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La bocciatura arriva dall’associazione ambientalista Wwf Italia: i tre anni di governo Meloni non sono stati sfruttati come si doveva per raggiungere gli obiettivi posti al 2030, per contrastare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità. A ridosso dell’anniversario dell’insediamento dell’esecutivo, l’organizzazione pubblica le sue pagelle all’interno della campagna Our Values.
Dieci le aree prese in esame, dall’agricoltura alla biodiversità, passando per clima, energia e mare. In molti ambiti non c’è stata l’accelerazione auspicata, ma in alcuni settori, in particolare quello della tutela della biodiversità, il governo ha fatto registrare veri e propri passi indietro.
Caccia e biodiversità
Vengono giudicati insufficienti la tutela della biodiversità e l’atteggiamento governativo verso la caccia e il contrasto al bracconaggio. “Sin dal suo insediamento – si legge nella nota del Wwf –, ha adottato un approccio tanto chiaro quanto dannoso: deregolamentare un’attività che già genera forti criticità per l’ambiente, la sicurezza e la legalità. La riforma della caccia, in discussione al Senato, rappresenta l’apice di questo approccio: un testo scritto senza confronto con il mondo scientifico e ambientalista, che punta a smantellare la legge quadro sulla fauna selvatica”.
Aree protette, agricoltura e territorio
Meno duro il giudizio sulle aree protette, dove il governo viene giudicato sufficiente, ma con riserva. “Se è stato interessante il dibattito generato dagli stati generali sulle aree protette voluti dal ministero dell’Ambiente – affermano dal Wwf -, la realizzazione di nuove aree protette annega nella burocrazia e nelle opposizioni localistiche mentre parchi e riserve esistenti sono sempre più caselle da occupare politicamente”.
Insufficienti, invece, le azioni sul fronte dell’agricoltura. L’esecutivo e il parlamento hanno sostenuto leggi demagogiche a sostegno di quella intensiva, come il divieto della carne coltivata, hanno ostacolato il biologico, hanno aperto agli Ogm e si sono opposti alla transizione ecologica del settore. Stesso giudizio anche sulla gestione del territorio: il consumo di suolo continua senza sosta e i ritardi su dissesto e bonifiche restano gravi.
Conseguenze europee
A giugno 2025 le procedure d’infrazione aperte contro l’Italia sono 64, 51 per violazione del diritto dell’Unione e 13 per mancato recepimento di direttive. Tra queste, quelle in materia ambientale rappresentano di gran lunga il gruppo maggiore, con ben 23 procedure.
“Restano ora due anni al governo Meloni per porsi degli obiettivi di miglioramento e impegnarsi per raggiungerli – afferma la nota dell’associazione -. Anche perché mentre l’esecutivo si muove con passi incerti o addirittura indietro, emergenze come consumo di suolo, inquinamento, perdita di biodiversità e crisi climatica avanzano senza sosta. Il concetto di sviluppo che si sta riaffermando è di stampo novecentista, con la strada spianata dal negazionismo e da interessi economici potenti che influenzano politica e comunicazione”.