Ci sono importanti risultati raggiunti dai sindacati (primo fra tutti le nuove norme sul part-time verticale, che introducono il diritto alla pensione completa per migliaia di lavoratrici e lavoratori) ed altri obiettivi per ora rimandati al prossimo anno. In particolare, le richieste che la Cgil ha ribadito al governo a proposito della stesura della legge di bilancio e che i sindacati confederali hanno discusso durante la trattativa con la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, si basano sulle questioni considerate più urgenti, mentre la riforma previdenziale vera e propria che dovrà sostituire la legge Fornero con una nuova flessibilità in uscita dal lavoro sarà oggetto del confronto politico del prossimo anno. La riforma dovrà infatti entrare in vigore alla scadenza di Quota 100 prevista per il dicembre 2021.

Vediamo quindi quali sono le misure che saranno inserite nella manovra e quali rimandate. Per quanto riguarda la legge di bilancio, la Cgil ha ribadito l’urgenza della soluzione definitiva degli esodati (lavoratori che si sono trovati fuori dalle loro aziende senza stipendio e senza pensione), il riconoscimento della fragilità all’interno delle categorie dell’ape sociale e dei precoci, l’allargamento della platea dei disoccupati per l’ape sociale e i lavoratori precoci e un possibile intervento per ridurre l’impatto del Pil negativo sulla rivalutazione del montante contributivo. Da parte dei sindacati dei pensionati si ribadiscono contemporaneamente i temi dell’allargamento della platea dei beneficiari della quattordicesima e della rivalutazione delle pensioni in essere. Rimane (per ora) sullo sfondo la richiesta di una legge nazionale per la non autosufficienza.

Nell’incontro di metà ottobre tra governo e sindacati si era definito il “pacchetto previdenziale” da inserire nella manovra: oltre alla proroga dell’Ape sociale e Opzione donna si parlò anche delle altre misure di flessibilità in uscita, utilizzando maggiormente strumenti come l’isopensione e i contratti di espansione. Si tratta di misure di accompagnamento alla pensione per tentare di alleggerire l’impatto della crisi sui posti di lavoro una volta chiusa la fase del blocco dei licenziamenti. Per quanto riguarda l’Ape sociale si era parlato di una possibile estensione a nuove categorie di lavoratori fragili e ai disoccupati senza Naspi.

Quello che c'è 
Per la proroga dell’Ape sociale per l’anno 2021, la proroga di Opzione donna, con la possibilità del perfezionamento del requisito contributivo entro il 31 dicembre 2020 e il riconoscimento pieno della contribuzione previdenziale per il lavoro svolto a part-time verticale ciclico il risultato è raggiunto. Positivo anche l’intervento normativo (articolo 64) per quanto riguarda i lavoratori del settore della produzione di materiale rotabile ferroviario, esposti all’amianto, un provvedimento fermo da tempo, che prevede il pensionamento di tutti coloro che avranno i requisiti certificati entro il 31 dicembre ai sensi della legge n.208 del 28 dicembre 2015, ma, anche, la previsione delle platee e delle risorse necessarie per gli anni successivi. Su tutto il resto c’è ancora da lavorare molto.

Quello che manca
Nel testo della legge di bilancio sono assenti altri argomenti e problemi importati. Tra questi il riconoscimento della fragilità all’interno delle categorie dell’ape sociale e dei precoci, l’allargamento della platea dei disoccupati per l’ape sociale e precoci, la soluzione al problema del Fondo lavoratori esattoriali, nonostante. gli impegni presi dalla ministra Catalfo al tavolo con i sindacati. In alto mare la discussione sui possibili interventi per ridurre l’impatto del Pil negativo sulla rivalutazione del montante contributivo. Del tutto insufficiente l’intervento sul contratto di espansione all’art.62, che nel 2021 prevede la possibilità di attivazione nelle aziende con più di 500 dipendenti, soglia che la Cgil aveva chiesto di abbassare a 15, anche in relazione all’attuale fase emergenziale, che determinerà una ricaduta importante sull’occupazione.  Secondo la confederazione di Corso d’Italia, sarebbe inoltre necessario prorogare anche per il 2021 l’isopensione fino a 7 anni e introdurre la Naspi per il primo periodo di isopensione, garantendo così misure e strumenti da gestire a livello aziendale nelle situazioni di crisi o ristrutturazioni aziendali. E' stata poi accontanata (almeno per quanto riguarda la Legge di Bilancio) la proposta dei sindacati di istituire una pensione di garanzia per tutti i giovani, soprattutto per quelli che oggi hanno contratti e inquadramenti precari.

Un risultato importante
Per il segretario confederale Cgil, Roberto Ghiselli, “la proposta di legge di bilancio contiene in materia previdenziale alcuni punti per noi importanti che avevamo posto al tavolo di confronto con il ministro Catalfo”.  Per Ghiselli, in particolare, “il risultato più importante, frutto della costante iniziativa del sindacato, anche con delle cause legali vinte, è proprio la copertura contributiva piena per i part-time verticali che superano il minimale retributivo. È una cosa di straordinaria importanza per quelle centinaia di migliaia di persone che, lavorando 6, 8, 10 mesi all’anno, ai fini della maturazione dell’anzianità contributiva fino ad ora si vedevano riconosciuti solo i mesi effettivamente lavorati e non l’anno intero. Queste persone si sarebbero trovate nelle condizioni di dover lavorare fino a 70 anni perché mai avrebbero raggiunto i contributi per la pensione anticipata, in molti casi non avrebbero raggiunto neanche i 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia. Parliamo soprattutto di donne e giovani, che in gran numero lavorano ad esempio nel commercio, nelle attività stagionali, nei servizi scolastici ed educativi”.

La Cgil giudica positivamente tutte le altre misure inserite nella legge di bilancio: “Riteniamo positiva anche la proroga per un anno dell’Ape sociale e di Opzione donna – spiega Ghiselli - anche se riteniamo necessario che per queste persone (lavori gravosi, donne, disoccupati, invalidi) vada trovata una soluzione stabile e definitiva nell’ambito della riforma che dovrebbe partire dal 2022, alla quale non vogliamo assolutamente rinunciare.”

Ma per i pensionati niente
Nel testo della legge di bilancio mancano invece tutte le misure richieste dai sindacati dei pensionati: alleggerimento pressione fiscale sulle pensioni, estensione della quattordicesima per i pensionati fino a 1.500 euro di pensione, modifica del meccanismo di rivalutazione degli assegni previdenziali e interventi nel settore sociosanitario. Della legge nazionale sulla non autosufficienza neppure l’ombra. “Capiamo la necessità di investire sul rilancio dell’economia – commenta Raffaele Atti, segretario nazionale dello Spi –, ma siamo anche molto preoccupati del fatto che i problemi dei pensionati, pur in presenza di ingenti risorse in termini di misure contro la crisi, non sono stati presi in considerazione. Non si sono poste ancora le basi per affrontare le distorsioni che creano ingiustizie e aumentano le diseguaglianze sociali”.