“Apprendiamo dagli organi di informazione che anche il Piemonte, dopo Veneto, Molise e Friuli, ha deciso di aprire alla possibilità di richiamare in servizio, con contratti di lavoro autonomo, i medici in pensione con meno di 70 anni di età per coprire le carenze di organico del servizio sanitario regionale, ma solo qualora vi fosse un rischio immediato per l’erogazione dei servizi essenziali e soltanto quando fosse risultato insufficiente il ricorso a concorsi, procedure di mobilità (prevista dall’Assessorato l’assunzione di 1.400 unità entro la fine del 2020 con tali modalità), nonché il ricorso a personale esterno”. A dirlo in una nota è la Fp Cgil Medici regionale commentando una decisione “che ha, per molti versi, il sapore dell’improvvisazione di fronte ad una situazione di colpevole inasprimento al ribasso delle dotazioni organiche del personale medico”.

Per Paolo Nuccio, segretario Fp Cgil Medici del Piemonte, “tale proposta ha il sapore di una beffa per i molti giovani medici laureati, disoccupati o sottoccupati in quanto non specializzati, senza tener conto della difficoltà di reinserire medici di 60/70 anni in ambiti lavorativi ad alto impatto stressogeno anche per persone più giovani, ad esempio i ps/dea che da tempo sono nell’occhio del ciclone per reperire personale medico ad essi dedicato in ambito piemontese”.

A giudizio del sindacato, quindi, è ormai indifferibile l’accoglimento delle richieste che sono alla base delle battaglie di questi ultimi mesi: “Un rapido rinnovo del ccnl (bloccato ormai da 10 anni) e l’incremento delle risorse economiche destinate alla retribuzione dei dirigenti medici, per portarle semplicemente allo stesso livello percentuale di quelle destinate a tutte le altre categorie del pubblico impiego che hanno già rinnovato il loro contratto; il finanziamento di almeno 3.000 nuovi contratti di formazione specialistica, per garantire una programmazione dei fabbisogni formativi, tale da combattere il sempre più frequente e disperante fenomeno dei concorsi di assunzione che vanno deserti per mancanza di specialisti; la messa in campo di un piano di assunzioni coraggioso e di dimensioni adeguate, in grado di far fronte anche al prossimo pensionamento di molti dirigenti medici che, in questi anni di blocco del turn-over e di piani di rientro, si sono fatti carico di mantenere aperti i servizi e di garantire la sopravvivenza del servizio sanitario”.