Siamo al paradosso. La Conferenza unificata delle Regioni, a maggioranza di centro-destra, boccia lo schema di decreto legislativo in materia di politiche in favore delle persone anziane e non autosufficienza, attuativo della legge 23 marzo 2023, n. 33. Il decreto è stato scritto dal Governo di Centro Destra. E le ragioni della bocciatura sono analoghe a quelle espresse da Spi e Cgil a motivazioni della analoga bocciatura sindacale. La verità che tra le parole e i fatti c’è una enorme differenza e l’Esecutivo Meloni fa un gran uso delle prime a scapito delle seconde.

Perché il Decreto non va

Gli annunci di Palazzo Chigi erano chiari netti: arriveranno una pioggia di miliardi in più. Annunci smentiti dalle Regioni, oltre che dai sindacati, che nel valutare il Decreto manifestano: “preoccupazione in relazione alla possibilità di dare concreta attuazione” alla riforma per la mancanza di risorse che inficia la portata innovativa della riforma depotenziandone l’efficacia “sia nel processo di ampliamento dell’accesso ai servizi, sia nell’intensità e nella durata dei servizi offerti”. E per di più, sempre la Conferenza delle Regioni, sottolinea che le risorse previste per la copertura del provvedimento non sono affatto aggiuntive e dedicate ma prese da stanziamenti già previsti dal Pnrr sottratte al Fondo per le non autosufficienze.

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Reazioni nette

La non ratifica delle Regioni ha confermato le forti perplessità delle organizzazioni sindacali espressi appena letto il testo del Decreto varato dal Consiglio dei Ministri. “La mancata Intesa della Conferenza Unificata rappresenta una pesante bocciatura del decreto del governo, e conferma le gravi preoccupazioni espresse da noi e da più parti in questi giorni sul rischio di svuotare una buona legge per la totale mancanza di finanziamenti”. È quanto dichiarano la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi e il segretario nazionale dello Spi Cgil Stefano Cecconi.

Sindacato in ottima compagnia

Anche il Forum Disuguaglianze e Diversità, come le altre 60 organizzazioni del Patto per la non autosufficienza, esprime grande delusione di fronte al Decreto attuativo della Legge Delega (n.33/23) per la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti presentato dal Governo. Una riforma attesa da oltre due decenni da 10 milioni di persone, anziani, familiari e caregiver di professione, per i quali la legge introdotta grazie al Pnrr puntava a ridisegnare il sistema di welfare per rispondere alla loro sempre più diffusa presenza e a bisogni di cura sempre più complessi.

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Non è solo questione di soldi

“Non ci sono le risorse per rendere concrete le indicazioni normative, si cancella l’accesso universalistico ai servizi, ci si dimentica della riforma dell’assistenza domiciliare integrata, peraltro in coerenza con l’impostazione generale del governo in materia di welfare: destrutturazione dei servizi di territorio, abbandono delle politiche di prevenzione e prossimità”, ha commentato Andrea Morniroli, co-coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità. E sono ancora le Regioni a chiedere al governo, oltre a chiedere di trovare le “risorse necessarie per assicurare la completa attuazione” del decreto e a “garantire l’erogazione delle prestazioni e dei servizi a tutta la platea dei beneficiari”, ad aggiungere un giudizio critico sulla formula utilizzata dall’esecutivo per definire la persona anziana.

Chi sono i fragili?

Anche per i dirigenti sindacali, infatti: “non è solo questione di risorse, che pure sono drammaticamente assenti sia per la sanità che per il sociale, lo schema di decreto proposto dal Governo ha travisato, disatteso e persino superato in diverse parti la delega ricevuta. Si pensi - sottolineano infatti - alla clamorosa esclusione delle persone tra i 65 e i 70 anni dall’assistenza, alla debolezza delle misure per la nuova domiciliarità, cardine di una riforma che doveva assicurare alle persone di poter vivere ed essere curate a casa propria. O si pensi alla mancata riforma delle Rsa, nonostante il sistema della residenzialità abbia mostrato tutti i suoi limiti più drammatici durante la pandemia”.

Tornare sulla via giusta

Lo spirito della Legge 33 del 2023, definita in realtà dal Governo Draghi che si era impegnato ad emanarla come riforma del Pnrr, è assai diverso dal contenuto del Decreto che dovrebbe darvi gambe. E cosa servirebbe per tornare sulla via giusta Barbaresi e Cecconi l’hanno ben chiara: “Ci vorrebbe ora un serio ripensamento del governo a partire dalla disponibilità al confronto e a costruire un percorso che accompagni l’attuazione della riforma e soprattutto, con coerenza, vanno garantire le risorse necessarie a rispondere ai bisogni e ai diritti di milioni di persone anziane e delle loro famiglie. Un governo troppo concentrato sul terzo mandato e disattento sugli anziani. Con gli annunci, le promesse e propaganda non si risolvono i problemi”. E serve un piano di assunzioni nei servizi socio assistenziali territoriali.

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In tanti si è più forti

I segretari nazionali di Cgil e Spi sono consapevoli che occorre allargare il fronte del consenso allo spirito della norma, per questo affermano: “Assieme alle Segreterie confederali di Cisl e Uil e dei pensionati di Fnp e Uilp abbiamo già richiesto un incontro al Presidente e all’Ufficio di Presidenza della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, e ai Presidenti di Upi e Anci, ma è necessario uno sforzo di tutte e tutti affinché nei territori prenda forza l'importante questione della Non Autosufficienza nel dibattito pubblico e perché si faccia pressione sul governo affinché si superino le criticità a partire dalla mancanza di risorse. Per queste ragioni vi invitiamo ad attivarvi subito per richiedere incontri a tutti/e i/le presidenti delle Regioni e ai Sindaci delle città”.