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Il Consiglio Regionale della Lombardia discuterà la legge di assestamento al bilancio all’interno della sessione di bilancio, calendarizzata per i giorni 26-27-28 luglio. Tra gli emendamenti proposti, fanno discutere quelli sul Diritto allo Studio Universitario presentati dal Movimento 5 Stelle e dal Partito Democratico che incassano il sostegno dell’Udu, del Sunia, della Cgil e della Flc Cgil. A darne notizia il sindacato con un comunicato.
Classifica Censis, le università lombarde in difficoltà sul dsu
"Ogni anno la Regione Lombardia investe 37 milioni dalle risorse proprie per il Diritto allo Studio Universitario: sono 120 euro medi per ognuno dei 300.000 universitari che studiano nella nostra regione. Risorse del tutto inadeguate per sostenere le Borse di Studio e le residenze universitarie che infatti non riescono a soddisfare il crescente bisogno degli universitari. Alcuni studenti restano esclusi anche a causa dei criteri di merito particolarmente stringenti esistenti in Lombardia", ricordano dall’Udu, l'Unione degli universitari.
È di pochi giorni fa la notizia secondo la quale in regione mancano ben 14 milioni di euro per la copertura delle borse di studio. È concorde l’analisi svolta dalla Flc Cgil Lombardia: "L’Italia è il paese con il più basso numero di laureati in Europa. Mentre in Italia scuole e università sono state utilizzate per fare cassa con tagli e disinvestimenti, in Europa le politiche pre e post crisi si sono caratterizzate da un aumento di investimenti e attenzione su istruzione e università come volano per la ripresa economica e sociale. Le condizioni famigliari legate a difficoltà di carattere economico, ambientale e culturale limitano, anche in Lombardia, il percorso di molte ragazze e ragazzi che per capacità e per interesse potrebbero concludere il percorso universitario, ma senza supporto e sostegno economico gli è preclusa tale possibilità. Di fatto non viene garantito il diritto allo studio e prevale una selezione che è esclusivamente di carattere economico o famigliare".
A dimostrazione della situazione di difficoltà, il recente aggiornamento annuale della classifica Censis - scrive la Cgil in una nota - ha penalizzato le università lombarde proprio sul fronte Dsu. Dal 2016 al 2021, le università pubbliche lombarde hanno perso in media 10 punti sulla voce relativa alle borse di studio ed altri 3 punti sulla voce relativa ai servizi. Di conseguenza, oggi quasi tutte le università lombarde vedono i propri punteggi peggiori collegati alla carenza di borse di studio, residenze universitarie e mense. "Il risultato della classifica Censis non ci stupisce. Questa difficile situazione - osserva l’Udu - si è aggravata con l’emergenza sanitaria ed economica, come dimostrano tutti gli indicatori. Ci saremmo pertanto aspettati dalla Regione un impegno maggiore ma così non è stato. Eppure lo stesso Consiglio Regionale, su proposta della maggioranza, nella risoluzione n. 34 di aprile 2020, aveva chiesto un contributo per gli studenti fuori sede che devono sostenere il pagamento di un affitto. Alla risoluzione non è però seguito alcun reale stanziamento di risorse: in quella occasione, la politica ha illuso gli studenti universitari, lasciandoli privi di qualsiasi aiuto economico aggiuntivo a parte quelli statali".
Gli emendamenti possono essere una svolta
Gli emendamenti vogliono porre rimedio al sottofinanziamento, intervenendo su diversi capitoli di spesa: l’investimento più importante riguarda le borse di studio per le quali si chiedono 20 milioni aggiuntivi, 5 milioni dovrebbero invece servire per aiutare gli studenti in affitto e infine 8 milioni sarebbero destinati a migliorare i servizi offerti dalle residenze universitarie, dai collegi pubblici e dalle mense. Risorse che andrebbero a raddoppiare gli attuali investimenti sul Diritto allo Studio, raggiungendo il livello delle Regioni più virtuose. I fondi avrebbero inoltre l’effetto positivo di alleggerire il bilancio degli atenei lombardi che oggi devono farsi carico del fabbisogno non finanziato da Stato e Regione. In caso di approvazione, le università rientrerebbero quindi nella disponibilità di almeno una decina di milioni annuali che potrebbero utilizzare per abbassare le tasse agli studenti, migliorare i servizi oppure investire in edilizia. L’importanza di approvare gli emendamenti viene confermata dalla Cgil Lombardia: "Ora più che mai i nostri territori hanno bisogno di attrarre giovani talenti e professionalità nuove, di mettere a sistema competenze, idee e progetti nel segno dell’innovazione e della capacità di stare al passo con le grandi trasformazioni che attraversano la società. Favorire l’ingresso e la permanenza degli studenti nei nostri atenei rendendo accessibili, attrattive e accoglienti le università lombarde significa investire sul nostro stesso futuro".
Lettera dei rappresentanti degli studenti alla Regione e ai rettori
Per quanto riguarda gli emendamenti presentati da M5S e Pd, dall’Udu confermano come la loro approvazione consentirebbe finalmente un cambio di rotta. Il messaggio è stato ribadito in una lettera indirizzata al Presidente Fontana, all’Assessore Sala, al Presidente del Crul, il Professor Morzenti, e ai rettori di tutte le università lombarde. L’Udu spiega il contenuto della lettera: "Abbiamo voluto ribadire con forza come l’unico modo per rilanciare il sistema di Diritto allo Studio sia quello di investire più risorse, approvando gli emendamenti. Stimiamo che, mantenendo una quota di cofinanziamento delle università lombarde e prevedendo un aumento automatico dei finanziamenti statali, almeno 10.000 universitari lombardi bisognosi potranno ricevere una forma di sostegno economico agli studi, tramite una borsa oppure tramite un contributo affitti. Invece, se gli emendamenti non venissero approvati, questi 10.000 universitari rimarrebbero privi di qualsiasi aiuto e farebbero fatica a permettersi gli studi, specialmente i fuori sede".
"È necessario quindi - conclude la Flc Cgil - che Regione Lombardia stanzi le risorse necessarie per garantire le Borse di Studio, i contributi affitto per i fuori sede e le esenzioni dalle spese per le residenze universitarie, così da facilitare e non precludere il diritto alla frequenza universitaria a coloro che non hanno un elevato indicatore Isee o un determinato status famigliare. Le cause del basso numero di laureati del nostro Paese sono evidenti, a partire dal caro rette e dalla scarsità di fondi per il diritto allo studio. Regione Lombardia faccia la sua parte. Per appianare le disuguaglianze serve garantire a tutte e tutti l’accesso e la prosecuzione degli studi universitari, evitando che l’estrazione sociale abbia un peso nel determinare il futuro di una persona".