Singh Balbir dormiva in una roulotte, senza acqua, gas e luce, andava a lavorare nei campi per almeno 12 ore al giorno e tutto ciò che mangiava erano i resti dei pasti dei suoi ‘padroni’, quelli lanciati a maiali e galline. Questo per sette giorni alla settimana e per 50 euro al mese. Una vita da schiavo per la quale sono stati condannati in primo grado i responsabili dell’azienda agricola “Di Bonito”, padre e figlia attivi a Borgo Sabotino, nell’Agro pontino della provincia di Latina.

Questa, in estrema sintesi la storia di vita di  un immigrato indiano, raccontata nel podcast dallo stesso Balbir e da Marco Omizzolo, il sociologo attivo nella lotta contro lo sfruttamento che per primo è venuto a conoscenza di quanto stava accadendo e ha prima contattato segretamente l’uomo e poi denunciato la messa in schiavitù alle forze dell’ordine, quindi intervenute.

Una vicenda iniziata nel 2009 con un epilogo di giustizia giunto nel gennaio del 2024 con le sentenze di condanna in primo grado del Tribunale di Latina per sfruttamento lavorativo, retribuzioni difformi da quanto previsto dai contratti collettivi di settore e sproporzionate rispetto alla quantità di lavoro svolto, nessun riposo settimanale e rispetto dell’orario di lavoro: 5 anni di reclusione con una provvisionale di 12mila euro per Procolo Di Bonito e la pena sospesa di un anno per Romina Di Bonito.