In occasione dell’annuale incontro dei 170 affiliati italiani di McDonald’s, riuniti oggi – mercoledì 7 maggio 2025 – al Palacongressi di Rimini per la convention nazionale della catena, i riflettori si sono accesi anche fuori dalle sale. Proprio nelle vicinanze, le sigle sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno dato vita a un presidio per portare alla luce la condizione delle migliaia di lavoratrici e lavoratori della multinazionale. La manifestazione è stata accompagnata da uno sciopero di 8 ore che ha coinvolto numerosi fast food sul territorio nazionale. In programma, anche un flash mob per dare visibilità pubblica alle rivendicazioni.

Il cuore della protesta? La richiesta – finora inascoltata – di avviare un confronto per la definizione di un contratto integrativo aziendale valido per l’intero gruppo. Secondo i sindacati, nonostante le numerose sollecitazioni presentate a livello nazionale e locale, l’azienda e una parte dei licenziatari continuano a sottrarsi a ogni dialogo strutturato.

L’integrativo, spiegano i promotori della mobilitazione, sarebbe uno strumento essenziale per garantire ai dipendenti condizioni migliori, sia economiche sia normative. Un diritto già riconosciuto da altre grandi aziende del settore, e previsto dal recente rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale della Ristorazione, siglato il 5 giugno 2024. Una cornice contrattuale di secondo livello permetterebbe di migliorare le tutele e valorizzare il lavoro di oltre 4.000 dipendenti della McDonald’s Company e dei circa 31.000 impiegati nei ristoranti in franchising.

L’azione sindacale non si esaurisce con la giornata riminese. Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno dichiarato l’intenzione di proseguire con la mobilitazione finché l’azienda non mostrerà disponibilità a trattare. L’obiettivo è chiaro: ottenere il riconoscimento di diritti e dignità per chi lavora ogni giorno nei locali della catena, come già avviene in altre realtà simili.

Non si tratta di un caso isolato. Le ultime settimane hanno visto una crescente ondata di protesta, con scioperi organizzati in diverse città italiane: da Terni a Roma, passando per Sassari e Bergamo. L’eco delle rivendicazioni si fa ogni giorno più forte, anche perché McDonald’s – con i suoi oltre 35.000 dipendenti – rappresenta oggi il più grande datore di lavoro del settore della ristorazione commerciale in Italia. Eppure, denunciano i sindacati, i suoi lavoratori sono spesso soggetti a condizioni meno favorevoli rispetto a quelle garantite da altri gruppi che hanno già riconosciuto contratti di secondo livello.

La battaglia per un contratto integrativo – affermano le sigle – è una battaglia per la giustizia, per il riconoscimento del lavoro e per il rispetto che ogni dipendente merita. Non ci fermeremo finché non verrà ascoltata”.