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Calura e solleone ancora non hanno abbandonato l’Italia mentre si annunciano temporali e nubifragi che, se porteranno sollievo a quanti patiscono le alte temperature, rischiano di compromettere il già fragile territorio del Paese. Un Governo che ha a cuore gli interessi di italiani e italiane, allora, starebbe lì a pensare come “costruire” la prossima legge di bilancio, mettendo al centro gli interventi per la messa in sicurezza del territorio e la mitigazione del cambiamento climatico, oltre che a sostenere ed estendere il welfare, la sanità e l’istruzione pubblica.
L’economia zoppica
Ad ascoltare quanto i corifei meloniani hanno raccontato da spiagge e località vacanziere, l’economia nostrana mai sarebbe andata così bene. Così non è, la smentita arriva dall’Istat che lo scorso 30 luglio comunicava: “Nel secondo trimestre del 2025 si stima che l’economia italiana sia in flessione dello 0,1% rispetto al primo trimestre dell’anno”. E, d’altra parte, anche i dati sul turismo son lì a dimostrare che italiani e italiane in vacanza poco ci sono andati e ci vanno perché, se si fa fatica ad arrivare a fine mese, difficilmente si trovano i soldi per alberghi e lidi ormai carissimi.
Non è colpa del fato
“La flessione dell’economia italiana registrata dall’Istat nel secondo trimestre è un cattivo segnale che sarebbe bene non trascurare. Anche perché i dazi devono ancora dispiegare i loro effetti su una domanda estera peraltro già in consistente diminuzione. Alle condizioni date, perfino la crescita anemica del Pil prevista dal Governo per il 2025 (+0,6%) potrebbe rivelarsi ottimistica”. Questo il commento di Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil, alla lettura dei dati dell’Istituto di statistica.
Comprare armi fa male
“Per rendersi conto fino in fondo di quanto le cose vadano male per il nostro Paese, è sufficiente – ha proseguito Ferrari - guardare a cosa succede in Spagna, la cui economia corre a un ritmo nettamente superiore +2,8%. Succede non per caso, ma - ha spiegato il dirigente sindacale - per effetto di precise scelte politiche: misure di protezione sociale finanziate tassando gli extraprofitti; tetto imposto ai prezzi dei beni energetici; una riforma del lavoro che sta riducendo significativamente la precarietà; salario minimo, tempestivamente rivalutato rispetto all’inflazione; una forte accelerazione dello sviluppo delle fonti rinnovabili. Inoltre, il presidente Sanchez ha rifiutato, unico in Europa, l’impegno a portare le spese militari al 5% del Pil, mentre è proprio di queste ore la richiesta da parte del Governo Meloni di un prestito all’Europa di 14 miliardi per finanziare la difesa”.
Che legge di bilancio sarà
Certo, la possibilità di manovra è davvero limitata: pochi ricordano infatti che il Piano strutturale di bilancio presentato dal Governo e approvato dal Parlamento segna il ritorno all’austerità. Tredici miliardi l’anno, per i prossimi sette anni, di consolidamento di bilancio significa riduzione della spesa pubblica che si tradurrà in meno risorse per la sanità, per l’istruzione e la ricerca, per le politiche sociali, per i salari e gli investimenti pubblici, per le pensioni. Se a tutto questo si somma l’ipotesi di riforma delle tasse che il Governo continua a dire di voler fare, il gioco è davvero in perdita.
Il pallino della riduzione delle tasse
È stato il vice ministro dell’Economia Maurizio Leo ad annunciarlo in un’intervista a Il Gazzettino: nella prossima manovra si metterà mano all’Irpef, all’Ires e si darà vita a una nuova rottamazione delle cartelle. Dove si troveranno le risorse per abbassare l’aliquota Irpef per i redditi fino a 60.000 euro dal 35 al 33%? E come si farà ad abbassare se non cancellare l’Ires, visto che quella è la tassa che finanzia una buona fetta del servizio sanitario nazionale? Insomma, tanto per cambiare la strada che questo Governo sembra ostinatamente perseguire è quella dei tagli e delle privatizzazioni.
Rottamazione vo cercando
Tagli e privatizzazioni, condoni e favori agi evasori. Questo l’altro tratto distintivo di Meloni e i suoi ministri. A metà luglio, purtroppo, il Parlamento ha approvato l’ennesimo “favore ai soliti noti”. È stato sempre il segretario confederale a segnalarlo: “L’ennesimo condono a favore dei soliti noti è stato approvato dalla commissione Finanze della Camera dei deputati. I termini naturalmente sono, anche questa volta, edulcorati: sanatoria, ravvedimento, concordato preventivo. La sostanza è sempre la stessa, favorire chi evade anziché indurlo a rispettare i propri doveri fiscali”.
“Doveri fiscali – ha sottolineato il dirigente sindacale - che ormai vengono rispettati in maniera rigorosa solo da lavoratori dipendenti e pensionati che, nel 2024, hanno subito un drenaggio fiscale di oltre 25 miliardi di euro. Per gli altri, ogni strumento possibile e immaginabile per consentire di continuare a violare impunemente le leggi e a sottrarre alla collettività risorse fondamentali per finanziare investimenti e servizi pubblici”.
Finanziaria senza risorse
Sempre il Governo ha annunciato che in manovra ci sarà un provvedimento a sostegno del settore moda particolarmente in sofferenza, si parla di 250 milioni di credito di imposta. E poi si narra di mille assunzioni per le forze dell’ordine e di un aumento delle spese per la difesa. E la Lega insiste per una parvenza almeno di una riforma delle pensioni. Per non parlare della necessità di stanziare fondi per i rinnovi dei contratti pubblici. Le domande che sorgono spontanee sono due: la prima dove pensano di trovare le risorse, la seconda i cittadini e le cittadine italiane, con i loro bisogni e diritti, dove sono?
Allarme e preoccupazione
Sono quelli che inquietano la pausa estiva di quanti hanno a cuore il futuro del Paese. La conclusione di Ferrari è stata netta: “Quando si discuterà di manovra di Bblancio, gli stessi fautori di questa politica spiegheranno a chi vive di reddito fisso che non ci sono risorse per sostenere il Servizio sanitario nazionale, la scuola e l’università pubbliche, le Regioni e gli enti locali. Anche perché il poco che resta va speso in armi”.
“Questa situazione – ha aggiunto il segretario confederale - è ormai diventata intollerabile e perfino pericolosa per la tenuta sociale del Paese. Con tutto quello che sta accadendo a livello geopolitico, con le difficoltà cui sta andando incontro la nostra economia, occorre invertire rotta: andare a prendere i soldi dove sono, da chi ha macinato profitti mentre la fiammata inflattiva impoveriva brutalmente milioni di persone che vivono di salario o di pensione, per garantire i fondamentali diritti di cittadinanza sanciti dalla nostra Costituzione, a partire dal diritto alla salute, all’istruzione, alla casa, alla mobilità. E per r
i lanciare - ha concluso Ferrari - politiche industriali degne di questo nome e una domanda interna che diventa fondamentale, di fronte alla guerra commerciale che rischia di esplodere”.