“Salute, diritti, lavoro e sviluppo. Le Marche che vogliamo”: questo lo slogan della manifestazione regionale promossa da Cgil, Cisl e Uil regionali in programma per sabato 13 aprile ad Ancona. Una mobilitazione che si inserisce nell'ambito di quella nazionale unitaria per rilanciare il Servizio sanitario nazionale pubblico e universale, definendo, con governo e Regioni, un nuovo Patto per la salute. 

“Vogliamo riportare al centro dell’attenzione la situazione della sanità marchigiana, sostenendo che il diritto alla salute e alle cure deve essere garantito a tutti i cittadini", spiega Daniela Barbaresi, segretaria  generale della Cgil Marche: "Siamo una regione con un’aspettativa di vita superiore alla media nazionale, ma decisamente peggiori sono le aspettative di vita in buona salute. Negli ultimi anni, inoltre, è cresciuto il numero dei cittadini costretti a rinunciare a curarsi per motivi economici: ciò significa che occorre mettere in sicurezza il sistema sanitario pubblico e universale, intervenendo innanzitutto sul piano economico, a partire dalla necessità di garantire le risorse adeguate al Fondo sanitario nazionale”. 

Per Cgil, Cisl e Uil delle Marche i problemi sono tanti e urgenti. Riguardano i tempi di attesa, i pronto soccorso e la rete dell’emergenza-urgenza. Ma ci sono anche i servizi territoriali, l’integrazione socio-sanitaria e la prevenzione. E poi, la rete ospedaliera e le Case della salute. Infine, la questione della mobilità passiva e degli organici insufficienti. Su tutto questo, ancora, neanche il Piano sanitario regionale ha dato risposte adeguate.

Le richieste dei sindacati a Regione e governo sono chiare. Sul fronte del personale, sono necessarie politiche di valorizzazione degli operatori e servono investimenti consistenti per completare i piani di assunzione. Si prosegue con la necessità di un rafforzamento della sanità sul territorio, con la riorganizzazione delle cure primarie e con un progetto condiviso di dislocazione e operatività delle Case della salute. Urgente, poi, è avviare un percorso per rendere coincidenti gli ambiti territoriali sociali, i distretti sanitari e i servizi per il lavoro. Vanno inoltre potenziate le strutture residenziali e l’assistenza domiciliare.

È necessario anche aumentare le risorse per la prevenzione, a partire da quella sui luoghi di lavoro, con una particolare attenzione ai cantieri post sisma. Occorre rendere capillare la rete dell’emergenza-urgenza e definire un piano efficace per ridurre i tempi di attesa. Ma serve anche maggiore attenzione per la medicina di genere e la piena applicazione della legge 194. Infine, è necessario fermare la progressiva privatizzazione della sanità e garantire l’esercizio da parte del pubblico di una forte funzione di committenza e di controllo sia dei servizi sia del rispetto delle condizioni contrattuali. Peraltro, concludono i sindacati, è inaccettabile che i lavoratori della sanità privata abbiano il contratto nazionale scaduto da 13 anni.