PHOTO
Nelle microimprese del Lazio – quelle che hanno minimo un dipendente, massimo nove – si muore di più. “I dati Inail relativi alla nostra regione – denuncia la Cgil di Roma e del Lazio – parlano chiaro: più è piccola la dimensione aziendale, più cresce la frequenza degli infortuni mortali. Nella classe 1–9 addetti il valore è 0,05; tra i 10–49 addetti scende a 0,03; oltre i 50 addetti si abbassa fino a 0,01”.
“La maggiore esposizione – continua la nota – riguarda anche gli infortuni con esiti permanenti: nelle realtà più piccole il tasso è 1,11, contro 0,50 nelle aziende con più di 250 dipendenti. Un quadro che diventa ancora più allarmante se incrociato con la preoccupante sottostima, dovuta a una minore propensione a denunciare, anche per paura di ritorsioni, del numero di infortuni nelle imprese più piccole: nel 2024 il 20% degli infortuni denunciati è avvenuto in aziende con meno di 9 dipendenti, mentre il 38% nelle realtà con almeno 250 addetti”.
Molte di queste piccole aziende – spiega il sindacato – operano all’interno di filiere di appalti e subappalti, pubblici e privati, “dove il massimo ribasso, i ritmi di lavoro elevati e le lunghe catene del processo produttivo aumentano i rischi, come, purtroppo, testimoniano i tanti episodi di cronaca”.
Per il sindacato è necessario intervenire sulla normativa degli appalti per garantire la salute e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori. “Nel Lazio c’è una buona legge regionale che, almeno per gli appalti pubblici, se venisse attuata dalla Regione, migliorerebbe le condizioni di lavoro di tantissime persone. Serve inoltre dare forza agli enti e agli organismi preposti alle attività di prevenzione, formazione e controllo: purtroppo, ancora una volta, non ci sono azioni in tale direzione nella Legge di Bilancio 2026 del Governo Meloni”, conlude la nota.






















