Un anno senza Satnam. Un anno senza un uomo di 31 anni, uno straniero, un bracciante. Morto dissanguato il 19 giugno del 2024 dopo aver perso un braccio tranciato da un macchinario. Morto perché il suo datore di lavoro non lo ha portato in ospedale. Morto perché è stato abbandonato davanti alla sua casa con l’arto buttato in una cassetta della frutta.

È successo nelle campagne di Latina, dove Satnam Singh lavorava insieme a tanti, tantissimi immigrati indiani e si spezzava la schiena sulla terra per una paga misera e un trattamento disumano.

Per ricordarlo e per analizzare le iniziative di prevenzione e contrasto al caporalato messe in atto nella provincia, su richiesta dei sindacati la prefettura di Latina ha convocato un incontro. Partecipano i segretari generali di Fai, Flai e Uila, le strutture sindacali territoriali, i vertici di Inps, Inail, ispettorato del lavoro, Asl, carabinieri e guardia di finanza. Al termine, una conferenza stampa per fare il punto della situazione e delle azioni necessarie da mettere in atto anche a livello nazionale per debellare la piaga dello sfruttamento in agricoltura.

Lotta al caporalato, dove sei?

A un anno dalla morte di Satnam, non è cambiato niente – denuncia Giovanni Mininni, segretario generale Flai Cgil -. Anzi, qualcosa è cambiato, ma in peggio. Si è introdotta una modalità di ispezioni spot che hanno registrato un’irregolarità molto maggiore di quella che Istat e ispettorato del lavoro denunciavano”.

"In tre ispezioni in tutta Italia è stato fatto un terzo dei controlli che di solito si realizzano in un anno – prosegue Mininni -, indice di quanto poco ci si concentri su un settore, come quello dell’agricoltura, che ormai è risaputo che è molto soggetto a sfruttamento, siamo intorno al 56-66 per cento. La ministra Calderone ha dichiarato che il reato di caporalato è in forte diminuzione, che le vittime di queste pratiche sono calate del 60 per cento: abbiamo chiesto lumi ma non abbiamo ricevuto risposte”.

Cabina di regia, dove sei?

La morte di Satnam aveva anche portato a luglio dell’anno scorso a un decreto del governo sull’agricoltura, con alcune misure di contrasto allo sfruttamento, tra cui la creazione di una cabina di regia nazionale che doveva mettere a fattor comune tutti i dati, per produrre un’azione più mirata ed efficace.

“A distanza di un anno non è stato fatto niente – ribadisce Mininni -. Così come non abbiamo notizie, a distanza di due anni, dell’entrata in vigore della condizionalità sociale”.

Condizionalità sociale, dove sei?

L’Europa ha dato agli Stati membri due anni di tempo per recepire e mettere in pratica il principio della condizionalità sociale, vincolo necessario per accedere ai fondi della Pac, che prevedeva la messa in opera di sistemi di controllo. L’Italia aveva anticipato la partenza, ma a oggi non sono stati nemmeno sottoscritti gli accordi tra enti e istituzioni che dovrebbero consentire le ispezioni.

Quindi non è stata mai attuata, esiste solo sulla carta – ribadisce il segretario Flai Cgil -. Noi chiediamo quali sono gli accordi e quali sono i dati: quante aziende sono state sanzionate, a quante sono stati ritirati i contributi della Pac, perché scoperte a violare i diritti dei lavoratori, non sappiamo nulla”.

200 milioni, dove siete?

Stesso discorso per i 200 milioni di euro previsti dal piano nazionale di ripresa e resilienza da spendere per superare i ghetti, che ospitano migliaia di immigrati impiegati in agricoltura. “Sappiamo che sono diventati meno di cento milioni perché molti Comuni stanno rinunciando – dice Mininni -. Si tratta di risorse che dovranno essere restituite perché non si potranno utilizzare in modo alternativo, un’opportunità che il Paese sta perdendo. Alla prefettura di Latina chiederemo come vogliono spendere gli oltre 4 milioni di euro per i loro progetti”.

Dal processo alla giustizia

Nel corso di questi mesi, intanto, il primo aprile si è aperto al tribunale di Latina il processo per omicidio a carico del datore di lavoro di Satnam, Antonello Lovato, accusato di omicidio volontario nelle forme del “dolo eventuale”: dopo il gravissimo infortunio, ha lasciato che il suo lavoratore morisse dissanguato.

“Dopo le grandi mobilitazioni dell’anno scorso, c’è stata un’immediata reazione – afferma Giuseppe Massafra, segretario generale Cgil Frosinone e Latina -, la discussione sul territorio è esplosa e questo ci ha permesso di affrontare in modo più specifico con le parti coinvolte questa questione drammatica che la stessa procura ha definito una condizione strutturata del territorio. Purtroppo quello che è capitato a Satnam non rappresenta un’eccezione ma una normalità. Abbiamo costruito tante iniziative per affrontare le condizioni di sfruttamento e caporalato. Oggi ci stiamo confrontando con la prefettura per arrivare a un protocollo per la salute e la sicurezza nei posti di lavoro, non solo nel settore dell’agricoltura. C’è un tentativo di conservazione dello status quo da parte di alcune istituzioni che pensano che affrontare questi temi sia una cattiva pubblicità per il territorio. Noi pensiamo invece che occorre fare giustizia, dare condizioni dignitose ai lavoratori e lustro alle imprese sane”.