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"L'azione di tutela individuale, svolta dall’Inca, nell’intreccio con quella collettiva, fa la differenza e crea valore aggiunto in termini di maggiori tutele e diritti”. Così si è espresso nel suo intervento, ripreso dal sito www.inca.it, Michele Pagliaro, presidente del Patronato della Cgil, partecipando da remoto lo scorso 5 luglio alla Conferenza Nazionale dell’immigrazione che si teneva a Roma, sottolineando come questa azione sia ancor più importante se si considera il fatto che nell’ultimo periodo, nel nostro paese, “le diseguaglianze, a causa della crisi economica, la pandemia e il conflitto russo-ucraino, tendono ad aumentare investendo anche nuovi ambiti, compreso quello legato alle diseguaglianze digitali.
“Durante la pandemia – ha detto Pagliaro -, l’Inca si è dimostrato un presidio di prossimità molto utile e per certi aspetti fondamentale. Abbiamo dimostrato con i fatti – ha spiegato - uno straordinario dinamismo e una grande capacità di cambiamento, di affidabilità e di qualità delle risposte ai bisogni della popolazione, forti della presenza del Patronato della Cgil non solo in Italia, ma anche in altri 27 Paesi nel mondo”.
I dati
I dati sull’attività gli danno ragione: nel 2021, le pratiche aperte dall’Inca in favore dei cittadini non nati in Italia rappresentano oltre il 22% del volume totale e il dato tende ancor oggi a crescere. In valori assoluti significa 673.346 pratiche aperte in aumento del 2,3% rispetto all’anno precedente. Le persone non nate in Italia che si sono rivolte al Patronato della Cgil sono state 384.686 (il 54% uomini e il restante 46% donne), e rispetto al 2020 sono oltre 4.500 in più. La media è di 1,7 pratiche aperte a persona. Prevalentemente, si tratta di persone che provengono da Romania, Albania, Marocco, Senegal, Ucraina, Moldavia, Nigeria, India, Tunisia e Pakistan (61% del totale).
Risultati che si riflettono anche sulle adesioni alla Cgil, sottolinea il Presidente Pagliaro: nel 2021, i cittadini non nati in Italia che si sono iscritti al sindacato tramite l’Inca, infatti, sono stati 111.754 (il 55% uomini e il restante 45% donne), pari al 25% del totale delle adesioni alla Cgil realizzate attraverso i servizi dell’Inca.
L'impegno del patronato sul fronte dell'immigrazione
Un impegno costante che è servito e serve ancor oggi per contrastare le politiche migratorie a danno dei migranti, che hanno caratterizzato gli interventi degli ultimi trent’anni, nell’ambito dei quali è prevalso, quasi sempre, il tratto dell’intolleranza, dell’odio e della discriminazione. “Non a caso – ha osservato Pagliaro - è ancora in vigore la cosiddetta legge ‘Bossi-Fini’, una normativa ideologica che ha fatto solo crescere gli irregolari”.
“Eppure – ha aggiunto -, gli immigrati sono una risorsa importante per il Paese. Degli oltre 5 milioni di persone straniere presenti in Italia gli occupati sono oltre 2 milioni e 300 mila (ovvero il 10,4% del totale degli occupati). Negli ultimi dieci anni, sono quasi 1 milione gli stranieri che hanno preso la cittadinanza, nonostante la legge che ne regola l’acquisizione (la 91/92), sia ormai obsoleta”. Per questa ragione, c’è bisogno di aggiornare la normativa, ma non mancano gli ostacoli. “La Cgil – ha ricordato Pagliaro - ha da sempre appoggiato le proposte di riforma nell’ottica dello ‘ius soli’, più o meno “temperato”, ma anche oggi, che si va verso la riduzione di fatto della platea dei possibili beneficiari con lo 'ius scholae', verifichiamo grandi difficoltà a procedere in Parlamento per quella che a nostro avviso è invece una fondamentale battaglia di diritto e di riconoscimento della dignità della persona”.
La condizione dei migranti in Italia
Ora nonostante il fenomeno migratorio in Italia sia ormai strutturato e strutturale, fondamentale per il nostro mercato del lavoro e, più in generale, per la stabilità della nostra società, le condizioni dei migranti, anche una volta ottenuta la cittadinanza, restano difficoltose sia in termini di integrazione nella società che di diritti sul lavoro: “i migranti – osserva Pagliaro - subiscono fenomeni di razzismo; per loro mancano politiche ad hoc; sono più ricattabili a causa della Legge Bossi/Fini; sono impiegati soprattutto nei lavori più pericolosi e meno qualificati; in alcuni casi, quel lavoro si traduce in una forma di grave sfruttamento o addirittura schiavitù. Infine, i migranti scontano un forte differenziale retributivo con gli autoctoni e sono quindi a maggior rischio di povertà”.
Le battaglie dell'Inca Cgil
“È questo il contesto che produce una forte domanda di tutela sia collettiva che individuale – ha chiarito Pagliaro - a cui come Cgil cerchiamo con il nostro impegno di dare risposte concrete. Rispondiamo ai bisogni espressi dalle numerose persone straniere che si rivolgono all’Inca per un ricongiungimento familiare, per il rilascio e il rinnovo dei titoli di soggiorno e per qualsiasi altra informazione che possa agevolarle nell’accesso alle misure di protezione sociale di natura assistenziale, di sostegno al reddito e per la tutela della salute nei luoghi di lavoro”.
Il Presidente dell’Inca ha anche ricordato come sulla questione dei migranti, il Patronato della Cgil ha sviluppato anche una tutela legale e un contenzioso in tantissime Corti, nei Tributi locali, nelle Alte Corti e nelle Corti di Giustizia Europee. Tra le sentenze più significative per il diritto dei migranti l’Inca annovera: la riduzione al 50% dell’ulteriore contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno - considerato eccessivo dalle Corti Europee; numerosi pronunciamenti per assicurare il diritto alle prestazioni assistenziali in favore di chi non è titolare del permesso di soggiorno da lungo-soggiornante (bonus bebè, premio natalità, disoccupazione, prestazioni assistenziali in genere), pronunce sul tema dei tempi di riconoscimento della cittadinanza italiana così come contro le ordinanze discriminatorie di alcune Amministrazioni locali.
"Quello in favore dei diritti dei migranti - ha concluso Pagliaro - è un impegno che continuerà ancor più forte in futuro, per far crescere i diritti pretendendo la cancellazione di ogni forma discriminatoria e la corretta applicazione delle norme sul welfare che, come nel caso dell’Assegno Unico Universale, ancora vedono esclusi dal beneficio economico tanti lavoratori stranieri, in contrasto con le direttive europee".