Per ora si è guadagnato del tempo, e in vertenze difficilissime come questa il tempo è (quasi) tutto. Nell'incontro che si è tenuto martedì 12 marzo al ministero dello Sviluppo economico, conclusosi nella tarda serata, è stato ottenuto un primo risultato: i vertici aziendali di Sirti hanno accolto la richiesta di sospensione dei termini della procedura di licenziamento per 833 dipendenti, per consentire lo svolgimento di un incontro che si terrà il 21 marzo a Milano, presso la sede di Assolombarda. "Il ministero, che ritiene i termini della procedura non condivisibili, si è impegnato a inserire la nostra richiesta di un tavolo di settore sulle telecomunicazioni all'interno dei tavoli di discussione settoriali già aperti”, spiega Pietro Locatelli, coordinatore nazionale Sirti per la Fiom Cgil: “Giovedì 21 marzo vedremo 'le carte' dell'azienda, di conseguenza valuteremo il sussistere delle condizioni per proseguire o meno il confronto. Nel frattempo la settimana della lotta prosegue con le manifestazioni di Bari, Treviso e Milano”.

Il secondo incontro tra governo, sindacati e Sirti, dunque, si è concluso con una prima parziale buona notizia. Il 14 febbraio scorso il gigante italiano delle infrastrutture per telecomunicazioni e information technology ha dichiarato 833 esuberi, tra operai e impiegati. Una cifra enorme, pari al 23 per cento del personale (gli addetti complessivi sono 3.692). I licenziamenti toccherebbero tutti i reparti, anche se maggiormente colpita sarebbe la business unit Telco (reti di accesso, manutenzioni, radiomobili, reti civili e fibra). A tremare sono i lavoratori di tutte e 30 le sedi della società (controllata dall’agosto 2016 dal fondo d’investimento statunitense Pillarstone): gli esuberi sarebbero 250 in Lombardia, 150 in Campania, 100 in Puglia, oltre 130 nel Centro Italia e in Sardegna, un centinaio nel Triveneto, Emilia Romagna e Marche, un altro centinaio tra Calabria e Sicilia.

Il primo incontro, che si è tenuto il 28 febbraio scorso a Milano (presso la sede di Assolombarda), non era andato bene. Da qui la decisione dei sindacati di intensificare la mobilitazione, dichiarando la “settimana della lotta”, iniziata lunedì 11 marzo e che si concluderà venerdì 15. Lunedì si è tenuta a Catania la prima delle cinque manifestazioni interregionali (quindi una al giorno, in modo da coprire l’intero territorio nazionale) dei dipendenti della Sirti, cui hanno partecipato in massa, con un corteo da piazza Roma fino alla Prefettura, i circa 400 lavoratori degli stabilimenti di Carini (Palermo), Catania e Feroleto Antico (Catanzaro). Martedì 12 si è tenuto il presidio a Roma, davanti alla sede del ministero. Per oggi (mercoledì 13) è prevista una manifestazione a Bari, mentre i prossimi appuntamenti sono giovedì 14 a Treviso e venerdì 15 a Milano.

“All’azienda chiediamo di concordare l’obiettivo esuberi zero per il tramite di ammortizzatori sociali di accompagnamento al pensionamento, l’uso di ammortizzatori conservativi del posto di lavoro, la riduzione dell’utilizzo dei subappalti e la riconversione professionale”, spiegano Pietro Locatelli, Marco Giglio e Michele Paliani (coordinatori nazionali Fiom, Fim e Uilm della Sirti): “Al governo chiediamo di convocare tutte le parti a vario titolo coinvolte nel settore per costituire un tavolo nazionale di settore permanente che, a partire da questa drammatica vertenza, possa dare risposte immediate e di prospettiva per la salvaguardia dei posti di lavoro e determinare politiche industriali di tendenza per un settore così strategico per il Paese”. Fiom, Fim e Uilm nazionali, dunque, respingono decisamente “un piano di ristrutturazione e riorganizzazione che scarica drammaticamente sui lavoratori le conseguenze di un mercato delle telecomunicazioni senza governo, con scelte aziendali miopi e sbagliate”. I sindacati spiegano che Sirti “ha ricondotto tale decisione alle condizioni di mercato, che hanno generato pesanti perdite finanziarie nell’ultimo biennio, scarsa marginalità e ulteriore frammentazione dei soggetti imprenditoriali concorrenti”.