La decisione è stata confermata: sabato 31 ottobre lo stabilimento Whirlpool chiuderà. Una mazzata per i 420 lavoratori (più altrettanti dell’indotto) e per l’economia dell’intera regione. Allo sciopero nazionale di otto ore di giovedì 22, segue oggi (venerdì 23 ottobre) un presidio a Napoli, nella centrale piazza Plebiscito. Per Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil la partita certamente non finisce qui, già si annuncia una mobilitazione senza precedenti. I sindacati chiedono anche un intervento diretto del premier Conte, affinché sia lui a convocare direttamente i vertici americani del gruppo.

"Abbiamo deciso di scrivere al presidente del Consiglio per chiedergli di incontrare i sindacati prima di convocare il tavolo con Whirlpool", dicono Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil: "Chiediamo di avere l'occasione di spiegare il punto di vista dei lavoratori e di chiarire che la situazione attuale di Whirlppol è assai diversa da come la dirigenza aziendale l'ha descritta in questi mesi. Il recente rimbalzo della domanda di mercato sta determinando difatti un forte incremento produttivo in tutte le fabbriche italiane del gruppo, a eccezione di Napoli naturalmente, similmente anche i conti finanziari della multinazionale stanno migliorando e salendo i profitti. Tutto ciò rende la scelta di Whirlpool ancora più odiosa, tanto più se si considera la gravità del momento che stiamo attraversando".

I sindacati rilevano che questa "è l'ultima occasione che il governo italiano ha per mantenere le promesse fatte in questi diciotto mesi ai lavoratori di Whirpool, rinnovate da ultimo durante la campagna elettorale. L'accordo che Whirlpool sta violando è stato siglato a novembre del 2018 non solo con il sindacato, ma anche con il governo. Ebbene, il governo ne pretenda il rispetto come stiamo facendo noi". In conclusione, Fiom, Fim e Uilm sottolineano che "sono in corso scioperi in tutte le fabbriche italiane", una mobilitazione che proseguirà anche sabato 24 con lo sciopero degli straordinari. "La vertenza proseguirà - si conclude la nota - finché tutti i lavoratori non riceveranno la giusta tutela e riprenderanno a lavorare".

 


“Non si può consentire a una multinazionale di dire bugie davanti alle massime istituzioni dello Stato”, commenta la segretaria nazionale della Fiom Cgil Barbara Tibaldi: “Whirlpool viene e piange miseria, e ci dice che Napoli va chiusa perché il prodotto non funziona. In verità in questo trimestre ha guadagnato come mai fatto prima, ha guadagnato più del 2019. E non è vero che il prodotto fabbricato a Napoli è in perdita, infatti andranno a farlo altrove, non andrà perduto”. Per Tibaldi, allora, questa vertenza non è solo “una battaglia di dignità della vita dei lavoratori, ma anche di rispetto delle istituzioni”. Una mancanza di rispetto che “viene percepita in tutta Italia, infatti tutti gli stabilimenti sono in sciopero. Non ci si fida di chi non usa la verità e la realtà per giustificare le proprie azioni. Non riusciamo a capire il motivo per cui vogliono chiudere Napoli, e finché non sappiamo noi non ci fermiamo”.

La conferma della chiusura del sito di Napoli è arrivata nella mattinata di giovedì 22 ottobre, durante l’incontro romano tra governo, azienda e sindacati al ministero dello Sviluppo economico. dal 31 ottobre prossimo. Whirpool ha motivato la decisione con “il crollo della domanda globale per le lavatrici di alta gamma Omnia”, rimarcando che l’Italia “rimane un polo strategico” per la multinazionale, dove con più di quattro milioni di pezzi prodotti ogni anno è di gran lunga il primo produttore di elettrodomestici. Whirlpool, infine, ha ribadito “l'impegno a proseguire gli investimenti nel Paese per 250 milioni di euro come previsto dal piano industriale Italia 2019-2021”.

 


Fortissima, ovviamente, è la mobilitazione a Napoli. “La decisione di Whirlpool è inaccettabile: in termini sociali, economici, inaccettabile per quelle centinaia di lavoratori che rischiano di perdere non solo il loro lavoro, ma le loro vite spese in quella fabbrica”. Così il segretario generale della Cgil territoriale Walter Schiavella, affermando che a questa decisione vanno date risposte forti: “Quella del sindacato è già decisa, ed è lo sciopero generale dell'intera area metropolitana di giovedì 5 novembre, cui chiamiamo tutta la città a dare sostegno e solidarietà”. Ma soprattutto serve “una risposta del governo, che ancora non arriva decisa e forte, che sia capace di imporre alla multinazionale un vero cambio di rotta e di far pagare a loro il prezzo di scelte scellerate”. In conclusione, Schiavella evidenzia come sia “inaccettabile anche il silenzio del mondo delle imprese: dov'è Confindustria in tutta questa vicenda? Non fa altro che continuare a picchiare sui diritti dei lavoratori, a ostacolare il rinnovo dei contratti, a immaginare un paese dove l'impresa decide, fa e disfa. Noi, a questo gioco non ci stiamo”.

 

 

Nel corso della manifestazione i sindacati sono stati anche ricevuto dal prefetto di Napoli Marco Velentini. "Un incontro positivo", commenta il segretario generale della Fiom cittadina Rosario Rappa: "Il prefetto ha preso l'impegno di chiedere immediatamente un incontro al premier Conte e alla multinazionale. Abbiamo fatto presente che prima si fa l'incontro, prima si disinnesca lo scontro sociale, che avvieremo da subito". Per il segretario generale della Fiom Campania, Massimiliano Guglielmi, il rispetto "degli accordi, quello del 2018 ma anche quello del 2015, deve essere garanzia occupazionale per l'intera filiera che esiste in Campania, a partire da Napoli. Questa è una lotta per difendere in Campania uno degli ultimi insediamenti nel settore dell'elettrodomestico".