Per il salvataggio della Pernigotti, storica azienda dolciaria di Novi Ligure (Alessandria), non c’è più tempo. Il 6 novembre scorso il gruppo turco Toksöz, che detiene l'azienda, ha annunciato la chiusura dello stabilimento, ma non la dismissione del marchio. Una vertenza difficile, dunque, che oggi (martedì 8 gennaio) viene affrontata a Roma, al ministero dello Sviluppo economico. Sul tavolo c’è la firma di un accordo per la concessione di 12 mesi di cassa integrazione ai circa 100 lavoratori (che sono in assemblea permanente ormai da due mesi) dell’impianto, mentre in prospettiva c’è la possibilità che altre aziende del settore possano rilevarne attività e marchio.

La manifestazione d’interesse più concreta, confermata dal management aziendale, è quella della cremonese Sperlari, altro storico brand di caramelle e torroni, dal settembre 2017 di proprietà della tedesca Katjes International Gmbh. Un interesse avrebbe manifestato, stando alle indiscrezioni, anche un fondo indiano, che avrebbe affidato l'incarico di sondare il terreno a una società svizzera. Per ora il gruppo turco nega qualsiasi contatto con i “pretendenti”, ribadendo di non voler vendere il marchio (anche perché ormai la produzione di Pernigotti avviene per oltre il 60 per cento in Turchia) e di puntare invece all’esternalizzazione delle lavorazioni di cioccolato presso altre imprese del settore, dedicandosi interamente alla sola commercializzazione dei prodotti.

Una soluzione che non piace alla Flai Cgil di Alessandria. L'azienda, proprietà dei fratelli Ahmed e Zafer Toksöz (a capo di una multinazionale attiva su più comparti, in primis quelli farmaceutico e vinicolo), “non ha cambiato la propria posizione rispetto all'inizio della vertenza”, spiega il segretario Marco Malpassi: “Ha aperto la procedura, ha annunciato di voler chiudere lo stabilimento, nel frattempo ha nominato un advisor e ha promesso un piano di reindustrializzazione, verso il quale però abbiamo molti dubbi”. Per i sindacati, dunque, la strada preferibile sarebbe quella della cessione dell’azienda, piuttosto che l’esternalizzazione delle lavorazioni.

L’incontro di oggi serve dunque a capire le intenzioni della Toksöz. Se il gruppo turco chiederà la cassa integrazione per “riorganizzazione” allora inizieranno le trattative per la possibile cessione, se invece verrà inoltrata per “cessazione” bisognerà gestire i licenziamenti. Il ministro dello Sviluppo economico Di Maio, in visita sabato 5 gennaio allo stabilimento, ha assicurato l’interesse del suo dicastero alla vertenza, aprendo anche alla possibilità di concedere altro tempo all’advisor milanese Sernet (incaricato dalla Pernigotti di trovare una soluzione), chiedendo dunque al gruppo turco di “aspettare un altro po' prima di avviare la procedura di disimpegno”.