Un reddito più basso di 1.800 euro l’anno rispetto agli uomini, ruoli marginali, ricatti e violenze. È l’immagine delle lavoratrici agricole in Italia, delineata nel nuovo quaderno dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil, intitolato (Dis)uguali. Un’analisi che unisce numeri, testimonianze e memoria, per restituire voce e dignità a chi lavora nella parte più invisibile della filiera agroalimentare.

Dietro i numeri, le storie

Le donne rappresentano quasi un terzo dei lavoratori agricoli contrattualizzati, circa 300mila persone. Ma il dato reale potrebbe essere molto più alto. Dietro le statistiche, si nasconde un esercito di braccianti senza tutele, spesso straniere e irregolari: secondo ActionAid, tra 51mila e 57mila lavoratrici. Le loro vite scorrono tra stagioni di raccolta, case fatiscenti, orari massacranti, e salari che non bastano a vivere. In molti casi, guadagnano meno degli uomini e restano confinate nei segmenti più deboli della produzione agricola, dove si intrecciano fatica e isolamento.

Sfruttate, ricattate e mal retribuite

“Le lavoratrici migranti nelle campagne sono sfruttate, mal retribuite, ricattate ed esposte a gravi abusi perché donne, perché straniere, perché prive dei documenti di soggiorno”, scrive la ricercatrice Ginevra Demaio. Molte vivono nei cosiddetti ghetti agricoli, insediamenti informali dove migliaia di persone sopravvivono ai margini delle città. Eppure, la loro presenza resta invisibile nel dibattito pubblico. Un’indagine di Cittalia per Anci e ministero del Lavoro ha censito donne nel 40% dei ghetti mappati: 1.868 su circa 11mila persone, ma in alcuni casi superano la metà degli abitanti.

La violenza come metodo

La violenza è un’altra frontiera dello sfruttamento. Le donne più vulnerabili subiscono molestie, stupri, gravidanze nascoste, aborti forzati. Un sistema che si alimenta del ricatto e del silenzio. La psicologa Luana Timperio analizza nel quaderno gli effetti del “trauma transgenerazionale”: il dolore che attraversa le generazioni, segnando figli e figlie delle vittime.

A rendere ancora più pesante il carico, la doppia giornata: il lavoro nei campi e quello di cura. Mancano servizi, trasporti, asili, assistenza sanitaria. “Le lavoratrici devono conciliare tutto da sole”, osserva la sociologa Federica Dolente. Così la fatica quotidiana diventa una catena invisibile che trattiene molte in una condizione di dipendenza economica e sociale.

La storia “simbolo” di palola Clemente

Nel quaderno trovano spazio anche le voci delle donne del progetto antitratta Incipit, che raccontano lo sfruttamento delle braccianti bulgare: turni infiniti, nessuna tutela, obbligo di cucinare e accudire gli uomini. “Se si ammalano, nessuno le cura. Se restano incinte, devono abortire segretamente”, scrivono le operatrici. Storie che si intrecciano con quella, tragica, di Paola Clemente, morta di fatica nel 2015 nelle campagne di Andria. La sua vicenda aprì la strada alla legge 199 del 2016 contro il caporalato, voluta e difesa dalla Flai Cgil, che oggi compie dieci anni.

A chiudere il volume, il racconto di Valeria Cappucci sull’Archivio storico della Flai, dedicato alle gelsominaie, donne che lavoravano di notte per raccogliere i fiori destinati alle industrie profumiere. Le loro lotte, tra gli anni ’40 e ’70, conquistarono salari più giusti e riconoscimento per un lavoro ignorato.

Mininni, Flai: “Il racconto è un atto politico”

“Tra il dolore di Paola Clemente e la forza delle gelsominaie – scrive nella postfazione il segretario generale della Flai, Giovanni Mininni – si colloca il senso di questo quaderno: raccontare la condizione delle donne in agricoltura è un atto politico e sindacale”. Un atto che si traduce in un impegno: illuminare le zone d’ombra, restituire visibilità e dignità a chi lavora nei campi. “Fino a quando la presenza delle donne nel settore agricolo sarà ignorata?”, chiede la presidente del Comitato scientifico dell’Osservatorio. Conoscerle, ascoltarle, organizzarsi con loro: è questa la premessa, e la promessa, di una battaglia di giustizia sociale che continua.