È uno stato di profonda crisi quello del settore delle costruzioni in Sicilia. “Dal 2008 al 2018, - scrive in una nota il segretario generale della Fillea Cgil regionale, Mario Ridulfo - si è persa più della metà della forza e il numero delle imprese del settore nel periodo 2009/2017 è calato del 10% (da 46.887 del 2009 a 41910 del 2017)". Ma il tema, sottolinea Ridulfo, "non sembra essere tuttora al centro dell’agenda politica del governo e della politica regionali”. Secondo i dati diffusi dalla Fillea si è passati nell’isola da 150.683 occupati del 2008 ai 77. 467 del 2017 e nel 2018 il settore edile ha registrato un ulteriore calo tra l’8 e il 9% delle ore lavorate, della massa salari, dei lavoratori occupati.

Agli 80 mila posti di lavoro dell’edilizia si sommano quelli dell’indotto “un effetto moltiplicatore negativo - osserva Ridulfo - che ha prodotto tra il 2008 e il 2018 una mancata occupazione nell’intera filiera delle costruzioni di 200 mila unità”. Si aggiunge la crisi del cemento, con la produzione ridotta a un terzo in dieci anni (da 3,2 mln di t a 1,1 mln di t), quella del settore marmo, nonostante le produzioni di qualità a partire dal marmo estratto nel distretto di Custonaci, che occupa tutt’oggi 2.000 lavoratori. Tracollo anche per il legno con le imprese del settore in netta diminuzione: un -32% dal 2009/2017 del 32%, ( si è passati da 4.378 a 2.950 imprese). A fronte di questa situazione, la Fillea Sicilia chiede al governo regionale di "mettere in atto tutte le iniziative per sbloccare i fondi per il completamento delle opere e l’avvio dei nuovi cantieri, cercando le responsabilità dei blocchi e risolvendo l’annoso problema della mancanza in tanti casi dei progetti esecutivi. Tenendo comunque ferme - conclude Ridulfo - le regole a garanzia della legalità e della trasparenza”.