“Usa e getta”. È questa la condizione di lavoratrici e lavoratori a leggere vicende come quella denunciata dal Nidil Cgil di Ticino Olona e della Lombardia. Alla Recuperator S.p.A. di Rescaldina, in provincia di Milano, un’azienda con oltre 80 persone occupate che produce scambiatori di calore e fa parte, dal 2018, del gruppo Carel, Rosaria è stata lasciata a casa dopo 46 mesi di lavoro perché ha contratto un tumore.

E meno male, si legge nel comunicato sindacale, che “il gruppo Carel si è dotato di un codice etico per uniformare i comportamenti delle società del gruppo e, pochi giorni fa, ha ricevuto dal Corriere della Sera e da Statista il riconoscimento Italy’s Best Employers 2026, tra le imprese più apprezzate per la qualità dell’ambiente di lavoro, le opportunità di crescita e il benessere di chi vi opera”.

“Un riconoscimento – scrive Giorgio Ortolani, segretario Nidil Cgil Ticino Olona – che appare in forte contraddizione con la scelta di ‘licenziare’ una lavoratrice appena rientrata dopo aver superato una grave malattia”.

I fatti

Come molte aziende, anche Recuperator si avvale, oltre che di personale diretto, di lavoratrici e lavoratori in somministrazione. Tra loro Rosaria Ferro, 55 anni, separata e madre di un figlio di 18 anni, assunta tramite un’Agenzia per il Lavoro e inviata in missione presso Recuperator il 18 gennaio 2022. Il suo inserimento viene giudicato positivo e, dopo un anno, il 1° gennaio 2023, l’azienda chiede all’agenzia di trasformare il rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

All’inizio del 2025, Rosaria scopre di avere un carcinoma al seno: viene operata il 13 marzo e si sottopone a radioterapia. Dopo il periodo di convalescenza, rientra in azienda e l’11 giugno 2025 il medico competente la giudica idonea al lavoro con limitazioni. Il 26 giugno 2025, l’Inps certifica il diritto a due ore giornaliere di permesso per la patologia fino a giugno 2026.

Rosaria riprende così regolarmente il lavoro per sei ore al giorno. Ai primi di settembre, però, l’Agenzia per il Lavoro comunica che, per “mancanza di lavoro”, la missione terminerà il 4 novembre 2025, dopo 46 mesi continuativi in azienda

Come Nidil Cgil Ticino Olona “abbiamo interpellato l’agenzia, che ha dichiarato di non poter intervenire, trattandosi di una ‘scelta insindacabile’ della società utilizzatrice, Recuperator, la quale sostiene di avere un calo produttivo. La realtà è un’altra: dopo aver annunciato la cessazione della missione della sig.ra Ferro, l’azienda ha assunto sei nuove persone, di cui tre nello stesso reparto in cui lei lavorava”.

“Il 7 ottobre 2025 – continua la ricostruzione del sindacato dei precari della Cgil – durante un incontro, abbiamo contestato la decisione aziendale, che appare come un tentativo di allontanare una persona solo perché colpita da una malattia che ne ha temporaneamente ridotto la capacità lavorativa. L’azienda ha ribadito che la conclusione delle missioni del personale in somministrazione rientra nelle sue facoltà e non richiede motivazioni”.

“Una discriminazione inaccettabile”

Se la sig.ra Ferro fosse stata dipendente diretta di Recuperator, non sarebbe stato possibile un licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo oggettivo, spiega il Nidil. Inoltre, non essendo dichiarata inidonea dal medico competente, l’azienda non avrebbe potuto procedere neppure per motivi sanitari, se non dimostrando l’impossibilità di adibirla ad altra mansione (art. 42 del D.Lgs. 81/2008).

Per chi lavora in somministrazione, invece, queste tutele non valgono: anche con assunzione a tempo indeterminato (“staff leasing”), si può essere lasciate a casa dall’azienda utilizzatrice da un giorno all’altro, senza spiegazioni. “Nel 2024 erano 78.788 le persone impiegate in somministrazione nelle province di Milano e Monza (dati Ebitemp). Un esercito di lavoratrici e lavoratori ‘usa e getta’, come oggi accade a Rosaria Ferro”.

“Il comportamento di Recuperator è particolarmente odioso – scrive il Nidil Cgil – perché colpisce una donna che ha già affrontato un grave problema di salute, che ha dimostrato coraggio e dedizione riprendendo il lavoro, e che oggi viene allontanata senza motivo”.

Le richieste del Nidil Cgil 

“Con l’assenso della lavoratrice, Nidil Cgil Ticino Olona e Lombardia – si legge nel comunicato sindacale –hanno deciso di rendere pubblica la vicenda, chiedere al Comitato Etico del gruppo Carel di verificare la coerenza di tale comportamento con i principi del proprio codice etico, sollecitare la Consigliera di Parità della Regione Lombardia a valutare la correttezza di una condotta che penalizza una donna lavoratrice per il solo fatto di essere una somministrata reduce da un tumore”.