Che idea di sicurezza è quella che moltiplica i reati e non assume gli operatori? Che idea di sicurezza è quella che criminalizza il disagio sociale, aumenta le pene per i piccoli reati e non stanzia risorse per il rinnovo dei contratti del personale? Che idea di sicurezza è quella che mette in carcere donne in gravidanza e bimbi piccoli e non prevede operatori sociali ed educatori? Che idea di sicurezza è quella che liberalizza l’acquisto di armi per chi già possiede, e può usare anche fuori servizio, quella di ordinanza?

Il decreto

Le risposte a questi interrogativi sono rintracciabili nel decreto Sicurezza - e non solo - approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri presieduto da Giorgia Meloni. Un testo presentato come grande novità, che invece di nuovo non ha proprio niente essendo perfettamente in linea con la filosofia che ispira le politiche di questo governo fin dal suo insediamento: dal decreto Rive (decreti sempre e solo decreti) a quello denominato Cutro, fino ai tanti sull’immigrazione.

“La moltiplicazione dei reati e delle pene va in una logica solo repressiva e nulla viene pensato per la prevenzione”, netta e chiara la considerazione di Pietro Colapietro, segretario generale del Silp Cgil. Se oggi l’attività di dirigente sindacale Colapietro la svolge a tempo pieno, sa bene cosa significhi e cosa serva a costruire sicurezza visto che di mestiere fa l’ispettore di polizia.

Tutto da rifare

Le considerazioni del segretario generale sono amare e spiegano bene come gli annunci della presidente del Consiglio in realtà siano solo specchietti per le allodole. “La sicurezza, quella che attiene alla vita quotidiana nelle nostre città si costruisce, soprattutto, attraverso la prevenzione. Servono uomini e donne e servono mezzi per presidiare il territorio. E servono interventi sociali e di welfare contro il disagio sociale”. Nel famoso decreto nulla di tutto ciò. Non ci sono le risorse per il piano straordinario di assunzioni, in realtà difficilmente si riuscirà a sostituire chi va in pensione anche perché negli anni sono state cartolarizzati, cioè venduti, gli immobili adibiti a scuole di formazione.

Repressione non fa sicurezza

Il ragionamento di Colapietro, però, approfondisce un tema troppo spesso taciuto. In nessuno dei provvedimenti che in questo anno uno di governo di destra-centro si sono succeduti non c’è nulla per far diminuire i reati commessi dalla criminalità organizzata o dalla criminalità finanziaria.

C’è, invece, un moltiplicarsi di nuovi reati partendo appunto da quelli contenuti del decreto Rive, e anche un moltiplicarsi apparente di strumenti e politiche di repressione che però con la costruzione di legalità e sicurezza hanno ben poco a che fare. Non è certo, purtroppo, l’inasprimento della pena per i reati di violenza contro le donne a evitare che vengano commessi. Così come non è mettendo in carcere donne incinte e bimbi piccolissimi che si ridurranno i borseggi. “Semmai ciò che serve - ricorda il dirigente sindacale - è la certezza della pena e la prevenzione sociale sul territorio”.

Pochi e malpagati

“Siamo davvero troppo pochi per svolgere quel compito di presidio del territorio indispensabile per evitare che i reati vengano commessi. E siamo vecchi: l’età media delle forze dell’ordine in servizio supera i 50 anni”. Se l’età media del personale in servizio è alta si pone allora il problema di chi andrà in pensione.

“C'è poi il nodo degli organici – aggiunge Colapietro - perché nel prossimo biennio sono previsti migliaia di pensionamenti e le assunzioni ordinarie non coprono questi numeri. La premier Meloni e il governo non hanno previsto le assunzioni straordinarie anche attraverso l'anticipo del turn-over di un biennio che da tempo chiediamo e dunque avremo una contrazione del personale e dei servizi di sicurezza e del soccorso offerti ai cittadini”.

Mancano le risorse

Per di più anche le retribuzioni sono basse e senza prospettiva di crescita. Dice ancora Colapietro: “La propaganda sul miliardo e mezzo di euro per la sicurezza e il soccorso si scontra con la concretezza di risorse che sono solo in parte stanziate, perché bisognerà attendere l'annunciato disegno di legge collegato alla manovra, che comunque sarebbero inferiori a quelle complessivamente disponibili nel triennio precedente con inflazione molto più bassa. In più, si pensa di finanziare l'aumento dell'ora di lavoro straordinario con gli appostamenti contrattuali e ciò comporterà una evidente riduzione degli incrementi stipendiali previsti. Dopo due anni senza contratto, si parla di un aumento lordo a regime del 5,8% che non permette un recupero reale del tasso inflattivo che tra 2022 e 2023 si è attestato su numeri a due cifre”.


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Panpenalismo a costo zero

È questa davvero una mistificazione della realtà. L’aumento dei reati e delle pene non fanno la crescita della legalità e della sicurezza, per di più senza stanziare nemmeno un euro. È preoccupato, e molto, Pietro Colapietro che manifesta un sospetto: “C’è un evidente tentativo di depauperare polizia, carabinieri, finanza e penitenziaria, temiamo possa nascondersi il tentativo di una militarizzazione strisciante della sicurezza come dimostra il crescente impiego dell'esercito in servizi e contesti urbani. Mentre per i vigili del fuoco l'armonizzazione retributiva ai corpi di polizia è addirittura sparita dall'agenda”.

E poi le armi

Infine un allarme, vero, che si amplifica visto che apparentemente si sta parlando di sicurezza. Il decreto appena varato consente ai 300.000 operatori di polizia di acquistare armi senza chiedere licenza o porto d’armi. A cosa serve? Ad avere più armi in giro – riducendo così la sicurezza per tutti e tutte – visto che poliziotti, carabinieri e guarda di finanza hanno già quella di ordinanza.

Chiosa infatti il segretario del Silp: “In realtà è una norma che non serve a niente, fuori dal lavoro ci si può portare quella in dotazione. È pura propaganda”. Propaganda anche pericolosa, visto che la norma prevede che ogni appartenente alle forze dell’ordine potrà avere fino a tre pistole senza denunciarle, avremo quasi un milione di armi in più in circolazione senza saperlo.

Armi di distrazioni di massa

I reati diminuiscono, ma si crea l’allarme sicurezza. Si inaspriscono le pene e si creano nuovi reati, si moltiplicano le armi in circolazione raccontando che così si crea sicurezza, mentre non si assume chi quella sicurezza potrebbe contribuire davvero a realizzarla. Non si stanziano le risorse per rinnovare i contratti e non si fa nulla per ridurre marginalità e disagio sociale. Si riducono, invece tutti gli strumenti di welfare, dalla sanità all’istruzione mentre aumenta la povertà. E il gioco della mistificazione è fatto.