Nuovo presidio giovedì 30 maggio dei lavoratori Flowserve Valbart di Mezzago (Brianza) contro i 61 licenziamenti (su 179 dipendenti) annunciati dalla multinazionale statunitense il 5 aprile scorso. In concomitanza con il sit-in, previsto dalle 14 alle 16, in coda alla manifestazione si terrà anche una conferenza stampa davanti ai cancelli della fabbrica.

La società opera nel settore dell'oil & gas, producendo e commercializzando valvole a sfera (“on-off” per condutture, per il controllo fluidi) e attuatori di potenza fluida, a gas e idraulici. La procedura di licenziamento collettivo (con una prevalenza dell'85% nell'area produzione e business) terminerà il 19 giugno, dopo questa data la Flowserve avrà il via libera alle 61 uscite.

Non è la prima volta che la multinazionale procede a drastiche riorganizzazioni. Nel 2020 l'azienda aveva aperto una procedura di licenziamento collettivo per 60 addetti su 180 dipendenti: si era poi raggiunto un accordo sindacale con incentivi all'esodo per il personale vicino al pensionamento e la non opposizione al licenziamento per le eventuali uscite, che complessivamente furono 45.

La posizione dei sindacati

“Le lavoratrici e i lavoratori ogni giorno protestano contro la decisione della multinazionale di delocalizzare la produzione di parte degli attuatori e dell’intera attività produttiva delle valvole in India ed in altri Paesi del Sud-Est asiatico”, spiegano Fiom Cgil e Fim Cisl, sottolineando di non avere “alcuna rassicurazione sulla permanenza della multinazionale a Mezzago”.

I sindacati rilevano che “nonostante gli appelli e le disponibilità di interlocuzione date dalle istituzioni, dalla IV Commissione della Regione Lombardia e dalle forze politiche, l’azienda procede sulla propria strada. Tutto questo è inaccettabile”.

Riguardo i licenziamenti, nell’ultimo incontro del 15 maggio la Flowserve “si è dichiarata disponibile a utilizzare il criterio della non opposizione al licenziamento, ma proponendo un accompagnamento economico all’uscita non idoneo e non in linea nemmeno con quanto previsto dalla normativa e dal contratto di lavoro di lavoro a tutele crescenti”.

Fiom Cgil e Fim Cisl rilevano che le multinazionali, tra cui appunto la Flowserve, parlano “di responsabilità sociale di impresa, di dialogo con i lavoratori e con le loro rappresentanze sindacali, del lavoratore ‘al centro’, e poi licenziano buttando in mezzo a una strada decine di lavoratori e le loro famiglie”.

Tutto questo, prosegue la nota sindacale, mentre “il ceo di Flowserve corporation invia messaggi a tutti i dipendenti, compresi coloro che vogliono licenziare, vantando un andamento ottimo delle attività e dei risultati finanziari nel primo trimestre 2024 e prevedendo una chiusura dell’anno in corso con una crescita di due cifre rispetto all’anno precedente”.

Fiom Cgil e Fim Cisl, in conclusione, continuano “a sostenere che una soluzione negoziale si debba e si possa trovare”, puntando soprattutto sull'utilizzo di ammortizzatori sociali e cassa integrazione. E lanciano un appello alle forze politiche e alle istituzioni “affinché continuino a supportarci nel trovare una soluzione alla grave vertenza aperta ancora una volta da una multinazionale nel nostro Paese”.