Le previsioni sugli strumenti che il governo avrebbe adottato per sostenere mamme e papà alle prese con le scuole chiuse perché tinte di rosso lockdown, sono state confermate con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, lo scorso 13 marzo, del decreto legge n.13 su Misure urgenti per fronteggiare la diffusione di Covid 19 e interventi di sostegno per il lavoratori con figli minori in didattica a distanza o in quarantena: smart working per chi ha bimbi e bimbe a casa inferiori di 16 anni, congedi parentali estesi e retribuiti al 50% dello stipendio e con il versamento dei contributi figurativi.

E poi bonus baby sitting per quelle tipologie di lavoratori e lavoratrici a cui i congedi non possono applicarsi come gli autonomi o quelli iscritti nella gestione separata dell’Inps, ma anche per gli operatori sanitari, delle forze dell’ordine e della difesa, quelli impegnati nelle azioni di contrasto alla pandemia. A loro spetterà un assegno fino a 100 euro a settimana da versare alla baby sitter attraverso il sistema del libretto familiare sulla piattaforma Inps

Positivo il commento della Cgil, anche perché la norma contiene due elementi nuovi e importanti. Da un lato la retroattività dei congedi parentali. Significa che quelle lavoratrici e quei lavoratori che abbiano utilizzato i congedi per occuparsi dei figli chiusi in casa per quarantena o perché in alcuni territori le scuole sono state chiuse prima del 15 marzo, potranno convertirli in congedi Covid, così da mantenere immutato il “pacchetto” ordinario, da utilizzare qualora ne avessero  - in futuro - necessità per altre ragioni. Anche se, si sottolinea a Corso d'Italia, aver emanato la norma con tanto ritardo, ha indotto molti lavoratori, soprattutto lavoratrici, a non utilizzare questo strumento perché non sicuri delle coperture retributive e contributive. La seconda novità è l’introduzione di una sorta di automatismo per cui, a prescindere se a disporre la chiusura delle scuole sarà il comune, la regione o il governo, i genitori avranno comunque diritto ad accedere agli strumenti di conciliazione tra necessità di cura dei figli e delle figlie e lavoro. Un po’ di chiarezza, quindi, che non fa mai male. Anzi in momenti di tale incertezza è addirittura necessaria.

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Qualche ombra, però, anche in questo decreto permane. Innanzitutto il divieto di utilizzare i congedi parentali se l’altro genitore è in smart working. Questa prescrizione, ancora una volta, rischia di penalizzare le donne e di trasmettere l’idea che se si lavora da casa la propria attività “vale meno” e può essere conciliata con il seguire i ragazzi e le ragazze in didattica a distanza. Il lavoro dovrebbe essere considerato tale anche se lo si svolge tra le mura domestiche. Se c’è bisogno di un’attenzione particolare per seguire i figli, magari i più piccoli, mentre uno è in video call ,l’altro dovrebbe poter utilizzare i congedi, e viceversa.

I dati raccontano che a utilizzare lo smart working sono in maniera predominante le donne, se il divieto permane il conto del rischio discriminazione è presto fatto. Per fortuna stiamo appunto parlando di un decreto legge, certo è entrato in vigore lo scorso sabato, giorno della pubblicazione in Gazzetta ufficiale, ma Camera e Senato hanno sessanta giorni di tempo per convertirlo in legge, in sede parlamentare modifiche sono possibili e previste. Il punto è la volontà politica e – soprattutto – il tempo di conversione. Se le modifiche auspicate arrivassero quanto la scuola sarà finita sarebbero un bel segnale ma depotenziato.

Tra le modifiche che deputati e senatori potrebbero introdurre ve n'è un’altra di cui molto si parla da tempo ma che rimane tra i discorsi delle addette ai lavori o in prossimità delle celebrazioni dell’8 marzo. Per una piena condivisione del lavoro di cura, utile incentivo all’occupazione femminile, l’utilizzo pieno dei congedi parentali da parte dei padri è indispensabile. Ecco, sarebbe cosa buona e giusta cominciare ora a pensare a una riforma di questo strumento per studiare forme di incentivazione all’utilizzo dei congedi da parte dei papà anche, soprattutto, quando la pandemia sarà finita.

Post it da mettere in evidenza: occorre legiferare in modo tale che sia chiaro che i congedi possano essere utilizzati da tutti i tipi di famiglie allo stesso modo, anche da quelle con i genitori dello stesso sesso.