“Le misure di austerità che privano le donne di posti di lavoro di qualità, le spingono a svolgere più lavori di cura non retribuiti e compromettono costantemente i servizi pubblici essenziali, aumentando l'esposizione delle donne alla crescente violenza di genere”. A dirlo è la Confederazione dei sindacati europei (Ces), in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

Nuovi dati pubblicati dal governo tedesco mostrano che la violenza contro le donne, in tutte le sue forme, nel 2024 è aumentata: i crimini misogini sono cresciuti di oltre il 73 per cento, i reati sessuali contro donne e ragazze del 2,1, la violenza domestica del 3,5 e la violenza digitale del 6 per cento. In Belgio, ad esempio, nel 2025 sono già state uccise 22 donne dai loro partner, rispetto alle 20 del 2024.

“L'escalation della violenza contro le donne – spiega la Ces – si verifica in un momento in cui le misure di austerità stanno rendendo il lavoro più precario, riducendo la protezione sociale e indebolendo i servizi pubblici, rendendo più difficile per le donne essere indipendenti finanziariamente e riuscire a sfuggire alla violenza”.

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Per questo motivo, la Confederazione chiede all'Unione Europea e ai governi nazionali di “migliorare la qualità del lavoro come barriera di protezione per fermare la violenza contro le donne, nonché di introdurre nuove misure giuridicamente vincolanti per prevenire la violenza e le molestie nel mondo del lavoro”. Una richiesta che è sostenuta anche dal Parlamento europeo.

Schömann, Ces: “L’austerità alimenta la violenza”

"Oggi i politici fanno a gara per rilasciare dichiarazioni forti sulla violenza contro le donne”, dice la vicesegretaria generale Ces Isabelle Schömann: “Ma le lavoratrici sono stanche che questa giornata venga usata come un esempio di virtù dagli stessi politici, le cui decisioni le espongono a un rischio maggiore di violenza maschile”.

Per Schömann “ogni lavoro reso più precario significa che una lavoratrice perde l'indipendenza finanziaria. Ogni riduzione dei posti negli asili nido significa che una lavoratrice è costretta a ridurre le proprie ore di lavoro. Ogni taglio alle pensioni significa che una lavoratrice diventa finanziariamente dipendente o cade in povertà”.

Tutto ciò, dunque, si traduce “in un aumento dell’esposizione delle donne alla crescente violenza maschile. La ‘politica dei gesti’ non fa nulla per fermare la violenza contro le donne. Ciò di cui le lavoratrici hanno bisogno sono lavori di qualità e luoghi di lavoro sicuri, che garantiscano loro di non rimanere intrappolate in relazioni violente”.

Schömann così conclude: “Ecco perché i sindacati chiedono oggi ai governi di porre fine alle politiche di austerità che alimentano la violenza contro le donne. Occorre investire, invece, in posti di lavoro di qualità e in servizi pubblici che garantiscano alle donne sicurezza sia sul lavoro sia a casa”.