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Il recente Rapporto annuale dell’Istat ha lanciato un campanello d'allarme sull'economia italiana: tra il 2019 e il 2024, le retribuzioni contrattuali hanno perso il 10,5% del loro potere d'acquisto, a causa della forte crescita dei prezzi.
Un’erosione silenziosa
La contrazione del potere d’acquisto è stata particolarmente marcata alla fine del 2022, quando ha raggiunto il 15%, per poi attenuarsi nel 2023 e risalire al 10% a marzo 2025 . Anche le retribuzioni lorde di fatto per dipendente, che tengono conto degli accordi aziendali e individuali, hanno subito una perdita, seppur più contenuta, pari al 4,4%.
Occupazione in crescita, ma con riserve
Nonostante l'aumento dell'occupazione, con 23,9 milioni di occupati a fine 2024 (+3,6% rispetto al 2019), l’Italia resta il Paese con il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni più basso d’Europa, soprattutto a causa dei livelli inferiori di partecipazione e occupazione delle componenti giovanile e femminile.
Un confronto europeo impietoso
Nel confronto con le principali economie europee, l’Italia mostra una performance negativa: mentre in Francia e Germania il potere d'acquisto delle retribuzioni lorde è cresciuto rispettivamente dell’1,1% e del 5,7% negli ultimi dieci anni, da noi è diminuito del 4,5%.
Le conseguenze sociali
La perdita del potere d'acquisto ha avuto ripercussioni significative sul tessuto sociale italiano. Il fenomeno dei “working poor”, ovvero persone che pur lavorando rientrano nella povertà assoluta, è in crescita. Tra il 2014 e il 2023, l’incidenza di povertà assoluta individuale tra gli occupati è passata dal 4,9% al 7,6%, con un incremento più rapido tra gli operai, passando da poco meno del 9% al 14,6%.
Prospettive e soluzioni
Il Rapporto Istat evidenzia la necessità di interventi strutturali per invertire la tendenza: politiche salariali più efficaci, rinnovo dei contratti collettivi, e misure per aumentare la produttività e l’occupazione giovanile e femminile. Solo attraverso un impegno condiviso tra istituzioni, imprese e parti sociali sarà possibile restituire fiducia e potere d'acquisto ai lavoratori italiani.