Estendere gli ammortizzatori sociali a tutte le forme di lavoro e in tutti i settori coinvolti a livello nazionale e condizionare le risorse destinate ad essi e al sostegno alle imprese, soprattutto quelle delle filiere maggiormente colpite come turismo e mobilità, alla garanzia del blocco di eventuali licenziamenti. Potenziare il Servizio Sanitario Nazionale, vero fronte caldo su cui si misura ogni giorno la possibilità di sconfiggere il virus, con assunzioni strutturali e investimenti. E mettere in campo interventi di lungo respiro per trasformare l’emergenza in occasione per il Paese, facendo ripartire subito investimenti pubblici e privati e prevedendo un piano straordinario per lo sviluppo, accompagnato dalle riforme a cui si sta già lavorando, dal fisco alla previdenza. Queste, nella sintesi del segretario generale della Cgil Maurizio Landini all’uscita da Palazzo Chigi, le richieste avanzate al tavolo con il governo sull’emergenza coronavirus tenutosi nel pomeriggio. Il confronto proseguirà nei prossimi giorni con una serie di incontri tecnici prima del varo del decreto, in cui si approfondiranno i vari interventi, e a cui si arriverà con l’assicurazione dell’esecutivo sulla volontà di stanziare risorse pari o superiori ai 3,6 miliardi previsti dal margine di flessibilità che ci concede il Patto di Stabilità.

I segretari generali di Cgil, Cisl, Uil sono arrivati alle 16 a Palazzo Chigi e hanno salutato il presidente del Consiglio Conte e i ministri presenti mantenendo le raccomandate distanze di sicurezza e senza strette di mano, mentre sui media circolavano già da qualche ora le notizie relative alla bozza del dpcm (decreto del presidente del consiglio dei ministri, ndr) per il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus, a cui l’esecutivo lavorava da questa mattina. Oltre alle raccomandazioni per evitare il contagio, da quelle igieniche all'addio a baci, abbracci e contatti ravvicinati, il decreto prevede di fronteggiare il Covid-19 con la chiusura di cinema e teatri, il rinvio di convegni e congressi, lo stop a manifestazioni ed eventi in luogo pubblico o privato, lo sport a porte chiuse e il divieto di trasferte, l'indicazione di evitare luoghi affollati e limitare le uscite di anziani e malati. Si raccomanda anche a Comuni, enti territoriali e associazioni culturali e sportive di favorire le attività all'aperto, ma senza assembramenti, o presso il proprio domicilio.

Dulcis in fundo, notizia prima lasciata trapelare, poi bloccata dal ministro Azzolina e infine confermata in conferenza stampa in una pausa del tavolo, la sospensione delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado e negli atenei fino al 15 marzo. È questa la novità che fa più clamore. “Il governo - ha spiegato Landini - ha comunicato ai sindacati che non verranno chiuse le scuole ma che sarà sospesa l'attività didattica. Dovremo approfondire gli strumenti a tutela dei genitori che devono lavorare".

Questo lo scenario in cui si è svolto il primo degli incontri in agenda nel pomeriggio tra Esecutivo, Anci, Upi, Regioni e sindacati confederali, iniziato con un'ora di ritardo in una Sala verde meno gremita del solito a causa della partecipazione in video conferenza della maggioranza dei governatori, presenti solo quelli di Piemonte, Liguria e Lazio, e delle delegazioni ridotte per motivi sanitari: la regola aurea del metro di distanza vale anche qui, tra i posti a sedere nelle retrovie del tavolo ovale. Intanto le agenzie battevano: "Coronavirus: S&P, Italia in recessione nel 2020, Pil - 0,3%". Ed è questo lo spettro, dai contorni sempre più definiti, che accompagna l'emergenza sanitaria. Questo il campo su cui ci si dovrà misurare nei prossimi giorni con gli interventi concreti a sostegno dell’occupazione e dell’economia. Sapendo che, come ha dichiarato Landini nelle interviste rilasciate negli ultimi giorni, emergenza e prospettiva devono camminare a braccetto, e che la prima può essere utilizzata per cambiare finalmente strada, abbandonare quella dell’austerità per percorrere quella delle politiche espansive, ridando centralità al lavoro.