Presidio a Taranto giovedì 21 marzo, a partire dalle ore 10 davanti alla sede del comando Marina Sud, dei 200 lavoratori delle imprese “La Lucentezza” e “Pulitori e Affini”, appaltatrici della Marina Militare. Gli addetti protestano per i tagli alle loro retribuzioni in conseguenza della riduzione delle ore di lavoro (ora la loro busta paga è di 350 euro al mese). “Dal 1° gennaio scorso – spiegano Filcams Cgil e Fisascat Cisl – i lavoratori vedono il loro parametro contrattuale fortemente ridotto”. In una nota a firma dei segretari Paola Fresi (Filcams) e Antonio Arcadio (Fisascat), inviata al ministro della Difesa Elisabetta Trenta, ai sottosegretari Raffaele Volpi e Angelo Tofalo, ai parlamentari della commissione Difesa, nonché ai parlamentari, al prefetto e al sindaco di Taranto, vengono ricostruiti temporalmente, dal 2015 ad oggi, gli sviluppi “anche vertenziali che hanno determinato le problematicità che oggi si chiede di risolvere”.

“Era il 2015 – rammentano i sindacati – quando nella legge di stabilità furono aumentate le risorse finanziarie previste per gli appalti di pulizia e manovalanza per il triennio 2016-2018, da subito prendendo atto positivamente della risposta che la politica tutta aveva dato alla città di Taranto, portando a oltre 14 mila ore il servizio e garantendo così nei siti uno standard di alta sanificazione e manovalanza per i diversi settori e servizi”. Alla fine del 2017 “la nuova gara quadro nazionale ha previsto il primo taglio delle ore del servizio, colmate per il 2018 dalle risorse previste per il 2016-2018 dal cosiddetto ‘Salva Taranto’. Un decreto, quest'ultimo, non rinnovato con la legge di bilancio 2019, perciò la stragrande maggioranza dei lavoratori opera dal 1° gennaio con un parametro contrattuale di circa 14 ore settimanali, corrispondente a meno di 350 euro mensili”. Filcams e Fisascat chiedono al governo di “ricercare nuove risorse finanziarie per restituire quanto perso e per ridare una speranza sociale di vita alle 200 famiglie, oggi ripiombate in una inquietante disperazione”. Il Comando Marina Sud e i parlamentari di Taranto “accolgano le istanze sindacali, ricercando nelle sedi governative le soluzioni finanziarie utili, anche a restituire quanto finora perso dalle lavoratrici e dai lavoratori che soffrono conseguenti disagi economici familiari”.