“Quando sono arrivata, circa un anno fa, la prima cosa di cui mi hanno parlato lavoratrici e lavoratori fu il tema dei rapporti difficili e del clima non salubre che si respira in quel teatro. Ci sono stati raccontati episodi di molestie, di vessazioni”. Chi parla è Laura Aluisi, responsabile del comparto della produzione culturale per la Slc Cgil Roma e Lazio. Il suo racconto si riferisce ai primi incontri avuti, all’inizio del suo incarico, con i dipendenti del Teatro di Roma, tra cui anche alcuni iscritti al sindacato che li rappresenta.

PRIMA IL LAVORO, POI LE POLTRONE

Un clima di minacce, prepotenze, ricatti, che nelle ultime settimane è venuto allo scoperto anche attraverso l’inchiesta di Fanpage. Ma con il quale il sindacato della Slc Cgil si confronta da diverso tempo. Proprio per questa ragione, allo scoppio delle polemiche per la nomina di De Fusco, era stata la stessa Slc a invitare a non guardare il dito, bensì la luna. “Abbiamo subito detto che la logica delle poltrone non ci interessava – precisa Laura Aluisi – e che piuttosto avremmo voluto accendere un faro sulle condizioni di lavoro, oltreché sul rilancio di un progetto culturale all’altezza della Capitale”.

UN MONOPOLIO CULTURALE

Quando di parla di Teatro di Roma, non si intende un teatro solo, ma di una rete articolata, che gestisce una grossa fetta dell’offerta teatrale romana: Teatro Argentina, Teatro India, Teatro Torlonia. Tre grandi spazi, ognuno dei quali si impone come leader in tre dei più importanti settori di domanda nel campo del teatro, che sono la prosa, la ricerca e il teatro ragazzi. Per di più, con biglietti a prezzi tutt’altro che popolari e accessibili. Un gruppo che aspetta di agganciare anche il Teatro Valle, quando finalmente ne sarà possibile l’inaugurazione. Il Valle era “finito nella rete” in seguito all’accordo con il Comune di Roma, che segnò la fine dell’esperienza di occupazione, ma anche di una gestione partecipata del cartellone (seppur non esime da critiche nelle modalità).

CARO GOTOR

“In passato abbiamo già richiesto un incontro con l’assessore alla cultura Miguel Gotor, che non si presentò, mandando al suo posto la sua segreteria”, racconta Aluisi. La sindacalista ribadisce di non aver avuto nessun riscontro ulteriore, ma di aver poi letto la lettera pubblica di Gotor, nella quale sostiene di non avere prerogative sul teatro in termini di gestione del personale. Eppure, il Comune siede nel cda. E il Teatro di Roma riceve ingenti somme pubbliche come finanziamento delle proprie attività.

LA PIAGA DEL PRECARIATO

Eppure, quasi il 40% delle sue lavoratrici e dei suoi lavoratori continua ad essere precario. Una cifra che non stupirebbe visto il settore, se non fosse che si tratta di un ex teatro stabile, poi diventato nazionale. Tra le poche, se non l’unica, tipologie di spazi teatrali che dovrebbero- e potrebbero- permettersi di stipulare solo contratti a tempo determinato. “In queste settimane abbiamo assistito a uno scambio infuocato a mezzo stampa - si sfoga Aluisi - sulla nomina di De Fusco a direttore. Noi come sindacato non abbiamo alcun interesse a entrare in questo meccanismo, perché riteniamo che la politica purtroppo intervenga solo quando si tratta di riempire le caselle e garantire le poltrone. A noi interessa il benessere delle lavoratrici e dei lavoratori”.

I RACCONTI DEL TERRORE

Nel teatro – lo conferma anche Aluisi dai racconti ascoltati – si vive nella paura. Paura di perdere la possibilità di vedere realizzate le produzioni, paura di non arrivare mai a essere stabilizzati, paura del “non ti faccio più lavorare”. Proprio per questo la Slc Cgil ha chiesto più volte che fosse rispettato il codice etico interno e che fossero resi pubblici gli ordini di servizio, in modo che nulla fosse lasciato a interpretazioni e messaggi ambigui. Ma nonostante ciò, i lavoratori riferivano di comunicazioni fatte a voce, al telefono o di persona, ma non ripetute via mail. Perché, si sa, verba volant. “Le nostre richieste di una politica di gestione trasparente delle risorse umane sono rimaste lettera morta”.

IL RICATTO DEL “SE NON FAI COSÌ”

Di abusi, minacce, ricatti, i racconti ascoltati da Laura Aluisi ne sono pieni. Mobbing, attrici e registe che subivano commenti pesanti, sessisti. Tecnici sotto ricatto: “Se non fai in questo modo, io non ti do il materiale, non ti metto a disposizione la struttura”. Gruppi di colleghi che isolavano o assumevano comportamenti minacciosi verso altri che provavano a raccontare, o a partecipare agli incontri. Promozioni come premio a chi manteneva comportamenti accondiscendenti. Persino frasi come “so dove abiti”.

L’INCONTRO CON I LAVORATORI

“Io non sono una lavoratrice del teatro – prosegue Aluisi - però quando ti arrivano queste segnalazioni da tutti, e poi negli incontri nessuno dei referenti del teatro smentisce. Non c'è stato mai nessuno che negasse questo genere di episodi. Però al di là della moral suasion poi hanno fatto ben poco”. Questo pomeriggio la Slc Cgil Roma e Lazio incontrerà le lavoratrici e i lavoratori del teatro per ascoltarli, come ha fatto fino ad ora, e individuare insieme a loro la strada da percorrere.