Non è ancora possibile intravedere una luce in fondo al tunnel per il futuro dello stabilimento FOS di Battipaglia, un'eccellenza italiana di proprietà del gruppo Prysmian, una fabbrica considerata strategica, l’unica a produrre fibra ottica nel nostro Paese, un primato reso inutile anche a causa della sciatteria di almeno un paio di governi nel decretare le regole di aggiudicazione degli appalti pubblici sulle infrastrutture digitali, tra cui quelle del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Fin dal primo incontro del 15 febbraio scorso i lavoratori hanno capito che a Battipaglia la strada per proseguire nella produzione di fibra è piuttosto stretta, ma dal tavolo di ieri – che ha visto di fronte governo, azienda e sindacati nel parlamentino del ministero delle Imprese e del Made in Italy - tutti si sono trovati d’accordo nel ribadire che non potranno essere solo i lavoratori a pagare le scelte sbagliate.

Dal confronto andato avanti dal primo pomeriggio di ieri fino a sera - mentre le maestranze di tutti gli stabilimenti italiani del gruppo incrociavano le braccia in solidarietà con i colleghi di Battipaglia - il sindacato ha ottenuto che gli impianti restino attivi almeno fino al 30 aprile prossimo, affinché si possano verificare le reali intenzioni di un soggetto terzo intenzionato a rilevare lo stabilimento e la forza lavoro.

Le parti sociali hanno ribadito la necessità di tenere insieme la continuità produttiva e occupazionale del sito, accompagnata da un sostegno al reddito attraverso la cassa integrazione straordinaria, un piano sociale per la riqualificazione, la ricollocazione di tutto il personale, garantendo l’accompagnamento alla pensione a chi ne avesse i requisiti.

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Per Elena Petrosino, segretaria nazionale della Filctem Cgil, e Fabio Fumagalli, coordinatore nazionale Filctem del gruppo Prysmian, "Questa vertenza è la cartina di tornasole della miopia dei governi degli ultimi anni che non hanno investito in un asset strategico”. I due dirigenti sindacali sottolineano come in Europa, i principali esecutivi abbiano legiferato per garantire alla trasmissione dati infrastrutture digitali di qualità, per l’affidabilità della pubblica amministrazione, del sistema delle imprese e per la tutela dei cittadini in un contesto geopolitico complesso.

Lo stabilimento FOS di Battipaglia, località in provincia di Salerno nota per essere una delle patrie di un'altra eccellenza (gastronomica) italiana come la mozzarella di bufala, produce fibra ottica per la rete digitale e accusa da alcuni anni la difficile collocazione di un prodotto dall'elevata qualità tecnologica, più caro rispetto ai manufatti cinesi o indiani. La mancanza di uno sbocco sul mercato nazionale è diretta conseguenza della trascuratezza con cui sono stati redatti i bandi governativi sulla digitalizzazione - 7,7 miliardi del Pnrr aggiudicati da Tim e Open Fiber - che non prevedono alcuna specifica tecnica sulla qualità, motivi per i quali i provider incaricati alla stesura della fibra preferiscono i prodotti asiatici più scadenti. Ma è troppo tardi per cambiare regole già scritte.

Per il sindacato: "Queste mancate scelte rispetto alle politiche industriali e alla transizione digitale, unite al disinvestimento del gruppo Prysmian in Italia, ci consegnano una situazione drammatica rispetto all’occupazione in un territorio in cui sono già difficili le occasioni di lavoro. La Filctem Cgil continuerà a battersi affinché non si perda l’unico stabilimento che produce fibra ottica nel nostro Paese. Uno dei tre in tutta Europa. La strada è certamente in salita: a livello mondiale sono pochi i gruppi che operano in questo settore e due di questi (uno statunitense, l'altro nipponico) hanno già comunicato di non essere interessati a investire nel rilancio del sito di Battipaglia".

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Intanto lunedì prossimo, 18 marzo, i lavoratori hanno convocato istituzioni locali, forze politiche, sociali e culturali per una grande manifestazione che coinvolga l'intera piana del Sele a sostegno della vertenza, per ribadire la necessità di politiche industriali che vadano oltre gli aiuti di Stato e che sappiano tutelare le produzioni made in Italy, al di là del nuovo nome del ministero dello sviluppo economico. I lavoratori cercano di riaffermare come le attuali regole di affidamento degli appalti vadano modificate, soprattutto in settori strategici come quello della fibra ottica per scongiurare problemi di sicurezza nazionale, per far sì che a pesare maggiormente sia il fattore qualitativo dei beni e non esclusivamente quello economico.

* il video è di Nicola Surace, Onetakefilm