Siglato mercoledì 15 ottobre l’accordo tra sindacati e azienda per la procedura di licenziamento alla Aquafil di Arco (Trento), storica impresa (fondata nel 1965) produttrice di nylon e fibre sintetiche, che il 10 settembre scorso aveva annunciato il proprio riassetto, prevedendo circa 20-25 esuberi (su 503 lavoratori) da definire entro fine anno.

“Un programma di riorganizzazione e riduzione dei costi, con l’obiettivo di rafforzare la solidità del gruppo in risposta a un complesso contesto di mercato”. È con queste parole che la società comunicava la propria riorganizzazione, che coinvolge l’intero gruppo (19 impianti in tre continenti e 2.400 dipendenti complessivi).

L’intesa prevede il licenziamento di 21 lavoratori (non addetti alla produzione, bensì ai reparti di supporto alla produzione, amministrazione, manutenzione, staff e controllo qualità). Di questi, 14 sono dipendenti vicini alla pensione, ossia lavoratori che raggiungeranno i requisiti per andare a riposo entro i prossimi due anni. I restanti sono lavoratori che, per età e competenze, sono già pronti per la ricollocazione.

“Si tratta per fortuna di figure ad alta specializzazione di cui il mercato del lavoro in Trentino ha bisogno”, spiegano Mario Cerutti e Federica Dalsass (Filctem Cgil), Nicola Brancher e Alessandra Paoli (Femca Cisl) e Alan Tancredi (Uiltec Uil): “Il nostro obiettivo è stato tutelare nel miglior modo possibile questi esuberi, contrattando anche un giusto e adeguato indennizzo economico che tenesse conto di anzianità di servizio, professionalità e carichi di lavoro”.

Filctem, Femca e Uiltec hanno anche voluto che nel testo dell’accordo fosse messo nero su bianco l’impegno dell’azienda per il futuro dello stabilimento. “La procedura di licenziamento ha creato apprensione tra i lavoratori”, concludono le tre sigle: “Era fondamentale avere rassicurazioni anche per chi resta, al netto dell’attuale complessa fase di mercato”.