Un piano di riduzione occupazionale di 1.000 addetti all'interno della Divisione Aerostrutture, attraverso un accompagnamento alla pensione per 500 lavoratori e altri 500 riqualificati per attività presso altri siti. Questa la decisione della Leonardo, comunicata mercoledì 10 marzo ai sindacati nel corso del Coordinamento nazionale della Divisione, primo incontro dalla firma dell'accordo del 17 dicembre 2020.

“L'azienda ha evidenziato – spiega Claudio Gonzato, coordinatore nazionale Fiom Cgil del settore aerospazio – come negli anni dal 2021 al 2023 continueranno i vuoti lavoro all'interno dei siti presenti nella Divisione, con la prospettiva di una risalita graduale dal 2024 in avanti, legata ai programmi attualmente presenti e a quelli che l'azienda ipotizza di acquisire nei prossimi mesi, che avranno tempi di messa a regime medio-lunghi”. Per l’esponente sindacale “prendere coscienza della difficile situazione, con la consapevolezza di tempi lunghi per mitigare la crisi generata dal Covid-19, è un passo avanti, ma non basta condividere l'analisi per condividere il percorso”.

Appare ormai condiviso che “la pandemia porti, anche una volta terminata la fase acuta, a una sovracapacità produttiva, ma dal confronto emergono scelte che vanno nella direzione di una riduzione dell'occupazione nella Divisione Aerostrutture, di conseguenza una riduzione occupazionale in tutto il Mezzogiorno, considerando le aziende dell'indotto, senza che vi siano commesse e programmi futuri sufficienti in grado di garantire prospettive certe per il settore delle produzioni aeree civili”.

La Fiom Cgil, dunque, non può condividere “un percorso, seppur fatto di esodi incentivati e ricollocazioni volontarie, senza che vi siano prospettive certe per le lavoratrici e i lavoratori che rimarranno dentro la Divisione Aerostrutture alla fine dell'operazione”. E sollecita Leonardo a “un piano di rilancio che, in presenza di criticità pesanti come quelle oggi evidenziate, contenga soluzioni certe per chi esce ma soprattutto per chi resta”.

Gonzato rileva che la Fiom ha fatto proposte che vedano “il finanziamento di nuovi programmi, come lo sviluppo del progetto Ntp 100 posti, e future commesse che pongano fine alla mono-commitenza degli stabilimenti, consapevoli che gli stessi possono avere ricadute su tutti gli stabilimenti della Divisione”. E sottolinea che, pur comprendendo che tali condizioni “non dipendono solo dalle scelte di Leonardo One Company, ma che le stesse sono legate a impegni che attengono alle istituzioni nazionali e locali, si ritiene ormai non più rinviabile un incontro di Osservatorio strategico con l’amministratore delegato e le organizzazioni sindacali nel quale si definisca un impegno comune da porre all'attenzione del governo su ciò che serve per salvaguardare una parte importante e strategica a livello industriale per il Paese e per il Mezzogiorno, alla luce delle ingenti quantità economiche da definire nel Recovery fund”.

La Fiom Cgil ritiene “non più rinviabile un confronto tra le parti sociali e la classe dirigente del Paese, per riprogettare il futuro industriale del settore del trasporto civile, che non può essere relegato ai soli scivoli pensionistici e a un conseguente deterioramento delle competenze e del perimetro industriale e produttivo”. L'azienda, ricorda Gonzato, ha preso “l'impegno di riconvocare il tavolo con il coordinamento della Divisione Aerostrutture entro la fine del mese di marzo, al fine di fornire ulteriori elementi che definiscano meglio le varie operazioni e le prospettive industriali oggi solamente delineate a grandi linee”.

Occorre, però, che l'azienda “abbia la consapevolezza che la condivisione dei percorsi per la Fiom Cgil passa non solo attraverso il confronto, ma dalla condivisione nel merito delle scelte che l'azienda intende adottare”. Nel confronto, conclude il coordinatore nazionale Fiom Cgil del settore aerospazio, sono state assunte “scelte che riducono il perimetro occupazionale in Leonardo e nel Mezzogiorno, cui abbiamo espresso la nostra contrarietà, senza avere risposte su ciò che servirebbe per coloro che rimangono all'interno della Divisione. Questa seconda parte è indispensabile e preventiva per avviare qualsiasi discussione su un percorso che oggi appare pieno di incognite”.