Stabilizzare i precari dei servizi sociali territoriali, con un impegno tangibile e concreto nella legge di Bilancio. A chiederlo, la Funzione pubblica Cgil in una lettera inviata ad Anci, Regioni, gruppi parlamentari di Camera e Senato, ministeri del Lavoro, della Salute e per il Sud, in riferimento ai servizi sociali territoriali,

“In particolare, quelli che si stanno dedicando alla lotta alla povertà e che soffrono di un inaccettabile tasso di precarietà delle lavoratrici e dei lavoratori, impegnati quotidianamente a far fronte a una marea crescente di sofferenza legata alla povertà, quasi incontrollabile con l’avvio della pandemia da Sars Cov-2", spiega la categoria della Cgil. 

Si tratta di oltre duemila fra assistenti sociali, psicologi, educatori, lavoratori amministrativi, tecnici e altri operatori sociali, che lavorano, a tempo determinato o in altre forme, negli enti locali e nei distretti, finanziati anche, ma non solo, attraverso il cofinanziamento europeo del Pon inclusione. Lavoratori che hanno garantito il funzionamento di misure come il sostegno per l'inclusione attiva e il reddito d'inclusione, così come del Reddito di cittadinanza, in particolare per il patto d'inclusione”, rileva il sindacato. 

Alla fine di ogni anno, “ci si rivolge alla corsa per la proroga di questi lavoratori, che vuol dire la proroga dei servizi stessi. È ora di finirla e di dire basta. È ora di garantire la stabilizzazione di questo personale, necessario e imprescindibile, per continuare la lotta alla povertà e per attrezzare una risposta adeguata del territorio alla crisi sociale in aumento. Bisogna affrontare in tutte le sedi, anche in Parlamento, la questione della stabilizzazione, assieme al rafforzamento strutturale dei servizi sociali nel territorio e alla definizione immediata dei livelli essenziali, con un impegno tangibile e concreto fin dalla prossima legge di Bilancio”, conclude la sigla di categoria dei lavoratori pubblici Cgil.