La situazione del corriere espresso Sgt resta in bilico, così come nell'incertezza è il futuro dei molti addetti coinvolti: 180 i lavoratori diretti, 2.500 gli indiretti in 80 filiali presenti in tutta Italia. Facchini, autisti, impiegati negli uffici a oggi non sanno se potranno continuare il loro lavoro. Il destino dell'azienda è ora nelle mani del Tribunale di Milano, che dovrà decidere sul piano industriale e sulla possibilità di continuare, ma con una riduzione significativa della forza lavoro. Avete presente la storia di un'azienda che chiude per colpa della crisi? Ecco, non è questa: è una vicenda completamente diversa, quella di Sgt. A raccontarla a Rassegna Sindacale è Vincenzo Cariddi, della Filt Cgil di Roma e Lazio. “Sgt è frutto del trasferimento di un ramo d'azienda – dice – che deriva dalla precedente Sogetras, società di trasporto valori e corrispondenza, che è fallita nel 2017 e ha portato con sé una lunga vicenda giudiziaria a carico dei vertici, accusati, tra i vari capi, di aver definito un meccanismo di elusione ed evasione fiscale.

"Il corriere Sgt ha scontato un accumulo di debito derivante proprio da Sogetras – continua il sindacalista della Filt –, è stato costretto a svolgere la sua attività con perdite di circa 500 mila euro al mese. Il corriere riusciva a tenersi a galla, ma c'erano problemi con disservizi per i clienti e mancati pagamenti per i lavoratori: quelli diretti sono sempre stati retribuiti, ma gravi mancanze salariali riguardano le aziende in appalto, come consorzi e cooperative". Circa due settimane fa la dirigenza di Sgt ha portato i libri in tribunale. Poi, dopo una riunione dei soci, c'è stato un cambio di programma: con la nomina di un nuovo amministratore unico l'azienda ha deciso di provare a ripartire. Sgt è quindi andata in tribunale: non per fallimento, ma per chiedere un concordato in bianco, ovvero il congelamento dei debiti e la possibilità di ripartire in continuità, naturalmente ad alcune condizioni. Tra queste c'è il piano industriale che deve essere vagliato dal tribunale: in caso di risposta positiva, si potrà ricominciare, ma con circa il 50% di clienti in meno, che nel frattempo hanno abbandonato il corriere e si sono rivolti ad altri. Quindi, per forza di cose, con una riduzione significativa di forza lavoro.

Una situazione dovuta alla politica dell'azienda

A illustrare ulteriormente lo scenario è Alessandro Antonelli, responsabile del settore merci e logistica della Filt Roma e Lazio. "Questo stato di cose – spiega – è frutto di una politica di gare al ribasso, che nel corso del tempo per aggiudicarsi clienti ha applicato tariffe stracciate. Allo stesso tempo, si è abbattuto il costo del lavoro, e non sempre con mezzi trasparenti: da un lato facendo ricorso ad autisti con buste paga part time, impiegati però per molte più ore, e dall’altro favorendo una situazione di non correttezza diffusa che ha portato alla condizione attuale". Sogetras, e di conseguenza il ramo Sgt, non ha mai sofferto una mancanza di lavoro, anzi: come in tutta la logistica, il mercato è vivo e le commesse non sono mai entrate in crisi. "Il rischio di chiusura è dovuto alla politica economica che si è voluta portare avanti", chiarisce Antonelli.

Il ministero del Lavoro ha annunciato l'apertura di un tavolo. La Filt porterà alcune richieste precise: "Ci auguriamo la difesa dell'attività e il mantenimento dei livelli occupazionali, anche se sarà quasi impossibile, perché molto clienti sono già tornati dai vecchi fornitori. Per coloro che non rientreranno al lavoro, il ministero dovrà avviare subito una procedura di ammortizzatori sociali". Per gli addetti in esubero il sindacato ha anche un'altra proposta: "Stiamo chiedendo a Poste Italiane e Sda, che ha rilevato Sogetras, di far riferimento a quei lavoratori per un'eventuale necessità di incremento di personale: chiediamo, insomma, un bacino di prelazione", conclude Antonelli.

“Sono andato al lavoro e ho trovato i cancelli chiusi”

Da una parte, c'è la storia aziendale. Dall'altra, invece, ci sono le conseguenze concrete sulla pelle dei lavoratori. Come nel caso di Marcello Ballicu, uno dei corrieri licenziati da Sgt a Roma: "L'ho vissuta come una vera fregatura – esordisce –: il giorno prima ero andato al lavoro, tutto normale, ho fatto le consegne come sempre. Il giorno dopo ho trovato il cancello chiuso, ci hanno detto che l'azienda era fallita. Sono rimasti fregati tutti: la società era parcellizzata in varie cooperative, tra cui la nostra, ogni singolo addetto è rimasto inoccupato. La cosa più incredibile è che, fino al giorno precedente, l'attività si era svolta in modo del tutto normale". Anche da lui arriva la conferma che il lavoro non mancava, al contrario: "Il magazzino era pieno di clienti importanti, come Luxottica, dalla sede romana uscivamo con centinaia di consegne al giorno. Le merci arrivavano regolarmente, c'era un'organizzazione di turni molto ampia. Semmai abbiamo avuto il problema contrario: troppo lavoro e difficoltà a coprire tutto. La verità è che non c'è mai stata nemmeno l'ombra di una crisi".

Il licenziamento si ripercuote con forza sulla vita quotidiana. "Ho quattro mesi di stipendi arretrati – racconta Ballicu –, l'ultima volta mi hanno pagato a dicembre. Ho anticipato tutto, ma senza quattro buste paga la situazione è drammatica: ho problemi a pagare l'assicurazione del furgone e perfino l'affitto di casa". Come tanti, anche per lui è iniziata la ricerca di un nuovo impiego: "Non mi sono perso d'animo, ultimamente sono riuscito a trovare un'occupazione perché ho sempre lavorato nel settore, un'altra società ha saputo che ero libero e mi ha contattato: in ogni caso, tutti i problemi economici restano". A provocare amarezza tra i lavoratori coinvolti è anche la constatazione del fatto che una vicenda come quella della Sgt non ha avuto sui media lo spazio che avrebbe meritato: "Mi sarei aspettato articoli sui giornali, per un'azienda che chiude in questo modo, invece siamo stati completamente ignorati dalla carta stampata".