Il governo Draghi ha intenzione di rivoluzionare tutto il sistema del ollocamento pubblico e dell’orientamento al lavoro. Sono stanziate ingenti risorse e si intende dare piena attuazione al grande piano di assunzione già finanziato dai precedenti governi, che porterà nei Centri per l’impiego 11.600 nuovi operatori, che si aggiungeranno agli attuali 8.000 dipendenti di oggi. 

Il piano è ambizioso ed è stato scelto di costruirlo con una revisione delle strutture attuali e del sistema di governo. La prima mossa è stata il commissariamento dell’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive, che ha come missione proprio quella di promuovere il diritto al lavoro, alla formazione, alla crescita professionale e coordina la rete dei servizi per il lavoro anche per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

L’Anpal, che ha vissuto recentemente anni difficili, deve mettere in campo iniziative a favore dei giovani e delle persone disoccupate e nello stesso tempo offrire servizi alle imprese. Ma l’autorità pubblica è stata spesso schiacciata dalle logiche di mercato e non sempre ha retto la concorrenza spietata del sistema delle agenzie private per l’impiego. D’altra parte in Italia è ancora forte il ricordo dei vecchi uffici di Collocamento e lo scambio tra domanda e offerta di lavoro si basa ancora quasi essenzialmente sul passa parola e sulle amicizie e conoscenze dirette. L’occasione per cambiare è quindi importante come spiega nel video che pubblichiamo oggi il Commissario straordinario, Raffaele Tangorra.

La svolta
Per la Cgil siamo in presenza di un’importante occasione per affermare il principio di un governo pubblico delle politiche attive, dando garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni, rafforzando la cooperazione fra i diversi livelli istituzionali coinvolti. “Dal Commissario straordinario dell’Anpal – commenta Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil con delega alle politiche del lavoro - arrivano parole importanti. La fase di cambiamento e di trasformazione del sistema produttivo e le grandi disuguaglianze presenti oggi nel mercato del lavoro pretendono investimenti importanti sulle politiche attive”. Un discorso che trae la sua importanza e centralità anche pensando al fatto che si è aperta una grande fase di trasformazione del sistema produttivo (le grandi riconversioni industriali per esempio). “Non sono certo le politiche attive che possono creare occupazione stabile e di qualità – spiega Scacchetti -, ma sono comunque decisive per accompagnare, orientare e supportare i lavoratori nella ricerca di occupazione e nella crescita delle competenze”.

Che fare?
Le prime cose da fare riguarderanno molto da vicino i Centri per l’Impiego. “Serve dare attuazione ai piani di rafforzamento, infrastrutturale e di organico, dei Centri per l’impiego già definiti – spiega ancora Tania Scacchetti – e servirà promuovere la collaborazione fra pubblico e privato fermo restando le responsabilità in capo al pubblico, individuare le priorità di intervento a partire dai soggetti più distanti dal mercato del lavoro che necessitano di una presa in carico forte e personalizzata, mettere al centro degli investimenti la formazione come diritto soggettivo sia in costanza di occupazione che nelle fasi di passaggio”. Dal punto di vista politico, per la Cgil è necessario “lavorare per garantire i livelli essenziali delle prestazioni in tutto il territorio nazionale è l’obiettivo decisivo per ridurre le disuguaglianze oggi presenti”. L’auspicio, sempre secondo la segretaria confederale della Cgil, è quello di “condividere e accompagnare questi progetti con una forte relazione con le parti sociali che con l’Anpal abbiamo già avviato e che dovrà trovare stabili momenti di confronto anche con il Ministero del lavoro e le Regioni”.

I medici di base del lavoro
Ma si dovrà fare molto anche sul piano della formazione degli operatori, soprattutto in vista della grande fase di assunzioni pubbliche che sta per aprirsi. “Per garantire il diritto uguale per tutti in tutte le zone del nostro Paese – dice Luca Meneguzzo, segretario Fisac Cgil di Anpal Servizi – dobbiamo avviare una grande fase di formazione degli operatori che non dovranno essere più assimilati ai funzionari burocratici di una volta. Servono grandi professionalità soprattutto nel front office, ovvero nel rapporto diretto con i nostri utenti che sono giovani, spesso Neet, disoccupati o lavoratori in cassa integrazione”. Le competenze nuove che servono sono tante ed è chiaro che si dovrà pensare ad una  formazione specifica per i futuri 11.600 operatori. Lo abbiamo chiesto anche al Commissario Tangorra che ci risponde nel video. Secondo Meneguzzo, che parla sulla base della sua esperienza di tanti anni in questo settore, gli operatori dei Centri per l’impiego dovranno diventare una sorta di “medici di base del lavoro”, capaci di fare le diagnosi giuste (quello che serve alla persona per uscire dalla sua crisi lavorativa) e seguire i “pazienti” nel percorso che li porterà ad altre esperienze professionali. Si tratta di guardare anche a quello che succede in altri Paesi europei dove sono cresciute professionalità pubbliche specifiche dedicate alla ricerca di lavoro e a favorire il rapporto tra domanda e offerta. Ci vorrebbe, auspica sempre Meneguzzo, una sorta di Erasmus per gli operatori delle politiche attive. Ma solo così si potrà costruire quella rete capillare che potrà rendere giustizia alle tante diseguaglianze presenti oggi nel mercato del lavoro. Le opportunità reali non si costruiscono a tavolino. Il diritto al lavoro deve essere uguale per tutti, a prescindere da dove si nasce, anche se oggi la distanza tra un giovane di Milano e uno di Scampia è enorme. Diritto e castigo. Opportunità e destino.