Alla residenza per anziani Anni Sereni di Scorzè, una lavoratrice assente per una lunga malattia è stata licenziata per superamento del periodo di comporto, in applicazione delle regole peggiorative introdotte dal nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro Anaste, firmato a luglio 2025 senza Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. A darne notizia è un comunicato fella Fp Cgil Venezia.

“Nel giorno dello sciopero nazionale del 31 ottobre scorso contro il contratto collettivo Anaste, sottoscritto da organizzazioni non rappresentative e fortemente contestato dai lavoratori, arriva la conferma di quanto denunciamo da mesi – si legge nella nota –: questo contratto toglie diritti e produce licenziamenti”.
“Un contratto che taglia tutele e abbassa diritti, colpendo in modo particolare le persone più fragili, malate o in difficoltà – commenta Chiara Cavatorti, Fp Cgil Venezia –. La lavoratrice, consapevole della gravità della sua condizione, aveva chiesto di poter usufruire delle ferie residue per conservare il posto di lavoro. L’azienda ha però risposto in modo secco che, in base al contratto vigente, il comporto è già superato. Come Fp Cgil abbiamo impugnato il licenziamento e tuteleremo la lavoratrice in tutte le sedi competenti”.

“Anaste, per la seconda volta, ha scelto di firmare un contratto nazionale senza le organizzazioni sindacali rappresentative, introducendo norme peggiorative sia dal punto di vista economico che normativo – sottolinea la Funzione pubblica provinciale –. Il nuovo contratto riduce il periodo di comporto per malattia a soli 180 giorni, dimezzando le tutele rispetto a tutti gli altri contratti del settore socio-sanitario sottoscritti da organizzazioni sindacali realmente rappresentative”.

Cavatorti, Fp Cgil Venezia: “Questo è il vero volto dei contratti pirata”

“Questo è il volto reale dei contratti pirata: più profitti per le aziende, meno diritti per chi lavora – aggiunge Cavatorti –. È inaccettabile che un settore come quello delle residenze socio-assistenziali, dove ogni giorno si lavora accanto a persone fragili, applichi contratti che calpestano la dignità di chi presta cura e assistenza”.

“L’accreditamento pubblico non può convivere con lo sfruttamento privato: la Regione non può restare a guardare”

“Un arretramento inaccettabile che cancella anni di conquiste e apre la strada a licenziamenti facili. Grave anche il silenzio della Regione Veneto, che continua a riconoscere e accreditare strutture che applicano contratti non rappresentativi, nonostante le nostre segnalazioni e richieste di intervento. L’accreditamento pubblico non può convivere con lo sfruttamento privato: la Regione non può restare a guardare”, conclude Cavatorti.

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