Le prime pagine dei giornali di oggi sono dominate dal dibattito sul ritorno a scuola, in presenza o in dad. Il Corriere della sera apre con: “Piano per il ritorno in classe”; la Repubblica sceglie: “La scuola dice no al governo”; la Stampa opta per: “A settembre scuola in presenza”, mentre il Messaggero scrive: “Pass per scuola e trasporti”. Scelte diverse per Sole24Ore: “Corsa del Pil: l'Italia batte la Germania”, il Fatto quotidiano: “La giustizia di Lega e FI: salvare B. dal Ruby ter” e il Manifesto: “Non c'è pace in Vestfalia”.

Interviste
Sul Sole24Ore , a pagina 2, Jean Marie Del Bo Marco Mobili e Giovanni Parente intervistano il direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini. “Metto in ordine le mie priorità: semplificare, semplificare, semplificare – si legge -. E poi effettuare una seria operazione di riordino, raccogliendo tutta la normativa in Testi unici. Il nostro sistema è ancora una giungla in cui l'evasore riesce facilmente a nascondersi e l'onesto rischia di smarrirsi. Bisognerebbe inoltre rivedere le tax expenditures e riorganizzare la giustizia tributaria. Per garantire più efficienza e più chiarezza anche per i contribuenti occorrono norme comprensibili, ma soprattutto facilmente attuabili anche in programmi informatici: l'Amministrazione finanziaria potrebbe così concentrare l'attività di controllo sul contrasto delle reali condotte evasive. Per restare in tema di riforme, quali dovrebbero essere le tre azioni irrinunciabili per rimettere in moto la macchina della riscossione? Nel corso di vent'anni si sono accumulati in magazzino oltre mille miliardi non riscossi tra entrate erariali, contributi previdenziali e tributi locali: una cifra con cui si potrebbe ridurre la pressione fiscale e finanziare una miriade di interventi pubblici. È quindi evidente che ci sono ampi margini di miglioramento. Anche in quest'ambito, un'opera di accorpamento, sfoltimento e revisione delle norme porterebbe significativi vantaggi. A cominciare dalla necessità di razionalizzare la farraginosità di alcuni istituti, come la rateizzazione”.

Daniele Manca del Corriere della sera, a pagina 9, pone invece delle domande al ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, che dice: “Ogni scelta che riguarda l'energia, che è il motore dello sviluppo dei Paesi in termini di lavoro e crescita, richiede un livello di decisioni politiche che un G20 dei ministri non poteva prendere. E che solo un G20 politico dei capi di governo ora potrà adottare. Il nostro compito era far capire che i Paesi più sviluppati sono pronti ad aiutare quelli più svantaggiati con la conferma dell'impegno nel fondo dedicato da moo miliardi. E che la strada è ormai segnata. È una questione di soldi? Anche. Soprattutto di riuscire a portarsi dietro gli altri mio o 14o Paesi, in alcuni dei quali non si dispone di acqua potabile e dove la maggioranza dei cittadini ha un'ora di elettricità al giorno. La transizione non deve lasciare indietro nessuno, deve essere giusta». Ma anche per noi, per la nostra industria, gli impegni producono danni. Ci sono già stati i primi licenziamenti nel settore dell'automotive... Una transizione giusta non può danneggiare i lavoratori e le imprese. Facile a dirsi, ma come si fa? Capendo che è una transizione che durerà dieci anni, come dice John Kerry. E che è più complessa di quanto ci immaginiamo. Una transizione ecologica ha a che fare con la demografia, l'economia, l'agricoltura, l'energia, la mobilità. Molti dicono che così facendo si produrranno centinaia di migliaia di posti di lavoro”.

La Stampa a pagina 9, con Luca Monticelli, intervista invece Gian Carlo Blangiardo, presidente Istat. “La crisi innescata dalla pandemia – dice - ha colpito in modo asimmetrico: hanno sofferto di più i giovani, le donne, chi era occupato nel settore dei servizi cui sono state imposte le chiusure anti-contagio. In una prima fase, la perdita di occupazione ha interessato principalmente i dipendenti a termine e gli indipendenti, e solo in un secondo momento ha coinvolto i lavoratori a tempo indeterminato. Da inizio anno il quadro è in progressiva ripresa: tra febbraio e maggio il numero di occupati è cresciuto e ha raggiunto i 22 milioni 427mi1a (+0,8% su gennaio 2021), un livello comunque inferiore di 735mi1a unità (-3,2%) rispetto a quello pre-pandemia e prossimo ai livelli rilevati a metà 2015. La crescita ha riguardato in special modo i 15-34enni, trai quali gli occupati sono aumentati di 199mi1a unità, beneficiando anche della veloce risalita del lavoro a termine”.

Editoriali e commenti
Sul Sole24Ore a pagina 5, Adriana Castagnoli scrive di economia e vaccini: “Quasi tutte le economie avanzate, anche secondo la Banca mondiale, torneranno a redditi pro-capite pre-pandemici nel 2022. Ma questa rapido risanamento non si verificherà per le decine di paesi più poveri dove si concentra circa metà della popolazione che vive con meno di 1,9 dollari al giorno. Il danno per loro sarà duraturo: ancora nel 2030 si prevede che uno su quattro dei loro abitanti vivrà sotto la linea di povertà internazionale. In pratica, il Covid-19 ha colpito innanzitutto persone e luoghi che non avevano i mezzi per affrontarlo. L'accesso ai vaccini, con il virus che corre, emerge come la principale linea di faglia lungo cui fluisce la ripresa mondiale. La divisione del mondo fra "sommersi e salvati" è comunque precaria. Persino il ricco Giappone ha vaccinato meno del 15% della sua popolazione. Mentre l'Europa cerca di correre sui vaccini ma i suoi mezzi finanziari di stimolo fiscale sono assai più modesti di quelli approntati dall'amministrazione americana. Il Fmi mette in guardia sulla lentezza della diffusione vaccinale che potrebbe permettere al virus di mutare ulteriormente. In un'economia globale interdipendente la ripresa non è assicurata fino a quando il virus può circolare”.

Sul Corriere della sera, a pagina 13, Filippo Grandi commissario delle Nazioni unite per i rifugiati scrive: “Ormai è quasi impossibile trovare un luogo al mondo che, negli ultimi settant'anni, non abbia dovuto far fronte ad almeno una crisi di rifugiati. Alla fine dell'anno scorso, il numero di persone strappate alle proprie case, rifugiati nel senso proprio del termine o 'sfollati' nei propri paesi, è arrivato a 82,4 milioni, una cifra che è più che raddoppiata nell'arco dell'ultimo decennio. Le cause e le dinamiche degli esodi sono in costante mutamento, ma l'applicazione della Convenzione sui rifugiati si è evoluta anch'essa, riflettendo questi cambiamenti. Moderna incarnazione del principio di asilo, negli ultimi 70 anni inoltre la Convenzione è stata integrata da numerosi altri strumenti legali molto importanti, intesi rafforzare i diritti di donne, bambini, persone disabili, membri della comunità Lgbtiq+ e molti altri. Alcuni governi, talvolta subendo e altre volte purtroppo incoraggiando la spinta di un populismo gretto e spesso disinformato, hanno tentato di respingere i principi che stanno alla base della Convenzione. Ma il problema non risiede certamente negli ideali o nel linguaggio espressi dalla Convenzione quanto piuttosto nell'assicurare che gli Stati, ovunque nel mondo, riflettano i suoi contenuti nella pratica”.

Il fondo del Messaggero è affidato a Francesco Grillo, che scrive di Recovery. “Il Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza (Pnrr) e, in realtà, condizionato da tre problemi strutturali che lo rendono poco `valutabile" – si legge - . In primo luogo, il Pnrr risente della difficoltà oggettiva di concepire in pochissimo tempo - otto mesi interrotti da una crisi di governo - un progetto di trasformazione complessiva di un Paese che è grande, complicato e in declino da due decenni. Fu giusta l'aspettativa di condizionare gli investimenti alle riforme, ma in otto mesi sarebbe stato difficile ovunque capire per quale motivo negli ultimi vent'anni, quasi tutte le riforme siano fallite e cosa debba cambiare nell'approccio complessivo. In secondo luogo, produrre atti di programmazione lunghi o, anche, nuove leggi è reso, oggi, molto più difficile da una rivoluzione industriale che, sempre di più, assomiglia ad una vera e propria mutazione biologica innescata da Internet. La trasformazione implica che strumenti intellettuali concepiti per un secolo più stabile non sono più in grado di prevedere come le società complesse reagiscono a determinati stimoli (finanziari, regolamentari, comunicativi, infrastrutturali). Il fattore tecnologia modifica quella che gli economisti chiamano "equazioni della crescita" e la consapevolezza che 'navighiamo in acque non mappate' (come ha più volte avvertito Mario Draghi) dovrebbe spingerci ad un metodo di cambiamento fatto di piccoli esperimenti in grado di produrre la conoscenza utile per dispiegare strategie più ampie”.

Marco Revelli a pagina 21 della Stampa infine scrive: “Alle 16,30divenerdìscorso i 35 dipendenti di un outlet di fascia alta immediatamente aldilà del confine svizzero hanno ricevuto una mail dalla direzione in cui si concedevano loro 57 minuti per decidere di licenziarsi con un bonus di buonuscita. In mancanza di adesione avrebbero rischiato il licenziamento senza bonus, dal momento che 15 di loro (in gran parte frontalieri italiani) avrebbero comunque dovuto lasciare il lavoro. L'episodio - una sorta di partita a poker col buio - è avvenuto a Mendrisio, nel centro commerciale Foxtown e riguarda i due negozi Burberry. Ma ha una sua esemplarità. La Svizzera, infatti, non è un Paese del margine, un distretto industriale dell'Est europeo, non è l'Albania o la Serbia, serbatoi di manodopera a basso prezzo. È sulla cuspide dei Paesi più ricchi del mondo. In qualche modo un modello avanzato di capitalismo. Che li i rapporti di lavoro assumano la forma di 'giochi senza frontiere', con una nota di sadismo da roulette nassa, e con la tecnica da casinò a gestire il mercato del lavoro, è segnale inquietante”.

Economia, welfare, sindacato
Sul Sole24Ore , a pagina 6 Giorgio Pogliotti e Marco Rogari scrivono di pensioni: “Il significativo allargamento, con l'inserimento di nuove categorie, della platea dei lavoratori impegnati in attività faticose e usuranti ai quali garantire un'uscita agevolata facendo leva su una proroga dell'Ape sociale, magari inversione rafforzata, ma anche su eventuali bonus contributivi per alcuni settori oggi esclusi (come gli agricoli e gli edili), dovrebbe anche servire a convincere il ministero dell'Economia ad allentare un po' i cordoni della borsa, E, soprattutto, a non avere un atteggiamento troppo rigido di fronte alle ipotesi che usciranno dal tavolo con i sindacati che ieri ha fatto ripartire il ministro Andrea Orlando. Cgil, Cisl e Uil, che hanno illustrato al ministro la loro piattaforma unitaria sulle pensioni, sembrano pronte a un confronto approfondito sui "gravosi", che però giudicano insufficiente”.

Sullo stesso tema, Paolo Baroni della Stampa dà voce a Maurizio Landini. A pagina 10 si legge: “Più battaglieri i segreta ridi Cgil e Uil. 'Abbiamo chiesto esplicitamente che il governo ci dica se si può aprire o no una trattativa sulla nostra piattaforma. Abbiamo anche detto che è necessario che col mese di settembre si entri nel merito perché per quello che ci riguarda, in base alle risposte che ci verranno date noi intendiamo farne oggetto di una vera e propria mobilitazione' ha spiegato Maurizio Landini. 'Ci aspettiamo una discussione collegiale all'interno del governo, sappiamo bene che non è il ministro Orlando a decidere, ci aspettiamo che governo e partiti di coalizione diano risposte chiare' ha aggiunto Pierpaolo Bombardieri”.

Su Repubblica , a pagina 4, Ilaria Venturi si occupa di scuola: “Non basta dire vaccini: e gli spazi, i trasporti, il numero ridotto di alunni per classi, il tracciamento dei contagi? E ancora tanti interrogativi aperti, uno per tutti: se c'è un contagiato tutta la classe, anche se una buona parte vaccinata, andrà in quarantena, dunque tornerà a fare lezione da casa? La scuola rimane uno dei termini sul quale non accenna a placarsi la tensione nel governo e nella maggioranza. Il suo mondo intanto si ribella, reclama regole certe per evitare la dad, non si accontenta delle intenzioni, esige fatti sul 'ritorno in presenza' più volte assicurato dal ministro. Non ci sono dubbi sulla necessità del ritorno tra i banchi. Solo che ad oggi la sensazione di professori, presidi e genitori - che manifesteranno il 20 settembre con il comitato Priorità alla scuola - è di essere ancora su una barca in balla del virus e delle sue varianti, nonostante i vaccini. Bianchi s'impegna e riferire all'esecutivo, non tutto è di sua competenza, e si prepara domani a presentare il piano di rientro in classe alle Regioni.”

Su Avvenire, a pagina 19, si legge di un protocollo per contrasto al caporalato a La Spezia: “A firmarlo il ministro del Lavoro, Orlando (spezzino), Cgil Cisl e Uil, Prefettura, Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure orientale, Ispettorato del lavoro, Inps, Inail, Asl 5, Confindustria La Spezia. Punti qualificanti il costante controllo dell'applicazione di trattamenti economici in linea con contratti, obblighi contributivi e assicurativi; regolare corresponsione delle retribuzioni; requisiti tecnico professionali e assicurativi delle aziende in appalto e subappalto e rispetto delle norme su sicurezza sul lavoro”.

Sul Manifesto, a pagina 7, Mario Pierro torna ad occuparsi di Gkn: “Stasera, sempre davanti ai cancelli trasformati in un'agorà pubblica, i lavoratori della Gkn incontreranno quelli dello spettacolo. Ci sarà lo scrittore Stefano Massini che interpreterà un testo, già letto al Festival Letterature di Roma ai Fori imperiali, che parla della battaglia della Gkn. Davanti a mille posti a sedere, riservati ai dipendenti e ai loro familiari oltre che ai lavoratori di altre vertenze invitati a parlare, ci sarà Piero Pelù che di recente ha ospitato sul palco di un suo concerto due operai della fabbrica di Campi Bisenzio. All'incontro-happening parteciperà l' Orchestra Multietnica di Arezzo. Ci sarà Bobo Rondelli molto altri cantanti, attori, attrici, registi che hanno raccolto l'invito di Massini a prendere posizione contro i licenziamenti, simbolo di quelli già avvenuti in questo torrido luglio e dei molti altri che potrebbero arrivare nelle prossime settimane a causa dello sblocco disposto dal governo e dell'insufficiente 'avviso comune' stabilito tra sindacati e Confindustria”.

Collettiva oggi si occupa del commissariamento dell'Anpal e lo stanziamento di ingenti risorse per l'assunzione di 11.600 operatori dei Centri per l'impiego.

L’Agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti, vedi l’Agenda di Collettiva.