La Polizia municipale di Roma ha sgomberato oggi, 6 ottobre, un vasto campo nomadi abusivo nei pressi dell'Università di Tor Vergata. Quella di stanotte, però, è solo l’ultima di una lunga serie di operazioni di sgombero portate a termine da pattuglie miste polizia-esercito, che nella capitale si stanno susseguendo sempre più spesso. Iniziative che, tra l’altro, rappresentano la manifestazione più ostentata della tanto pubblicizzata “tolleranza zero” portata avanti dal ministro dell'Interno Maroni sull’intero territorio italiano, e soprattutto che avvengono in un clima sempre più teso sul fronte dell’intolleranza e del razzismo. I recenti casi di Milano, Castelvolturno, Parma e Roma, infatti, sembrano aver riportato discriminazione e fanatismo al centro dell’attenzione pubblica. Ma davvero l’Italia è diventata da un momento all’altro un paese razzista?


Stop Razzismo, il corteo a Roma il 4/10/2008 
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Dare una risposta a questo interrogativo risulta piuttosto arduo. Quello che con certezza si può affermare è invece che siamo diventati un paese più impaurito. A sostegno di questa tesi giungono oggi i primi risultati del quarto rapporto su Immigrazione e cittadinanza in Europa, curato da Demos-LaPolis-Pragma per Intesa Sanpaolo. I primi dati di questa analisi demoscopica comparativa tra i paesi della zona Ue, infatti, delineano una società italiana fortemente inquieta davanti al fenomeno dell'immigrazione. Dopo una fase di parziale riassorbimento degli anni passati, dunque, l'allarme nel nostro paese sembra essere tornato a crescere, soprattutto in riferimento al tema della criminalità. Nel quadro Europeo, così, l'Italia torna, come nel 1999, ad essere quella che il rapporto definisce la "penisola della paura", una delle maglie nere europee in fatto di tolleranza.

Secondo l’analisi, difatti, il 50% degli italiani ritiene gli immigrati una minaccia per l’ordine pubblico, molto più di quanto non credano francesi (21,6%), tedeschi (29,2%) o inglesi (36,5%), mentre oltre il 35% degli intervistati ritiene che l’immigrazione rappresenti un pericolo anche per la nostra cultura, identità e religione. La paura sul fronte della criminalità, inoltre, sembra crescere progressivamente da oltre 5 anni: si è passati da un 32,5% degli intervistati dell’ottobre 2003, fino al 50,7% attuale. Ad avere maggiormente paura, poi, sono casalinghe (57%) e lavoratori autonomi (55,5%), seguiti da operai (48,3%) e, a sorpresa, da studenti (43%), mentre per quanto riguarda la classe d’età, la paura sembra diffondersi a macchia d’olio dai più giovani ai più anziani. Insomma, non solo anziani e casalinghe: negli ultimi anni, la paura dell’immigrato sembra aver contagiato sempre più italiani, anche insospettabili.

Non deve stupire, dunque, che razzismo e xenofobia abbiano fatto decisamente irruzione nel dibattito pubblico. Negli ultimi giorni hanno parlato di immigrazione e intolleranza anche il Papa, il presidente della Repubblica, perfino quello della Camera, Gianfranco Fini e il sindaco di Roma Alemanno. Tra l’altro, è da registrare il contrasto sulla presenza o meno di un allarme razzismo in Italia tra Napolitano e Maroni, oltre alle scaramucce sulle comunità Rom tra quest’ultimo e il ministro spagnolo del lavoro e dell'immigrazione Celestino Corbacho. Anche per questo, la manifestazione antirazzista che ha richiamato in piazza migliaia di persone sabato 4 ottobre a Roma sembra essere arrivata al momento giusto. Era stata organizzata tempo fa, ma la cronaca più recente ha gettato nuova luce sul lungo corteo che ha festosamente attraversato la Capitale. Basta guardare l’elenco delle adesioni per vedere che la società civile si è mobilitata con decisione: hanno aderito associazioni di migranti, ovviamente, ma anche tanti altri, da gruppi antimafia a movimenti femministi, dall’Arcigay ai movimenti cattolici. In piazza, insomma, c’erano i “cittadini”, coloro che si oppongono alla logica dilagante di criminalizzazione degli stranieri, neri o rom che siano. L’altra faccia dell’Italia, quella che non ha paura.