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Ad Anagni si ferma temporaneamente la produzione del Wegovy di Novo Nordisk e, con essa, le linee dello stabilimento farmaceutico frusinate. Ieri pomeriggio, 9 ottobre, l’azienda ha comunicato la decisione durante un incontro nella sede di Unindustria a Frosinone: lo stop è previsto già da lunedì prossimo. I sindacati denunciano come questa scelta metta a rischio l’intero piano industriale da 2,5 miliardi e il futuro occupazionale di molti lavoratori.
Da polo strategico a stabilimento sotto pressione
Solo pochi mesi fa, lo stabilimento ex Catalent di Anagni era descritto come un hub europeo per la produzione del Wegovy — simbolo strategico dell’espansione di Novo Nordisk nel mercato dei farmaci anti-obesità. Oggi, però, l’azienda attribuisce lo stop a una “contrazione del mercato”, che ha causato un calo dell’otto per cento delle vendite globali e la perdita di oltre 60 miliardi in capitalizzazione di Borsa.
Durante il vertice di Frosinone, che ha visto la partecipazione di Filctem Cgil e Femca Cisl, è emerso che dei tre impianti mondiali del gruppo solo quello statunitense continuerà le produzioni. Inoltre, a molti lavoratori interinali assunti recentemente non verranno rinnovati i contratti.
La minaccia dei dazi di Trump
La sospensione della produzione del Wegovy arriva in un periodo tormentato per il comparto farmaceutico europeo, mentre i gruppi globali valutano spostamenti delle linee in funzione delle tensioni commerciali internazionali. Ad Anagni cresce la preoccupazione: se non verranno attivate nuove produzioni, il sito rischia di perdere definitivamente il ruolo di polo europeo che gli era stato attribuito.
Negli ultimi mesi, uno dei timori più concreti sollevati da aziende e parti sociali riguarda il rischio che le produzioni europee vengano penalizzate dalle misure protezionistiche statunitensi. Il presidente Trump ha minacciato dazi fino al 100 per cento sulle importazioni di farmaci di marca, salvo che i produttori non dimostrino di aver già avviato la costruzione di stabilimenti negli Stati Uniti. Novo Nordisk, da parte sua, ha annunciato investimenti per espandere la produzione nel suo sito in North Carolina, affermando che per i farmaci destinati al mercato statunitense verrà data priorità alla produzione locale.
Sindacati in allarme: “Chiarezza e tutele subito”
Le organizzazioni sindacali lanciano un appello urgente a governo, Regione e istituzioni locali: è necessario salvaguardare il sito e tutelare i lavoratori. “Lo stabilimento di Anagni non può pagare le scelte strategiche prese a migliaia di chilometri”, affermano Filctem e Femca: “Servono trasparenza sugli investimenti, un piano di espansione credibile e garanzie contrattuali per chi rischia di restare escluso”. Inoltre hanno richiesto l’apertura immediata di un tavolo di crisi per prevenire gravi ricadute sociali in un’area già industrialmente fragile.
Sulla vicenda è intervenuto anche Sandro Chiarlitti, segretario regionale Filctem Cgil Roma e Lazio: “Il prezzo più caro di questa scelta rischiano di pagarlo i 350 giovani lavoratori in somministrazione”.