L’incontro tra governo, Confindustria e Cisl-Uil all’insaputa (e ad esclusione) della Cgil accelera il “dramma italiano”. Un copione in cui si mischiano la crisi economica e sociale, l’ingovernabilità, le misure sempre più impopolari varate dal governo e, adesso, anche una spaccatura netta del fronte sindacale che non serve a nessuno, fatta eccezione per il governo stesso che spera di tirare a campare con la logica del divide et impera.

Escludere ed emarginare la Cgil da un supposto dialogo sociale potrà sembrare alla maggioranza degli italiani solo un fatto politico con conseguenze meramente politiche e strategiche. Ma le ricadute sociali e sull’interesse comune di un simile gesto si vedranno presto. Mezzo paese e oltre scende in piazza da settembre contro le politiche economiche e dell’istruzione del governo, e ha ottenuto qualche risultato: le parziali marce indietro sui tagli all’università lo confermano.

L’”incontro informale” nelle stanze di casa Berlusconi è stato quindi un atto di sabotaggio mirato a indebolire il dissenso che si va coagulando nel paese contro le politiche sociali della destra, così da metterne fuori uso una possibile “cabina di regia” (anche se non l’unica), ossia l’unità sindacale. Lavoratori, insegnanti, professori, studenti, precari, disoccupati e tutte le categorie minacciate dalla terribile accoppiata “Berlusconi+recessione” non trarranno alcun vantaggio, ma solo danni dalla spaccatura che si è consumata.

Inoltre, mentre sono comprensibili le ragioni e la tattica del governo, sfugge del tutto l’interesse di Cisl e Uil a partecipare al dialogo separato. Così come quello della Confindustria. E non è il caso di rievocare la rottura del 2002, che di analogo ha ben poco: allora Cisl e Uil e imprese sottoscrissero con Berlusconi il Patto per l’Italia, un protocollo per quanto criticabile che però conteneva un progetto organico. Oggi non c’è neanche quel misero Patto da sottoscrivere, come spiega al Corriere della Sera Savino Pezzotta, allora leader della Cisl: . "Non si possono fare paragoni – dice Pezzotta - ora siamo in una crisi economica grave. Molte fabbriche chiudono. La priorità è unire le forze per difendere i lavoratori”. Oggi sul tavolo c’è solo l’accordo per la riforma del modello contrattuale, che però è materia di relazioni industriali, di negoziato tra sindacati e imprese, e al riguardo qualsiasi ingerenza del governo dovrebbe essere considerata fuori luogo e indebita.

La situazione è grave. E si aggraverà. La Cgil ha accelerato sullo sciopero generale. La Cisl si è sfilata anche dallo stop dell’università. In una lunga intervista alla Stampa, Guglielmo Epifani parla di “una bruttissima pagina, una cosa da basso impero”. Il segretario generale della Cgil si domanda: “Perché Confindustria sì, e non i rappresentanti dei commercianti, delle piccole imprese, degli artigiani, che Berlusconi mette sempre in cima ai propri pensieri? E un governo che si comporta così, come i ladri di polli, è un governo convinto della forza delle proprie proposizioni? E poi sono legittimato a pensare che con quell’incontro si volesse spingere Confindustria a fare l’accordo senza la Cgil. Ma se è così, dov’è l’autonomia dal governo di Confindustria, rivendicata da Marcegaglia sin dal primo minuto?”. Epifani spiega anche le motivazioni dello sciopero generale indetto dalla sola Cgil per il 12 dicembre: “In una condizione di calo della domanda e degli investimenti, con una crisi così dura, le scelte del governo non sono adeguate. Si dovrebbero sostenere i redditi e le famiglie, e fare anche per le imprese quel che si fa per le banche. A questo serve, in una situazione di crisi gravissima, la finanza pubblica: a fare politica industriale. Sarkozy e Merkel hanno deciso quali sono i dieci settori fondamentali che bisogna preservare dalla contendibilità. Berlusconi e il colbertista Tremonti ce l’hanno un’idea, o scambiano il fine con il mezzo?”

Dall’altra sponda, si insiste sulla linea dell’”incontro mai avvenuto”. Spiega Raffaele Bonanni (Cisl) a Repubblica: “Quell’incontro è un’invenzione bella e buona creata da Epifani per preparare il terreno allo sciopero generale della Cgil. Perché aveva bisogno di giustificare un evento cosi deflagrante come lo sciopero generale. La Cgil ha voluto costruire un fatto che non c’è per spiegare una posizione radicale, presa da sola senza alcun consulto. Per quanto mi riguarda non c’è stata nessuna cena, se c’è stata non mi hanno chiamato, se mi avessero chiamato ci sarei andato”. Aggiunge Bonanni: “I cronisti che dicono di avermi visto lasciare Palazzo Grazioli da un’uscita secondaria si sono sbagliati, non ero io, a quell’ora ero a Porta a Porta”.

Eppure la principale agenzia di stampa italiana ha riportato un lancio sull’incontro. E – come scrive Enrico Galantini su Radioarticolo1 – “se l’Ansa è ancora l’Ansa, l’incontro a palazzo Grazioli c’è stato”.