La protesta degli studenti medi, oggi, venerdì 22 febbraio, blocca le scuole da nord a sud del Paese con manifestazioni in molte città. Il corteo nazionale sfilerà a Roma, diretto verso il ministero dell'Istruzione in viale Trastevere. Si tratta del culmine dell’onda di mobilitazioni contro la nuova maturità che ha agitato l'intero mese di febbraio: dopo Padova, Perugia e Pisa, oggi si scende in piazza anche a Palermo e nelle principali città siciliane, Venezia, Verona, Udine, Cagliari, Trento.

Le motivazioni della protesta vanno quindi ricercate nella riforma della maturità. Il nuovo esame debutterà quest'anno, ma nelle classi è montata l'indignazione per quella che la Rete degli studenti medi definisce “l'ennesima modifica all'esame avvenuta senza nessuna consultazione degli studenti”. La Rete ha quindi sostenuto e contribuito attivamente all'organizzazione delle mobilitazioni sorte spesso spontaneamente.

“Sostituire la tesina con il ‘gioco’ delle tre buste e improvvisare l'interdisciplinarietà con la doppia seconda prova significa, per i maturandi, perdere un'occasione per esprimersi e allo stesso tempo dover affrontare una prova impostata in modo completamente slegato dai loro percorsi di studi”, dichiara Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi.

I problemi, però, vanno ben oltre. E riguardano l’intero sistema scolastico. Per Manfreda, infatti, “l'esame di Stato è solo la punta dell'iceberg di un sistema di valutazione e di un intero sistema scolastico che non funzionano, ma è sempre la prima cosa a venire modificata. Non importano le ripercussioni sulla pelle degli studenti, importa che costi poco. Ma noi non siamo cavie e siamo in piazza per dimostrarlo: con le manifestazioni di oggi chiediamo un ripensamento completo della didattica e delle funzioni della valutazione, misure che non possono esistere senza un vero investimento in istruzione”.

Gli studenti, in effetti, sono da tempo sul piede di guerra per denunciare le situazioni sempre più difficili nelle scuole italiane. Si va dai costi esorbitanti di mobilità e libri di testo all'edilizia precaria, dalle esperienze di alternanza scuola-lavoro inutili e male organizzate a una didattica ormai datata. La riforma degli esami di Stato è stata quindi la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

“Saremo una costante spina nel fianco contro l'ennesimo governo che vuole distruggere il sistema nazionale di diritto allo studio – dichiara Giulia Biazzo, coordinatrice nazionale dell'Unione degli studenti –. La regionalizzazione della scuola senza una legge nazionale sul diritto allo studio è un’impresa tutta leghista che ignora il definanziamento della scuola pubblica nel Paese e conferma il tradimento di questo governo nei nostri confronti”. “Non basta riformare l’esame di Stato e regionalizzare il sistema per risolvere le gravi mancanze di questo governo in legge di bilancio in materia di istruzione – conclude Giulia Biazzo –. In autunno lo abbiamo rivendicato nelle piazze e torniamo a farlo oggi straordinariamente in primavera, dopo una settimana di occupazioni e autogestioni: costruiamo un'uscita di sicurezza contro questo governo!”.