Sono 12 mila i precari della giustizia assunti con i fondi del Pnrr. La loro “missione”? Contribuire alla velocizzazione dei processi. Oggi sono ritenuti indispensabili dai magistrati con i quali hanno collaborato nell’Ufficio per il processo. E mentre si spaccia una riforma costituzionale della magistratura come strumento per rendere più efficiente la giustizia (falso), si pensa di mandare a casa chi finora quell’efficienza ha costruito e garantito.

Per salvarsi la coscienza, dalle stanze del ministero della Giustizia è partita una convocazione diretta ai sindacati su cosa fare e come, sostanzialmente per lasciare a casa i precari della giustizia o almeno una parte di loro. “Non parteciperemo all'incontro di oggi, la nostra mobilitazione prosegue in tutto il Paese”, reagisce la Fp Cgil.

“Con un tempismo che lascia sgomenti – spiega il segretario nazionale Fp Cgil Florindo Oliverio – la capo di gabinetto del ministro della Giustizia ha convocato per oggi pomeriggio le organizzazioni sindacali per discutere delle prove selettive per decidere chi lasciare a casa, dal prossimo 1° luglio 2026, dei 12 mila tra operatori data entry, funzionari tecnici e funzionari addetti all’Ufficio per il processo, assunti a partire dal febbraio 2022 grazie ai finanziamenti europei del Pnrr”.

La Funzione pubblica Cgil, dunque, non parteciperà all’incontro. “Preferiamo continuare il nostro impegno – riprende Oliverio – confrontandoci con i parlamentari, le rappresentanze della magistratura e degli avvocati, far crescere nell’opinione pubblica la consapevolezza che per migliorare la giustizia del nostro Paese bisogna rafforzare la capacità di dare risposte in tempi rapidi. Oggi a Salerno, domani a Firenze, così come nei prossimi giorni e settimane”.

Il punto in discussione non è soltanto il futuro lavorativo di 12 mila uomini e donne, e sarebbe sufficiente, ma in gioco c’è una questione democratica: il funzionamento della giustizia così come l’ha delineata la Costituzione.

“Perché la legge sia davvero uguale per tutti – prosegue Oliverio - bisogna che le sentenze siano giuste e rapide. Il lavoro dei magistrati deve trovare nell’organizzazione giudiziaria un valido supporto fatto di lavoratrici e lavoratori motivati, consapevoli, professionalmente preparati e riconosciuti. Accettare di discutere oggi di criteri selettivi per ridurre gli attuali organici di almeno 6 mila unità significa accompagnare la giustizia al suo funerale”.

La Fp Cgil, dunque, intende “lavorare in questi giorni per convincere i parlamentari di tutte le forze politiche che nella prossima legge di bilancio ci siano le risorse che il governo e il ministro Nordio non hanno voluto mettere per stabilizzare tutti i 12 mila precari alla scadenza dei loro contratti il 30 giugno prossimo”.

L’obiettivo, quindi, non può che essere la stabilizzazione dei 12 mila precari e magari provvedere anche all’ampliamento degli organici (dai magistrati ai cancellieri, al personale amministrativo): solo così si ridurranno i tempi dei processi e si assicurerà giustizia.

“Se la stabilizzazione è davvero l’obiettivo condiviso di amministrazione e di tutti i sindacati, ci aspettiamo che nell’incontro di oggi non si discuta di alcun criterio selettivo ma si inchiodi il ministro alle proprie responsabilità”, conclude Oliverio: “Non abbiamo dubbi da quale parte stare. Stiamo dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori che, dopo quattro anni da precari per lo Stato, chiedono di poterci rimanere. E stiamo dalla parte dei cittadini che vogliono una giustizia che funzioni davvero, perché sia uguale per tutti e non più uguale per qualcuno”.