Sono 90 le lavoratrici e i lavoratori coinvolti nella procedura di licenziamento collettivo presentata il 22 settembre da Q Farma, l’azienda leader nella distribuzione del farmaco risultata dall’operazione di fusione delle società Unico e Cef, che conta 1700 dipendenti.

“L’operazione societaria, che avrebbe dovuto rappresentare una garanzia per il futuro della neo-azienda e preservarne i livelli occupazionali, ha aperto invece uno scenario di crisi”, spiegano Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs.

I sindacati sottolineano che nel corso della trattativa sulla procedura, avviata martedì 23 settembre, si sono opposti “all’impostazione del negoziato sulla sola definizione di un incentivo all’esodo proposta dall’azienda e all’esclusione a priori di ogni altra soluzione che potrebbe salvaguardare i posti di lavoro”.

Per le tre sigle “l’unica strada percorribile è quella del mantenimento dell’occupazione oggi messa in crisi. È necessario attingere a ogni strumento disponibile, a partire dalla cassa integrazione, che permetterebbe di pianificare una riorganizzazione e verificare le condizioni affinché il rilancio dell’attività commerciale inizi a dare i frutti attesi”.

Filcams, Fisascat e Uiltucs rilevano, però, che “i tempi stretti che l’azienda vorrebbe imporre, con la procedura di licenziamento, impediscono al momento di elaborare un piano diverso”. Da qui la decisione del coordinamento delle delegate e dei delegati e delle strutture di Q Farma di indire lo stato di agitazione.

“Qualora l’azienda si mostrasse indisponibile a modificare la propria impostazione saranno attivate tutte le iniziative utili a salvaguardare ogni singolo posto di lavoro”, concludono i sindacati. Il prossimo incontro tra i organizzazioni dei lavoratori e azienda è stato fissato per mercoledì 1° ottobre.