Quando hanno manifestato davanti al Comune di Angri (Salerno) lo scorso 30 gennaio indossavano tutti una maschera bianca. La stessa maschera che, secondo i lavoratori della Princes, l'azienda sta usando per coprire il tentativo di licenziarli, costringendoli ad un trasferimento a Foggia, che, per la stragrande maggioranza dei 54 dipendenti, risulta impossibile. 

Princes è una società inglese dell'alimentare, a sua volta detenuta dal colosso giapponese Mitsubishi. In Italia - dove nel 2012 ha acquisto la Antonino Russo Alimentare - produce pomodoro e legumi in scatola, con etichette rigorosamente italiane, che poi vende oltremanica, dove ha un mercato molto importante (più di marchi famosi come Mutti e Cirio, per capirci). 

Ad Angri l'azienda ha la sua parte amministrativa, dove lavorano appunto 54 impiegati. Lavoratori con competenze elevate, decisamente 4.0, in grado già oggi di gestire da remoto (persino da smartphone) tutti gli stabilimenti. “Ecco perché – spiegano alcuni di loro che hanno contattato la redazione di Rassegna Sindacale – la comunicazione dell'azienda arrivata lo scorso 28 novembre è stata un fulmine a ciel sereno per tutti noi”. Un vero e proprio ultimatum: “Ci hanno dato 90 giorni di tempo per decidere se accettare o meno il trasferimento a Foggia – spiegano ancora i lavoratori – Ma poi in realtà il tempo si è ulteriormente ridotto ed entro l'8 febbraio dovremo decidere se accettare o meno l'accordo”. 

L'impressione dei lavoratori è che questa grande fretta dell'azienda sia strumentale: “Non ci danno il tempo di organizzarci e reagire – dicono ancora – ma il colpo per il territorio, come ammette la stessa azienda, sarà durissimo, visto che ad Angri la disoccupazione è a livelli record”. 

“Il trasferimento produce un doppio danno – affermano Carmine Franzese e Franco Fattoruso, segretari provinciali di Flai e Fai Napoli - la perdita di conoscenze altamente specializzate, impoverendo un territorio già provato da molte vertenze, e l'impossibilità per tanti lavoratori di seguire l’azienda a Foggia, per problematiche relative alla propria condizione familiare. Come sempre, le più penalizzate saranno le donne, eternamente divise tra famiglia e lavoro". 

“Vogliamo essere chiari – concludono i due sindacalisti - per noi, la Princes di Angri non si tocca e auspichiamo che l’interessamento delle istituzioni (si attende una convocazione da parte del Mise, ndr) possa stavolta bloccare l’ennesimo scippo di una realtà produttiva del territorio campano". (Fab.Ri)