Si riapre la vertenza Vibac. La multinazionale italiana di nastro autoadesivo e plastica per imballaggi (con 534 in Italia e altrettanti tra Serbia e Canada) nel febbraio 2023 aveva annunciato 126 esuberi (sugli allora 142 addetti complessivi) nello stabilimento di Termoli (Campobasso), poi rientrati grazie a un accordo di cassa integrazione straordinaria per transizione occupazionale (fino al 10 luglio 2024).

Ma lunedì 15 aprile la crisi è esplosa di nuovo. L’azienda, infatti, ha annunciato di aver avviato la procedura di licenziamento per 90 lavoratori (sui 139 attualmente in organico). La Vibac ha per ora escluso ogni altra misura (come i contratti di solidarietà e il ricorso al tempo parziale) perché non risolverebbero le difficoltà che ormai vanno avanti da anni, garantendo però che a Termoli resterà la produzione di nastro adesivo per i settori automotive e industriali, per la quale sono necessari non più di 50 addetti.

La storia dell’azienda

L'andamento negativo dell’azienda (fondata nel 1968) va avanti dal 2017, ma è dalla fine del 2021 che “le condizioni del mercato – spiega la Vibac – sono ulteriormente peggiorate, per l'azione concomitante della pandemia e della guerra in Ucraina e Medio Oriente, col conseguente incremento esponenziale dei costi dell'energia, con una forte diminuzione della domanda da parte di tutti i Paesi industriali e, in Italia, un altrettanto forte incremento dei costi di produzione”.

Il 2022 vede il crollo di due terzi della produzione e la cassa integrazione ordinaria dal 13 gennaio al 9 luglio, cui seguirà una seconda tornata di cassa integrazione straordinaria per ulteriori 12 mesi. Anche l’andamento del 2023, dunque, è molto tormentato, con l’aggiunta delle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime. “È quindi indifferibile – afferma l’azienda – procedere a una significativa riduzione degli organici occupati nello stabilimento di Termoli, per riportarlo a una condizione di equilibrio economico al termine del periodo di cassa integrazione in corso”.

Sindacati: assemblee e mobilitazione

Immediata la reazione di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, che hanno interessato le segreterie nazionali per valutare la situazione dello stabilimento molisano e degli altri tre siti del gruppo (L'Aquila, Viggiano e Vinci). È stato infatti costituito il coordinamento nazionale delle Rsu della Vibac, che ha subito presentato una richiesta di tavolo nazionale al ministero delle Imprese.

“Esprimiamo forte preoccupazione – scrivono i sindacati – per la situazione aziendale nel suo complesso, a partire dalla mancanza di un piano industriale, elemento essenziale per comprendere le reali intenzioni della proprietà, rispetto al rilancio dell’azienda e alla tutela dei livelli occupazionali”.

Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil ritengono “fondamentale in questa fase comprendere se esistono e, se sì, quali sono le strategie del gruppo rispetto al futuro delle attività produttive e quale il piano di investimenti necessario per cogliere obiettivi duraturi”. Hanno dunque inviato una richiesta urgente d’incontro al ministero delle Imprese allo scopo di “ragionare insieme sulle prospettive di rilancio delle attività, in un’ottica più ampia possibile”.

I sindacati territoriali e nazionali così concludono: “Per le motivazioni sopra espresse il Coordinamento comunica, inoltre, l’apertura dello stato di agitazione con blocco degli straordinari e la convocazione di assemblee in tutti i luoghi di lavoro per avviare un percorso unitario di mobilitazione”.