguire le regole”.

La Stampa, a pagina 17, intervista invece l'ex consigliere di Obama Charles Kupchan sulla crisi Usa-Russia, con Paolo Mastrolilli: “Le relazioni tra Washington, Mosca e Pechino sono un lavoro in corso. La frase operativa è 'camminare e masticare la gomma'. Biden da una parte segue la linea dura, perché entrambi minacciano Usa e alleati, e quindi risponde in maniera appropriata. Dall'altra però abbiamo interessi comuni, come il controllo degli armamenti, la sicurezza europea, il Mediterraneo, e con la Cina la Corea del Nord, il clima, il dossier cyber. Stiamo vedendo un posizionamento, non la svolta”.

Sul Mattino, a pagina 5, c'è invece un'intervista a Marco Cossolo, presidente nazionale di Federfarma a firma di Gigi Di Fiore. “Come è logico abbiamo già in corso contatti con il Ministero, ma ogni valutazione sul protocollo da applicare è rinviata à dopo il decreto- si legge -. Il vostro intervento può rendere più rapida la campagna di vaccinazione? Sicuramente. Il problema non sono i vaccini, ma il numero dei vaccinatori disponibili. Credo che la carenza del prodotto verrà sanata entro aprile. L'industria farmaceutica regolerà la sua attività produttiva e i vaccini arriveranno. Poi, ci sarà bisogno di più vaccinatori e più luoghi di vaccinazione per aumentare il numero delle dosi inoculate”.

Sul Corriere della sera, a pagina 13 appare poi un'intervista a Stefano Fassina sull'ipotesi di condono fiscale di Giuseppe Alberto Falci. “Onorevole Stefano Fassina (Leu), se passasse la linea della cancellazione totale delle cartelle? - si legge - La norma non è stata ancora definita. Sono fiducioso che il presidente Draghi sappia trovare un punto di sintesi che non contraddica í principi di equità. Dentro la maggioranza si registrano tensioni... Il clima nell'incontro con il Ministro Franco è stato molto costruttivo. Quali cartelle saranno stralciate? Se si tratta di liberare il magazzino dell'Agenzia delle entrate dalle cartelle più vecchie i contribuenti avranno poco sollievo perché ci troveremo davanti a debiti difficilmente recuperabili”.

La Repubblica a pagina 3, pubblica un'intervista a Ursula Von der Leyen di Alberto D'Argenio. “La presidente della Commissione europea risponde alle critiche sulla lentezza delle consegne spiegando ad un gruppo ristretto di media internazionali a Bruxelles, tra i quali Repubblica – si legge -, che manterrà la promessa di vaccinare il 70% degli adulti entro l'estate e che senza i contratti Ue oggi ci troveremmo in una situazione 'devastante' per l'Unione. Inoltre la numero uno dell'Eurogoverno non chiude a Sputnik ma - afferma - fino a quando abbiamo negoziato i contratti, eravamo 450 milioni di europei. Nessun Paese da solo avrebbe avuto un portafoglio di dosi tanto vasto ma i russi 'non hanno dato prove sulla sua capacità produttiva'”.

Editoriali e commenti
Sul Sole24Ore, a pagina 11, Lina Palmerini scrive dell'azione del governo Draghi. “Il premier sa che è quello che gli italiani si aspettano da lui, molto più che da un politico – si legge -. Sa, insomma, che l'asticella è fissata in alto e sa pure che in poco più di un mese ha già preso qualche ritardo. La frenata della campagna anche a causa della sospensione del vaccino anglosvedese, per esempio, ha messo un po' di sabbia nel motore e adesso c'è da recuperare quello che si è perso nel giorni scorsi non solo in termini di quantità di persone da vaccinare ma pure di fiducia da ristabilire. E poi c'è pure un altro ritardo, quello sul Dl Sostegno che è stato rinviato ma che oggi vede il varo in Consiglio dei ministri. Anche qui il passato - o la realtà - non si cancella. Per esempio, vedere che ieri alla riunione di maggioranza sul Decreto c'erano ben 46 esponenti politici, è qualcosa che ha riportato indietro nel tempo”.

Il fondo del Messaggero è invece affidato a Paolo Balduzzi, che si occupa del Patto di stabilità. “ Il Patto di stabilità e crescita è un complesso di cosiddette 'regole fiscali', approvate dai paesi membri dell'Unione – scrive -. La finalità di queste regole è di garantire la stabilità monetaria dell'Unione stessa e di promuoverne la crescita economica. Per fare ciò, si è sempre ritenuto corretto tenere sotto controllo le finanze pubbliche dei singoli Paesi, attraverso, appunto, le regole contenute nel Patto. Non si tratta di norme immutabili, anzi: il Patto è in vigore dal 1997, data di creazione dell'Unione monetaria, e dalla primavera 2020 è temporaneamente sospeso a causa delle emergenze economiche provocate dalla pandemia. In questi 25 anni di vita, interventi di modifica non sono certo mancati. Quel Patto da cambiare un'occasione di rinascita”.

Domani, a pagina 11, ospita un'analisi sul lavoro pubblico di Fabrizio Barca e Carlo Mochi Sismondi. “Sono premiati più i diligenti che gli innovatori, più i divoratori di testi stampati ad hoc che le ampie e vaste culture e le ricche esperienze di vita – si legge -, più la tenacia dell'esercizio nei test che la capacità di analisi dei dati e del contesto o quella di progettazione e pianificazione nell'uso delle risorse. E allora? Due sono le possibili risposte. Scantonare dal problema, aggirandolo "all'italiana" con strade straordinarie, norme in deroga, veloci e temporanee assunzioni extra-concorsuali. Oppure, percorrere velocemente e bene le strade ordinarie, ma in modo nuova Perché svolgere concorsi efficaci, in grado di scegliere i migliori e farlo in poco tempo, anche in meno di tre mesi, è possibile. Basta copiare dai migliori. Copiamo i migliori L'ha fatto il comune di Milano che ha selezionato una tornata di dirigenti attraverso prove selettive basate sulla simulazione di situazioni problematiche. L'ha fatto la città metropolitana di Bologna che ha svolto concorsi in 68 giorni curando al massimo la definizione iniziale dei profili richiesti. L'ha fatto la regione Lazio che ha chiesto, per definire i profili necessari per i servizi dell'impiego, la collaborazione delle università, della Confindustria, delle forze sociali L'ha fatto la regione Emilia-Romagna che, anche per scegliere profili tradizionali, come quelli amministrativi, ha scelto prove basate su problemi e non nozioni”.

Lavoro, welfare, sindacato
Claudio Tucci sul Sole24Ore a pagina 2 analizza l'impatto del virus sul mondo del lavoro italiano. “A dicembre 2020 il saldo annualizzato, vale a dire la differenza tra assunzioni e cessazioni negli ultimi 12 mesi - si legge - , è negativo di quasi 660mi1a unità, 659.808 rapporti di lavoro in meno per l'esattezza, la gran fetta dei quali, -492.481, sono contratti a termine, scaduti e non rinnovati (-148.933 sono i rapporti in somministrazione in meno nel 2020, mentre 259.160 sono i contratti a tempo indeterminato in più, salvaguardati soprattutto dal blocco dei licenziamenti). Lo stop agli atti di recesso datoriale, che nel decreto Sostegni si proroga nuovamente, ha prodotto i suoi effetti: i licenziamenti di tipo economico si sono praticamente dimezzati”.

Sulla stessa pagina Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci si occupano invece delle deroghe prorogate fino a fine anno ai contratti a termine. “Nuova deroga al decreto Dignità per rendere più semplice la proroga e il rinnovo dei contratti a termine- si legge - : lo stop alle rigide causali legali previste dal dl 87, in scadenza il 31 marzo, andrà avanti fino alla fine dell'anno, con l'obiettivo anche di spingere le assunzioni stagionali nei prossimi mesi estivi, quando si spera che il virus morderà meno. La novità è contenuta nella bozza del Dl Sostegni attesa oggi in consiglio dei ministri; dopo un lungo braccio di ferro all'interno delle forze di governo sembra aver prevalso la linea di chi spingeva per una proroga della deroga al decreto Dignità fino alla fine dell'anno”.

Sul Corriere della sera, a pagina 32, Andrea Ducci scrive di crisi aziendali. “Il fronte sindacale è sempre più irrequieto - si legge - . Due giorni fa I leader di Cgil, Cisl e Uil hanno sollecitato al premier Draghi un confronto di merito su piano vaccini, dl Sostegni, Recovery plan e crisi industriali. Ieri è stata la volta di una nota congiunta dei segretari generali di Fim Cisl, Flom Cgll e Uflm Uil, per annunciare che, in assenza di una chiamata dal governo, i sindacati metalmeccanici si autoconvocheranno al ministero dello Sviluppo economico venerdì 26 marzo. I sindacati incalzano da giorni per affrontare coni ministri Giorgetti (Sviluppo economico) e Orlando (Lavoro) i dossier su vertenze e crisi aziendali”.

Un reportage di Brunella Giovara, su Repubblica a pagina 13, ci porta in Emilia, nel distretto del packaging. “Il distretto lo chiamano valley - scrive -, così gli stranieri capiscono subito. Food Valley, Data Valley, e Motor, Fashion, Wellness... Per la precisione, siamo nella valle del packaging, una volta solo montagne verdi sopra Bologna. Per arrivarci tocca salire dietro i tir che prendono i tornanti da Sasso Marconi verso Pianoro, e il tir con rimorchio è un segno di benessere ritrovato. Se girano loro, gira l'economia, infatti la Al ha perso da un po' il segno della disperazione: intorno a Bologna è tornata la colonna fissa di mezzi pesanti che vanno verso il Brennero, il Veneto, l'Adriatico. Prima, da queste parti si vedevano solo le cisterne della raccolta latte, e i tir azzurri di Amazon Prime. Oggi, gli autogrill sono pieni di camion che dormono, al tramonto gli autisti fanno il barbecue sull'asfalto, e tutto va bene. Ma va bene davvero?”

Il Manifesto, a pagina 5, dà notizia dello sciopero Amazon con Massimo Franchi. “Il primo sciopero al mondo dell'intera filiera Amazon di lunedì 22 marzo è certamente un'incognita - si legge - . I segnali che vengono da tutta la penisola sono però incoraggianti per i sindacati confederali che hanno azzardato una scelta radicale e inaspettata per chiedere turni e orari sostenibili. Lo sforzo di Cgil, Cisl e Uil è notevole e punta ad unire sia i lavoratori diretti di Amazon Logistica dei magazzini e delle station che i driver che ci portano i pacchi a casa Dopo la proclamazione dello sciopero giovedì scorso da parte di Fit Cisl, Filt Cgil e Uilt, sono arrivate le adesioni delle federazioni dei precari e somministrati - Felsa Cisl, Nidil Cgil e Uiltemp - che rappresentano i 9 mila lavoratori interinali della logistica, spesso in proporzione paritaria con i tempi indeterminati in molti magazzini. Poi è arrivata l'adesione dei lavoratori di Castel San Giovanni, il primo magazzino Amazon in Italia alla periferia di Piacenza a cui si applica il contratto del commercio - l'adesione è infatti di Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs - e non quello della logistica che fa capo ai trasporti. In tutto sono dunque oltre 40 mila i lavoratori che lunedì sono chiamati allo sciopero”.

Il Fatto quotidiano a pagina 7 si occupa infine del dl Sostegni: “Ristori – si legge -. È la parte più corposa del decreto. Alle imprese che hanno subito perdite di almeno il 30% di fatturato e giro di affari fino a 10 milioni a causa delle chiusure imposte, andranno da un minimo di 1.000 euro a un massimo di 150.000 euro (in media circa 3.700 euro per attività) senza più l'indicazione dei codici Ateco. Il calcolo dell'indennizzo sarà basato sulla media mensile delle perdite tra tutto il 2020 e tutto il 2019, non su due mensilità”.

Collettiva oggi apre con la Giornata mondiale di azione per il clima promossa da Fridays for future, un'intervento sulla sostenibilità d Tina Balì e Andrea Coinu e il rapporto annuale sull'acqua potabile di Unicef e Oms.

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