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Meloni e il governo non si smentiscono mai. Tutte le norme che cercano di approvare, e spesso ci riescono, e le riforme che mettono sul tavolo hanno uno stesso filo conduttore, accentramento e verticalizzazione del potere, riduzione della possibilità di controllo da parte di organismi terzi.
Anche la riforma del Corpo dei vigili del fuoco non sfugge a questa logica. Lo spiega bene una nota della Fp Cgil che lancia lo stato di agitazione dopo aver studiato con attenzione due decreti legislativi con i quali il governo, appunto, vuole riformare il Corpo. Perché tanta avversità all’ipotesi di riforma? È presto detto, quei decreti segnano un vistoso ritorno indietro, un tentativo di “militarizzazione” attribuendo – addirittura – ai vigili del fuoco funzioni di agenti di pubblica sicurezza. E qui torna la vera ossessione di Meloni e compagnia: la sicurezza. Quella che, secondo loro, si costruisce con regole e repressione, con “legge e ordine”.
Si legge in una nota: “La Fp Cgil vigili del fuoco ha deciso di proclamare lo stato di agitazione nazionale del personale del corpo nazionale dei vigili del fuoco a seguito dell’analisi delle bozze di riforma dei decreti legislativi 217/2005 e 139/2006. In particolare, desta grande allarme l’intenzione di introdurre la disposizione (art. 6, comma 2 della proposta di modifica del decreto 139/2006 e, all'art. 24, comma 7, lettera b-bis, 'concorre alle attività di pubblica sicurezza' e b-ter, 'concorre alle attività connesse alla sicurezza dello Stato') secondo la quale 'al medesimo personale che espleta compiti operativi sono attribuite le funzioni di agente di pubblica sicurezza’. Ciò segnerebbe un pericoloso ritorno al passato, snaturando la missione civile dei Vigili del Fuoco e aprendo alla possibilità di impiegare il personale in attività tipiche della pubblica sicurezza: dalla gestione coercitiva delle manifestazioni fino ad azioni di natura repressiva al fianco delle forze dell’ordine e dei reparti militari. Un impiego che nulla avrebbe a che vedere con il soccorso tecnico urgente e la cultura di servizio che ha sempre contraddistinto il Corpo. Una deriva incompatibile con la tradizione civile dei Vigili del fuoco e con i modelli europei dei servizi di Fire & Rescue”.
È ancora più netto e chiaro Mauro Giulianella, coordinatore nazionale Fp Cgil Vvvf che afferma: “La proposta di riforma del Corpo è pericolosamente in linea con le recenti parole del ministro della Difesa Crosetto che ha aperto alla possibilità di un ritorno della leva militare volontaria. Appare dunque evidente che il governo Meloni ambisce ad una progressiva militarizzazione della società: un processo che ci inquieta e che rischia di investire anche il corpo nazionale dei Vigili del Fuoco”.
Militarizzazione della società sembra troppo? E invece è proprio quel che sta accadendo dal punto di vista normativo, ma senza trovare le risorse per sostenere le attività ordinarie sia del Corpo che di quanti ogni giorno sono nelle strade delle nostre città in divisa. La manovra all’attenzione del Senato, infatti, non stanzia le risorse per il piano di assunzioni necessario per polizia di Stato, penitenziaria, carabinieri e guardia di finanza, così non ci sono le risorse per l’ammodernamento dei mezzi o salari dignitosi.
Aggiunge Giulianella: “Sempre in riferimento alla riforma del Corpo proposta dal governo, segnatamente dal sottosegretario con delega ai Vigili del Fuoco, onorevole Emanuele Prisco, dipendente del Corpo si evidenzia che l’espansione significativa dell’area dirigenziale non trova alcuna giustificazione e rischia di accentuare la distanza tra vertice amministrativo e personale operativo. Ulteriori preoccupazioni riguardano la sostenibilità economica dell’impianto di riforma, caratterizzato da costi superiori alle risorse previste e dall’assenza di coperture nella bozza di Legge di bilancio 2026. Infine, sul piano del personale destano forte allarme i meccanismi selettivi improntati al merito comparativo”.
La logica conseguenza di tutto questo non può essere altro che lo stato di agitazione: “Tutte circostanze che, unite alla mancata disponibilità a proseguire il confronto, ci inducono a ritenere che la riforma proceda verso un modello centralizzato, gerarchizzato e non coerente con la missione civile del Corpo. Per tali ragioni dichiariamo lo stato di agitazione, con riserva di ogni ulteriore iniziativa sindacale prevista dalla normativa vigente”, conclude Giulianella.






















