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La domanda che sorge spontanea è: chi ha scritto il disegno di legge sui caregiver si è mai occupata o occupato di una persona non autosufficiente? Si è mai domandata o domandato quanti salti mortali si facciano per conciliare assistenza alla persona cara e lavoro? Si è reso conto di quanto servirebbero servizi territoriali e assistenza domiciliare per alleviare chi della cura fa la propria occupazione principale? Si è mai reso conto che non è necessaria la convivenza per occuparsi quotidianamente di ha bisogno? La risposta che emerge dalla presentazione del ddl da parte della ministra per la disabilità Locatelli è: no.
“La montagna sembra voler partorire un topolino. Valuteremo con attenzione il merito del ddl per il riconoscimento della figura del caregiver familiare delle persone con disabilità, ma dalla prima presentazione della sola ministra Locatelli sembra trattarsi dell’ennesima misura categoriale che include unicamente i caregiver strettamente familiari, escludendo una parte importante della platea. Dopo anni di richieste da parte delle famiglie e di chi si prende cura di una persona cara, nonché dopo diversi disegni di legge depositati, si è probabilmente arrivati ad una conclusione insufficiente per garantire tutele, diritti, dignità”. Così la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi e il responsabile dell’ufficio Politiche per il lavoro e inclusione delle persone con disabilità della Cgil nazionale, Valerio Serino, al termine del tavolo interministeriale sui cargiver tenutosi oggi a Palazzo Chigi.
Se avessero ascoltato almeno i sindacati, avrebbero potuto scoprire che di grande aiuto sarebbero – ad esempio – congedi e permessi, o magari contributi figurativi, al di là della 104 ed è proprio per questa ragione che i due dirigenti sindacali dichiarano di “non condividere prima di tutto il metodo con cui si è arrivati al testo. Le ministre per la Disabilità Locatelli e del Lavoro e delle Politiche sociali Calderone avevano istituito con decreto il ‘Tavolo tecnico per l’analisi e la definizione di elementi utili per una legge statale sui caregiver familiari’. L’iniziativa avrebbe dovuto andare di pari passo con l’attuazione della legge delega in materia di politiche in favore delle persone anziane, ma incomprensibilmente ha visto scomparire il Dicastero del lavoro”.
“Il tavolo tecnico – spiegano – ha lavorato per più di un anno e mezzo, il triplo del tempo previsto dal decreto, ma è mancata una conclusione di sintesi delle diverse posizioni. Più volte abbiamo richiesto un documento conclusivo da valutare e da integrare, senza ricevere risposta”.
Altra domanda quasi inevitabile: che fine a fatto la riforma della non autosufficienza e dove sono appostate in legge di bilancio le risorse che sarebbero necessarie? E poi, non sarebbe utile un po’ di coerenza?
Barbaresi e Serino aggiungono infatti di “non poter condividere un disegno di legge che non sia ispirato dal principio dell’universalità. Già il ddl di Bilancio 2026 istituisce un nuovo fondo ad hoc, rivolto solo a caregiver famigliari conviventi per le persone con disabilità, al contrario della legge presentata, e non ne capiamo il motivo. Oltretutto, dobbiamo segnalare che le risorse previste, 207 milioni dal 2027, sono del tutto inadeguate e insufficienti. La valorizzazione del ruolo dei e delle caregiver non può concretizzarsi con mancette o bonus, servono una infrastrutturazione di servizi per la presa in carico del bisogno delle persone in condizione di non autosufficienza, tutte”.
La verità è che il governo continua a non avere una idea complessiva di cosa significhi occuparsi di una persona non autosufficiente, di come garantire assistenza sanitaria ma anche sociale partendo appunto dalla presa in carico socio assistenziale e dal collaborare con i caregiver. La segretaria confederale e il responsabile nazionale sottolineano poi che “mancano vere tutele per i caregiver lavoratori e tutte quelle agevolazioni previdenziali che le parti sociali avevano chiesto da tempo”. Inoltre “non si è voluto discutere in nessun modo dei servizi territoriali, necessari alle persone con disabilità e non autosufficienti, ma altrettanto ai loro caregiver, per un sostegno adeguato e per non lasciarli soli. La strada che questo governo sta percorrendo, diminuendo i fondi per il sociosanitario e per i Comuni, crea ulteriori disuguaglianze e ingiustizie”.
È in gioco l’esigibilità di diritti costituzionali che valgono per tutti e tutti, fuori dalla logica dei bonus e delle elargizioni. “Non possiamo condividere questo disegno di legge, e – concludono Barbaresi e Serino – useremo tutte le azioni sindacali possibili affinché i diritti delle persone con disabilità e non autosufficienti e delle loro famiglie siano riconosciuti ed esigibili. Nessuno deve essere lasciato solo, nessuno deve rimanere indietro”.






















