Il 19 marzo è la prima giornata mondiale di azione per il clima del 2021. Gli attivisti e le attiviste di Fridays for Future, il movimento globale fondato da Greta Thunberg, l’hanno organizzata per riaccendere l’attenzione sulla crisi ambientale, chiedere misure immediate e concrete, in linea con la scienza e il principio di giustizia climatica, proporre nuove idee. “Basta false promesse” è lo slogan della mobilitazione che si svolge nelle piazze reali e virtuali, e il riferimento è chiaro. Gli obiettivi di riduzione delle emissioni da raggiungere tra 20 o 30 anni sono davvero poco ambiziosi, ciò che viene promesso in un futuro lontano non è sufficiente. Mentre il futuro è già arrivato, le opportunità sono adesso e si chiamano fondi del Next Generation Eu, che vanno investiti in politiche per azzerare le emissioni di gas serra.

“La lotta ai cambiamenti climatici non può prescindere dalla lotta per la giustizia sociale e l’occupazione – affermano in una nota unitaria la vicesegretaria generale della Cgil Gianna Fracassi e i segretari confederali di Cisl e Uil Angelo Colombini e Tiziana Bocchi -. Per questo, come già avvenuto per i precedenti scioperi globali per il clima, sosterremo anche questa mobilitazione promossa dai Fridays for Future”.

La prima opportunità per agire in modo incisivo è quindi il Piano nazionale di ripresa e resilienza: il governo deve definire le riforme, le missioni e i progetti per raggiungere gli obiettivi di riduzione del 55 per cento delle emissioni entro il 2030 rispetto al 1990, e di neutralità climatica al 2050, destinando almeno il 37 per cento delle risorse a azioni per il clima. Le scelte fatte nel Pnrr e per l’uso dei Fondi europei saranno quindi strategiche per il nostro Paese.

“Siamo convinti che per garantire l’attuazione degli impegni climatici europei e rispettare gli accordi di Parigi di contenere l’aumento della temperatura a 1,5 gradi, occorrerà accelerare gli investimenti e accompagnare le lavoratrici e i lavoratori verso una realtà di occupazione socialmente e ambientalmente equa, in cui nessuno sia lasciato indietro – concludono Fracassi, Colombini e Bocchi -. Posizioni che abbiamo già rivendicato nella nostra piattaforma unitaria ‘Una giusta transizione per il lavoro’”.