Nel primo semestre dell’anno l’Inps ha autorizzato circa 314 milioni di ore di cassa integrazione. Tradotte in “assenza completa” dal lavoro, equivalgono allo stop produttivo di oltre 300mila persone. Per loro, la riduzione dello stipendio medio è stata di ben 2.967 euro al netto delle tasse. La fotografia che emerge è netta: quasi nove beneficiari su dieci appartengono ai comparti industriali, dove si concentra la grande maggioranza delle richieste. È quanto si ricava dalle elaborazioni del Centro studi Lavoro&Welfare riportate dal Sole 24 Ore.

Pagano meccanica e metallurgia

Il primo dato, dunque, è l’ampiezza del fenomeno. Un dato che non dovrebbe destare tanta sorpresa perché – come testimoniato sulle pagine di Collettiva mese per mese nel nostro diario della crisi – i segnali negativi c’erano tutti, e da tempo. La cig ordinaria resta la valvola d’emergenza più utilizzata nei cali temporanei di domanda, mentre la straordinaria continua a riflettere ristrutturazioni, crisi aziendali e ricorso ai contratti di solidarietà. L’onda lunga si è abbattuta in particolare su meccanica e metallurgia, due filiere strategiche e ad alta intensità di lavoro: quando rallentano, gli effetti si propagano a monte e a valle lungo tutta la catena di fornitura.

Risvolti sociali

L’impatto non è solo produttivo, ma anche sociale. Considerando le ore effettivamente fruite, i lavoratori interessati – si diceva – hanno registrato una perdita di reddito tangibile sul semestre. Un segnale che pesa soprattutto sui nuclei familiari con salari medio-bassi e nelle aree a più forte specializzazione manifatturiera, dove il ricorso alla cassa tende a essere diffuso tra aziende dello stesso distretto. 

E gli altri settori?

Oltre a meccanica e metallurgia, si osservano consistenti volumi di cig in chimica, tessile-abbigliamento, pelle-cuoio ed energia. L’eterogeneità dei comparti coinvolti indica che non siamo di fronte a una crisi isolata, ma a una fase congiunturale che tocca nodi strutturali – dalla transizione energetica alla normalizzazione dei cicli post-pandemici. Sul piano territoriale, la mappa segue la geografia industriale del Paese: la Lombardia guida per ore autorizzate, seguita da Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. Territori dove automotive, siderurgia, meccanica strumentale e chimica pesano più della media nazionale e dove la domanda internazionale, se frena anche di poco, amplifica gli aggiustamenti occupazionali tramite la cig.