Al mondo delle spettacolo servono regole contrattate, tutele, continuità di reddito e una previdenza giusta. Per questo lavoratrici e lavoratori del settore scenderanno in piazza il 12 dicembre. Cgil e Slc sottolineano “l’urgenza di un intervento strutturale che garantisca certezze a un comparto fondamentale per il Paese”. Per i sindacati “per riconoscere davvero la specificità del lavoro nello spettacolo è necessario prendere atto delle sue caratteristiche uniche e adattare la normativa di conseguenza, valorizzando il lavoro che nella produzione del settore ha una centralità indiscutibile”.

Per Cgil ed Slc, dunque, “servono disposizioni che riconoscano la peculiarità di un lavoro che può essere autonomo o subordinato, ma che ovunque condivide fragilità analoghe”.

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Lo spettacolo è un “sistema” e come tale deve dotarsi degli strumenti necessari a garantire l’individuazione delle professionalità, l’emersione dal lavoro nero, la formazione riconosciuta e parametri contributivi che riflettano la realtà delle carriere discontinue.

A pesare ulteriormente, su lavoratrici e lavoratori, è la frammentazione dei contratti, piccoli e piccolissimi, che richiedono una cornice di filiera per costruire identità di settori che, spiegano Cgil e Slc “trovano la forza nell'unità dei lavoratori e delle lavoratrici e non nella loro parcellizzazione quasi pulviscolare, per riportarli in una casa comune dove la specificità di ognuno trovi fondamenta solide ed esigibili”.

Bisogna, insomma, “costruire diritti nuovi per governare le trasformazioni in corso, in particolare il ruolo crescente dell’intelligenza artificiale che sta ridisegnando il lavoro dal doppiaggio alle produzioni audiovisive e performative”.

Di Marco, Slc: serve un sistema di regole

“Il lavoro nello spettacolo non può continuare a essere trattato come una parentesi o un’eccezione permanente - spiega Sabina Di Marco, segretaria nazionale Slc Cgil -. Serve un sistema di regole che faccia crescere il settore, e non che lo affossi, e unità del lavoro”.

La discontinuità degli ingaggi, continua la sindacalista, “è parte integrante del settore e per questo servono tutele vere, continuità reddituale e contributiva e un sistema previdenziale che riconosca la frammentazione delle carriere. Chiediamo investimenti, certezze, regole chiare e negoziate, contratti aggiornati e strumenti che permettano alle lavoratrici e ai lavoratori di non vivere nell’incertezza costante. Lo spettacolo è cultura, è risorsa economica, è identità del Paese e non può essere lasciato nell’ombra. Anche per queste ragioni la Cgil sarà in piazza il 12 dicembre prossimo”.

Cigna, Cgil: sulle pensioni serve un confronto tra le parti sociali

Sul tema previdenza interviene Ezio Cigna, responsabile delle politiche previdenziali della Cgil, che sottolinea come “le misure contenute nella prossima legge di bilancio peggiorino ulteriormente un sistema già fragile. Si andrà in pensione sempre più tardi e sempre più poveri, soprattutto per chi vive carriere discontinue come nel mondo dello spettacolo. Il governo aveva promesso il superamento della legge Fornero, ma sta andando nella direzione opposta, restringendo diritti e aumentando le disuguaglianze”.

Cigna aggiunge un punto fondamentale: “Per ridare certezza alla previdenza dello spettacolo purtroppo non è risolutivo il contenzioso legale, ma serve l’apertura di un confronto vero con le parti sociali, per individuare soluzioni condivise e sostenibili che non lascino indietro nessuno, in un modello solidaristico che dia risposte a tutti”. In sostanza “servono regole chiare e diritti certi, sia nel lavoro sia nel percorso verso la pensione. È un impegno che riguarda tutto il Paese e che richiede responsabilità e visione”.

Per il sindacato di corso d’Italia difendere chi lavora nella cultura significa difendere un patrimonio collettivo e garantire una pensione dignitosa significa ribadire il diritto a un futuro certo, alla continuità delle tutele e alla dignità del lavoro. Il 12 dicembre la Cgil e la Slc saranno in piazza per chiedere una previdenza giusta, contratti rinnovati, lotta alla precarietà, norme adeguate e il riconoscimento pieno della specificità del lavoro nello spettacolo, nella convinzione che non possa esserci futuro senza cultura e senza diritti.

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