“Tremavo piangevo... mi ha chiamato il 12 settembre l’agenzia (l’agenzia di lavoro con cui ha trovato impiego alla Recuperator di Rescaldina) e mi ha detto ‘Rosi, guarda, l’azienda ha cessato il tuo staff leasing’. Loro dicono per mancanza di lavoro, ma in realtà siamo pieni di lavoro e infatti faranno entrare altri operai?”.

Inizia così il racconto di Rosaria Ferro. Di lei ti colpisce la voce ferma, decisa, l’entusiasmo per la vita che esce fuori dalle note squillanti che arrivano dal cellulare, nonostante i colpi la vita negli ultimi tempi non glieli abbia certo risparmiati. Prima il tumore al seno, poi questa doccia fredda da parte dell’azienda per cui lavora in somministrazione da 46 mesi. “Da quando sono rientrata sono in produzione, non sto in un angolino. Sono un’operaia sulla linea con trapano, martello e ogni altro strumento serva, nonostante abbia tolto il cancro al seno, asportato una parte di mammella, subito un intervento sotto l’ascella. Ho 55 anni e lavoro da quando ne ho 14. E di fronte a questa decisione ci sono rimasta malissimo”.

E pensare che il gruppo che ha acquisito nel 2018 la Recuperator, il gruppo Carel, ha vinto premi prestigiosi per la qualità dell’ambiente di lavoro. Confermi? “In azienda in realtà non mi hanno mai chiamato, anche dopo aver saputo che avevo scoperto di avere un tumore al seno. C’è una signora delle risorse umane, non mi ha mai chiesto come stavo, neanche dopo l’intervento”.

E i tuoi colleghi? “Da molti di loro tantissima solidarietà, che non mi aspettavo. Anche oggi c’è stata un’assemblea sindacale della Fiom che mi ha manifestato grande vicinanza, ha alzato la voce sulla mia questione, anche se non sono iscritta al loro sindacato e non sono dipendente diretta, ma impiegata con una agenzia”.

Che cosa vorresti dopo questa vicenda? “Prima di tutto non voglio che succeda a un’altra donna, perché qua ci sono tante donne in somministrazione. Non deve più succedere”.